Un cupo declino

Un cupo declino, pieno di ombre pesanti e di retroscena che non sono degni nè del nostro Paese nè degli ambienti che dovrebbero caratterizzare i comportamenti di chi ha, o ha avuto, una vita pubblica e ha occupato posizioni e incarichi importanti, sta rischiando di far precipitare a fondo, in tutto o in parte, lo Stato maggiore della destra populista che ha governato il paese per molto tempo nell’ultimo amaro ventennio

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Il Tartufo Superiore

Brindisi, festeggiamenti, carnevali di Rio, hip-hip-hurrà: Antonio Ingroia lascia la magistratura. Fuori un altro pm bravo, un rompipalle in meno. Metti che, dopo Dell’Utri, Contrada e centinaia di mafiosi, facesse condannare qualcun altro disturbando le larghe intese con processi divisivi. A onore di Cosa Nostra, va detto che l’esultanza dei picciotti è stata molto più contenuta di quella di certi magistrati e del Csm. “Ingroia lascia la politica? Ce ne faremo una ragione”, ha commentato entusiasta Michele Vietti, per anni compagno di partito di Totò Cuffaro, dunque vicepresidente del fu autogoverno dei giudici.

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