Minacce a Di Matteo: mafia parla, Stato tace

Da oltre un anno il pm antimafia Nino Di Matteo, che sostiene l’accusa nel processo sulla trattativa Stato-mafia, è minacciato di morte proprio per quel processo e per le indagini collegate tuttora in corso.

Nel settembre 2012 gli giunse un dossier anonimo di 12 cartelle con lo stemma della Repubblica italiana, di chiara fonte investigativo-istituzionale: lo avvertiva che insieme ai colleghi impegnati sul caso trattativa era spiato da “uomini delle istituzioni” che poi riversano le informazioni a una “centrale romana”, che si stava inoltrando su terreni pericolosi, che doveva fidarsi solo di Ingroia, che una serie di politici della Prima Repubblica coinvolti nella trattativa non erano stati ancora toccati dalle indagini e che l’agenda rossa di Borsellino era stata trafugata da un carabiniere.

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Berlusconi decaduto da senatore: cronaca della giornata da Palazzo Madama

Silvio Berlusconi non è più senatore della Repubblica italiana. 192 parlamentari hanno votato contro i nove ordini del giorno che proponevano di respingere la decadenza del Cavaliere. L’annuncio è arrivato alle 17.43 da parte del presidente del Senato Pietro Grasso, nel silenzio generale dell’Aula. Il Movimento 5 Stelle ha esposto uno striscione: “Fuori uno, tutti a casa”.

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Napolitano e il processo sulla Trattativa: se questo è un presidente…

Ormai è un dato di fatto. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, sostiene di non avere “in alcun modo ricevuto dal dottor D’Ambrosio qualsiasi ragguaglio o specificazione circa le ‘ipotesi’, solo ‘ipotesi’ da lui enucleate” escludendo di aver ricevuto indicazioni riguardanti il “vivo timore a cui questi ha fatto il generico riferimento nella drammatica lettera del 18 giugno”.

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