Berlusconi e la giustizia. Quanto ancora deve durare questa storia?

Con le leggi “ad personam”, che lui ha escogitato, e che i servizievoli Alfano e Ghedini hanno plasmato su ordinazione e dato alla luce in tempi record con maggioranze compiacenti e codazzo vociante di amazzoni giulive, Silvio Berlusconi, sin quando ha potuto, si è autoassolto, auto-prescritto, auto-prosciolto, auto-amnistiato, auto-archiviato. Il personaggio in questione, infatti, non ama farsi processare, detesta essere indagato o imputato, ritiene lesiva della sua figura qualsiasi eventuale forma di condanna, considera i Palazzi di giustizia, sparsi per l’Italia, altrettante casematte di un potere eversivo che sbarra la strada all’Unto del Signore, quale lui si considera. E che, in quanto tali, vanno scardinate.

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Di Matteo sulla Consulta: “Scelte di opportunità prevalgono troppo spesso sull'applicazione della legge”

Nella giornata di oggi il gip di Palermo ascolterà le conversazioni intercettate che riguardano Mancino e Napolitano, prima di procedere alla distruzione. La sentenza emessa dalla Corte Costituzionale in merito ha lasciato fortemente preoccupato e perplesso il pm Antonino Di Matteo, che nel corso della conferenza “Stato-mafia vent’anni di trattativa” svoltasi a Torino il 19 gennaio ha espresso la sua inquietudine in quanto “la corte, nel censurare la nostra condotta processuale, non ha trovato una sola norma del codice o della costituzione che la Procura di Palermo ha violato o semplicemente malamente interpretato”.

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