Tra silenzi istituzionali e attacchi mirati Di Matteo pm sempre più solo

”Io non so cosa accadrà: ho solo una speranza nel cuore, la speranza che conserverete sempre questa passione civile”. Nino Di Matteo, il magistrato più scortato d’Italia, si rivolge così agli studenti e ai cittadini delle associazioni giunti ieri mattina davanti al palazzo di giustizia per far sentire la propria vicinanza, dopo l’ennesimo allarme attentato.

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A chi interessa eliminare Nino Di Matteo?

Ancora una volta giungono notizie di morte. Ancora una volta, come 22 anni fa, giungono notizie di carichi di tritolo preparati a Palermo per l’assassinio di un giudice. Ancora una volta si moltiplicano da parte delle istituzioni i messaggi di solidarietà in attesa di poterli sostituire con messaggi di cordoglio, in attesa di intervenire ai funerali di Stato per verificare che, ancora una volta, un magistrato che ha osato toccare quei livelli di potere che non devono essere nemmeno sfiorati sia stato chiuso dentro una bara ed il caso possa essere finalmente archiviato. Poi si provvederà a celebrarlo come l’ennesimo eroe, a travisarne le parole, ad intervistarne i familiari, a conferire medaglie d’oro e distribuire onorificenze, sempre che questi siano disponibili ad interpretare convenientemente il ruolo loro assegnato, ad esibire le proprie lacrime e a comportarsi da vedove inconsolabili e da orfani affranti.

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Non sono i mafiosi a volere la morte di Scarpinato

Tornano sempre gli stessi “spettri”, per la semplicissima ragione che lo Stato italiano tutto è tranne che una casa di vetro. Roberto Scarpinato, procuratore generale a Palermo, viene minacciato di morte come già, prima di lui, Nino Di Matteo, Teresa Principato, Domenico Gozzo, e l’elenco si allungherebbe troppo andando indietro nel tempo. La minaccia, in questo caso, arriva per lettera anonima, il postino la deposita sulla sua scrivania, dopo aver superato sbarramenti blindati con chiavi e tessere magnetiche. Non incontra ostacoli. Non incontra semafori rossi. Non incontra “pizzardoni” che gli chiedano dove sta andando. E tutto questo, sia detto per inciso, nel palazzo “più blindato d’Italia”. Il resto è film già visto.

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