Il boss e le minacce

Ripetere per l’ennesima volta che viviamo in uno strano paese è ancora troppo poco. Una sorta di grande eufemismo adatto a orecchie timorose e disabituate all’asprezza del nostro presente e a quello che vediamo ogni giorno intorno agli ultimi arresti di mafiosi (come l’imprenditore calabrese Pasquale Capano, ma residente a Roma, che ha lasciato scritto nel suo computer sequestrato dagli inquirenti durante il suo arresto che “la ‘ndrangheta, in cui è stato iniziato con regolare cerimonia segreta, è una scelta di vita, non solo un’opportunità di affari”)

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Cosa Nostra alza il tiro: dopo Palermo arrivano nuove minacce ai pm di Caltanissetta e di Trapani

“In questo periodo c’è una vera e propria escalation degli atti di minacce nei confronti dei magistrati non solo di Palermo ma anche di altre sedi, se è un fatto casuale o di emulazione non lo so, ma indubbiamente siamo in un momento molto difficile, ma noi cerchiamo di fare il nostro dovere, come sempre”. Le parole del procuratore di Palermo, Francesco Messineo,

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Riina, lo stato e le minacce a Di Matteo

Le minacce da parte della mano armata dello Stato deviato, la mafia, si sono alzate di livello.
Attraverso Totò Riina, arrivano messaggi di morte a tutti i componenti del pool di Palermo oltre che al Procuratore Roberto Scarpinato.
Le Istituzioni, lo stesso Capo dello Stato, il cui ultimo atto nei confronti dello stesso pool è stata la implicita destabilizzazione ottenuta attraverso il conflitto di competenza sollevato di fronte alla Consulta per quelle intercettazioni cui era incappato dando ascolto ad un indagato nel processo sulla trattativa mafia- Stato, tacciono. Restano in attesa di avere un altro eroe su cui spargere false lacrime, a cui portare altre corone di Stato, restano in attesa di disputarsi le prime file nella cattedrale in cui verranno celebrati i prossimi funerali di Stato.

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