Memento Mori

Una combriccola di giureconsulti – tutta gente seria, tant’è che s’accompagna a una donna cannone con barba, rossetto e cartello al collo “Siamo tutti puttane” – ci accusa di aver nascosto l’assoluzione dell’ex generale Mario Mori e dell’ex colonnello Mauro Obinu dall’accusa di favoreggiamento mafioso per la mancata cattura di Bernardo Provenzano nel 1995-’96. Naturalmente è vero il contrario: il Fatto è il quotidiano che ha dato il maggior risalto alla notizia, dedicandole il secondo titolo di prima pagina subito sotto lo scandalo italo-kazako. Ma ciò che davvero disturba è che il Fatto la notizia l’ha data giusta. Mentre gli altri raccontano che, siccome li hanno assolti, Mori e Obinu non han fatto niente di male, dunque la Procura s’è inventata tutto, noi abbiamo scritto l’unica verità che al momento, in attesa delle motivazioni della sentenza, emerge dal dispositivo

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Mafia, trattativa e buchi neri: vietato fare domande

Nell’atrio della Facoltà di Giurisprudenza, dove ha fatto ingresso un coloratissimo corteo di manifestanti che hanno sfilato con i loro striscioni e le agende rosse, ancora una volta magistrati, giornalisti, simboli della società civile chiamano in causa lo Stato ponendosi domande che altrove si scontrano con un onnipresente muro di gomma e di colpevole indifferenza. Nella sera di questo 18 luglio una frase su tutte svetta sul convegno organizzato come ogni anno da Antimafia Duemila, pronunciata 21 anni fa dallo stesso Paolo Borsellino: “La mafia mi ucciderà ma saranno altri a volerlo”. Cosa ha portato il giudice ucciso dalla mafia e non solo a pronunciare queste parole è uno dei tanti interrogativi che incontra sistematicamente una tassativa censura.

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