Riina e la terra del coccodrillo

Palermo. C’è una vecchia vignetta di Forattini, pubblicata su Repubblica all’indomani della strage di Capaci, che riassume il clima di tensione che si respira oggi. In quel disegno la Sicilia veniva rappresentata dalla testa di un coccodrillo che azzannava un falco mentre dall’occhio gli scendeva una lacrima. Leggendo le dichiarazioni di Totò Riina: “Di Matteo deve morire. E con lui tutti i pm della trattativa, mi stanno facendo impazzire” è come se quel coccodrillo riprendesse vita. Non che sia mai stato debellato del tutto, ma le parole del capo di Cosa Nostra ci fanno riaffacciare su un baratro che mai avremmo voluto rivedere. Sono passati 21 anni dalle stragi del ’92, due decadi dagli eccidi di Roma, Firenze e Milano, e ci ritroviamo con uno Stato pronto a far sacrificare i suoi migliori servitori per poi addossare la colpa unicamente alla mafia.

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Vicino a Di Matteo e ai Pm di Palermo, ma ora si muova l’antimafia

Sono particolarmente vicino a Nino Di Matteo e a tutti i pm di Palermo ignobilmente minacciati da Riina che si occupano del processo sulla trattativa stato-mafia. In questo ulteriore momento difficile e di intollerabile sovraesposizione rinnovo l’appello perché ognuno faccia la sua parte. Non solo gli organi che devono garantire la sicurezza al più alto livello ai magistrati, ma soprattutto alla classe politica che finora, ostacolando l’azione della magistratura impegnata in questa delicatissima ricerca della verità e non facendo mai la propria parte per accertare le responsabilità politiche dietro la trattativa, sovraespone doppiamente la magistratura.

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Il Paese è cambiato, caro Nino non sei solo

CARO Nino Di Matteo, devi sapere che non sei solo, che tutti voi a Palermo, e in ogni angolo d’Italia, non sarete mai più soli. Dalla stagione delle stragi è cresciuta nel nostro paese la consapevolezza che la questione delle mafie non è solo di natura criminale. È un problema più profondo, anche culturale e sociale. Una questione che non sarebbe ancora così grave se a contrastare le mafie ci fossero stati, oltre alla magistratura e alle forze di polizia, la coscienza pulita e l’impegno della maggior parte degli italiani.

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