Berlusconi decaduto da senatore: cronaca della giornata da Palazzo Madama

Bondi e Formigoni

Silvio Berlusconi non è più senatore della Repubblica italiana. 192 parlamentari hanno votato contro i nove ordini del giorno che proponevano di respingere la decadenza del Cavaliere. L’annuncio è arrivato alle 17.43 da parte del presidente del Senato Pietro Grasso, nel silenzio generale dell’Aula. Il Movimento 5 Stelle ha esposto uno striscione: “Fuori uno, tutti a casa”. La discussione a Palazzo Madama era iniziata in mattinata, con le deputate fedelissime di Silvio vestite di nero per ricordare che “oggi è un giorno di lutto” e Forza Italia e Ncd che sono tornati a chiedere il voto segreto. Una richiesta subito respinta da Grasso, che ha sottolineato come la Giunta per il Regolamento si fosse già espressa in proposito. Al di là della linea comune tra i due partiti eredi del Pdl, in aula si è registrata una lite tra Sandro Bondi (FI) e Roberto Formigoni (Ncd). I rappresentanti di Forza Italia si sono spesi poi in diversi attacchi contro i senatori a vita, tra cui Renzo Piano, presenti in aula a differenza di altre sedute: “Piano è venuto a vedere l’esecuzione, gli mancano solo i pop-corn”, ha commentato Maurizio Gasparri. L’inizio della votazione, previsto inizialmente per le 19, è stato anticipato alle 17. Alla stessa ora Berlusconi ha parlato davanti ai suoi sostenitori radunati davanti a Palazzo Grazioli

E proprio davanti alla residenza romana del Cavaliere la rimozione da parte delle forze dell’ordine di un cartello esposto con la scritta “è un colpo di Stato”, è stato motivo di polemiche per i senatori di Forza Italia. Daniele Capezzone e Raffaele Fitto hanno parlato di “gravissimo sequestro preventivo”, mentre i capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani hanno annunciato un’interrogazione al ministro degli Interni Alfano. La manifestazione pro Cavaliere in contemporanea con il dibattito in aula è iniziata alle 14. Berlusconi stesso, che non è andato in aula e che ha rinunciato anche a partecipare a Porta a Porta, è salito sul palco. L’iniziativa, ha avvertito, “è solo l’inizio. Io non ho intenzione di andarmene ma continuerò a difendere la libertà”. Nessun passo indietro nonostante la preoccupazione, ripetuta anche ai parlamentari azzurri, di finire immediatamente nel mirino delle procure: “Mi hanno detto che c’è una gara di velocità tra i pm di Milano e Napoli su chi riesce prima ad agguantarmi”. Una teoria smentita dall’avvocato Coppi che ha definito l’ipotesi dell’arresto “irreale”.

La tensione in Senato è salita nel pomeriggio con il capogruppo di Gal, Mario Ferrara che ha aperto le dichiarazioni di voto parlando di “infamia”. A scatenare la bagarre sono state le dure parole contro Berlusconi della capogruppo di M5s, Paola Taverna. Repetti ha gridato: “lo votano milioni di italiani”. Alcuni hanno chiesto al presidente Grasso di bloccare la senatrice M5s, ma il presidente ha invitato a far silenzio per permettere a Taverna di concludere: sono scattate così le contestazioni anche verso Grasso. L’ultima battaglia è stata proprio l’estremo tentativo di ribaltare la decisione della Giunta per il regolamento e procedere alle votazioni con lo scrutinio segreto. Nitto Palma e Giacomo Caliendo hanno provato a convincere Grasso a ribaltare la decisione, citando articoli della Costituzione e del Regolamento, e come loro Malan e Luigi Compagna di Ncd. Ma Grasso non ha ceduto. Dopo l’ennesimo tentativo di Caliendo, respinto da Grasso tra le contestazioni, ha preso la parola Sandro Bondi, che ha presidiato l’aula dal primo minuto del mattino: “Amici, purtroppo non serve a nulla, hanno già deciso, insieme al presidente, l’espulsione di Berlusconi”. I colleghi escono dal sogno e capiscono che il voto è ineludibile; e così in rapida successione vengono bocciati tutti gli ordine del giorno che avrebbero ribaltato la decisione della Giunta.