Mafia, servono magistrati vivi non martiri da piangere

“Si muore quando si è soli…” diceva Giovanni Falcone. Uno dopo l’altro sono stati lasciati soli Carlo Alberto dalla Chiesa, Giovanni Falcone, Paolo Borsellinoe uno dopo l’altro li hanno massacrati, assieme alle mogli, se le avevano accanto, agli uomini e alle donne della loro scorta, massacrati e poi pianti con ipocrite lacrime e onorati soltanto perché erano morti, non costituivano più un pericolo per chi, lasciandoli soli, ne aveva decretato la morte.

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Minacce a Di Matteo: le associazioni si appellano al Parlamento Europeo

Spett.le On. Sonia Alfano, presidente Commissione Antimafia Europea

L’associazione Vigliena e il Centro Studi Paolo Giaccone nelle persone del direttivo e dei soci, a seguito delle minacce giunte ai pm di Palermo e Caltanissetta con specifica riguardante il dott. Nino Di Matteo, chiedono all’On Sonia Alfano in quanto Presidente della Commissione Antimafia Europea e presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia, di rappresentare al parlamento europeo la gravità dei recentissimi fatti che di seguito riportiamo e di cui purtroppo anche i media nazionali non dato il peso dovuto.

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Processo Mori-Obinu, al via la requisitoria del pm: “Nessuna ragione di Stato può giustificare la loro impunità”

Palermo. “Le imputazioni di favoreggiamento aggravato mosse agli odierni imputati, incrociano inevitabilmente, e ne costituiscono un segmento fondamentale, la più complessa storia dei rapporti tra lo Stato e la mafia nel cruciale ventennio degli anni ’80 e ’90. Quelle condotte solo in tale contesto più generale potranno essere adeguatamente valutate. Una storia, quella del rapporto tra lo Stato e la mafia, nella quale (al di là dell’apparenza, al di là della facile retorica, degli inutili e spesso falsi e strumentali proclami di una politica in realtà in larga parte vergognosamente insensibile, anche al sangue di tanti servitori dello Stato) una parte delle istituzioni, anche in nome di una ritenuta ma inconfessabile e pertanto mai dichiarata ‘ragione di Stato’, ha cercato ed ottenuto il dialogo con l’organizzazione mafiosa nel convincimento, rivelatosi del tutto sciagurato, che quel dialogo, quella mediazione fossero utili ad arginare le manifestazioni più violente dell’agire mafioso e come tali destabilizzanti l’ordine pubblico. Questo è un processo drammatico in cui lo Stato processa se stesso ”.

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