Mafia, trattativa e buchi neri: vietato fare domande

Nell’atrio della Facoltà di Giurisprudenza, dove ha fatto ingresso un coloratissimo corteo di manifestanti che hanno sfilato con i loro striscioni e le agende rosse, ancora una volta magistrati, giornalisti, simboli della società civile chiamano in causa lo Stato ponendosi domande che altrove si scontrano con un onnipresente muro di gomma e di colpevole indifferenza. Nella sera di questo 18 luglio una frase su tutte svetta sul convegno organizzato come ogni anno da Antimafia Duemila, pronunciata 21 anni fa dallo stesso Paolo Borsellino: “La mafia mi ucciderà ma saranno altri a volerlo”. Cosa ha portato il giudice ucciso dalla mafia e non solo a pronunciare queste parole è uno dei tanti interrogativi che incontra sistematicamente una tassativa censura.

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Gemelli siamesi

Il privilegio del giornalista, a suo rischio e responsabilità, è quello di potersi spingere al di là e oltre il limite della stretta e ardua verità processuale. Permane, come ovvio, il dovere di attenersi ai fatti ma, a partire da questi e supportato dalla logica, chi fa questo mestiere può permettersi di fare deduzioni e trarre anche conclusioni personali del tutto legittime.
Chi ci segue fin dai primi numeri della rivista si ricorderà che le stragi del ’92 e del ’93 e l’ormai famigerata “trattativa” sono sempre stati il centro della nostra linea editoriale.

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Anniversario strage Falcone 2013, “solo la verità è la vera antimafia”

Intervengo per ultimo in questa giornata “colma” di memoria per Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani.
Intervengo per ultimo dopo aver visto l’ipocrisia di Stato andare in scena in autostrada, all’aula bunker dell’Ucciardone e all’albero Falcone dove, in buona fede e con amore, la signora Maria Falcone organizza la memoria in ricordo del fratello compianto

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