Giornata internazionale della montagna: il 2023 anno di record climatici negativi nelle Alpi

Ghiacciai in ritirata, osservati speciali. In aumento i laghi glaciali. Raddoppiati gli eventi di instabilità

In occasione della giornata internazionale della montagna Legambiente e il Comitato Glaciologico italiano (CGI), presentano il IV report finale “Carovana dei ghiacciai 2023” e, in anteprima l’omonimo documentario realizzato dal videomaker David Fricano per Legambiente, dai quialòi emerge che «Montagna e ghiacciai alpini sono sempre più sotto scacco della crisi climatica, in un anno, il 2023, segnato da record negativi per l’alta quota».

Il report, oltre agli approfondimenti e alle schede fotografiche sui 6 ghiacciai monitorati questa estate (Ghiacciaio del Rutor in Valle D’Aosta, Ghacciaio del Belvedere in Piemonte, i Ghiacciai di Dosdè in Lombardia, i Ghiacciai di Lares e Mandrone in Trentino Alto Adige, il Ghiacciaio Ochsentaler in Austria e n il Ghiacciaio del Morteratsch in Svizzera), raccoglie anche le testimonianze di chi ha seguito, in qualità di testimonial, il viaggio di Carovana dei ghiacciai. Gli scrittori Paolo Cognetti, Matteo Righetto e Michele Nardelli; l’attore Giuseppe Cederna; l’artista berlinese Theresa Schubert e l’ambasciatore del Belgio Leo Petter. Gli artisti: Maria Vittoria Bonardo, musicista; Martin Mayes, suonatore di corno; Monica Consonni, interprete brani e Amelie Konrad, sassofonista; Sergio Maggioni, sound artist; Luca Morino, cantante; Valerio Zanchetta, suonatore di cornamusa.

In particolare, a pesare su montagna e ghiacciai sono alcuni fenomeni: «Il caldo torrido, che ha reso il 2023 l’anno più caldo di sempre; lo zero termico, mai così alto sulle Alpi, arrivato a quota 5398 m; l’aumento degli eventi meteorologici estremi in tutte le regioni dell’arco alpino (Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia). Fra questi ultimi, ben 144 sono quelli registrati dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente nei primi dieci mesi del 2023 (contro gli 8 del 2010 e i 97 del 2022). Un bilancio che, dal 2010 al 2022, sale a ben 632 eventi estremi (escluse le mareggiate) con 3 regioni – Lombardia, Piemonte e Veneto –  tra le più colpite. Tra le province più in sofferenza: quella di Milano, Genova, Torino, Varese, Cuneo, e Trento».

Se da una parte la crisi climatica avanza a impulsi, l’altra faccia della medaglia è quella di una montagna che cambia lentamente volto e profilo diventando sempre più fragile. «Infatti – spiegano Legambiente e CGI –  nel 2023 continua sull’arco alpino il regresso dei ghiacciai, anche se con arretramenti frontali minori rispetto al 2022, grazie anche alle consistenti precipitazioni di neve di maggio».

Tra gli osservati speciali, monitorati da Legambiente e CGI nella Carovana 2023 ci sono: Il ghiacciaio del Belvedere, il più grande del Piemonte, situato nel gruppo del Monte Rosa, dove il persistere del riscaldamento climatico incrementa l’instabilità geomorfologica, attraverso frane di detrito, crolli di ghiaccio e roccia e la formazione di laghi glaciali. I ghiacciai dell’Adamello: Adamello-Mandrone (il più grande in Italia), Lares e Lobbia, sulla cui superficie con sempre maggiore frequenza compaiono crepacci circolari, detti “calderoni” che portano a repentini crolli di ghiaccio; sull’Adamello, il ghiacciaio di Lares è quello che ha perso di più in superficie, passando dai 6 km2 nel 1960, ai 4,8 km2 nel 2003 e ai 2,8 km2 del 2023, dunque più del 50% in 60 anni.

Sotto osservazione anche i ghiacciai austriaci e in particolare l’Ochsentalerdove negli ultimi anni è scomparsa una lingua glaciale pronunciata, con la fronte che appare sempre meno definita, in ritiro verso quote progressivamente più elevate e in posizioni sempre meno raggiungibili, anche dagli operatori preposti al monitoraggio. Analoga situazione per i ghiacciai svizzeri, visitati per la prima volta, insieme a quelli autriaici, da Carovana dei Ghiacciai che quest’anno ha assunto una dimensione internazionale

Secondo gli ultimi dati di GLAMOS, nel 2022 i ghiacciai svizzeri hanno perso complessivamente 3,3 km3 di ghiaccio (un volume pari a 1.320.000 piscine olimpioniche), il 6% dell’intera riserva glaciale che risultava dai bilanci di massa dell’anno precedente.

E dal freport emerge anche in altro problema: «la formazione di un numero crescente di nuovi laghi glaciali, dovuta al progressivo ritiro dei ghiacciai e accompagnata da una significativa trasformazione geomorfologica (scomparsa, espansione/restringimento) di quelli esistenti». Ad esempio, in Valle D’Aosta, tra il 2006 e il 2015 il numero totale dei laghi glaciali è quasi raddoppiato, con la comparsa di 170 nuovi laghi

Preoccupa anche il raddoppio nel 2023 degli eventi di instabilità ad alta quota: le colate detritiche sono il fenomeno più ricorrente con oltre il 60% dei casi (erano il 20% nel periodo 2000-2021), mentre le frane (rappresentate soprattutto da crolli) rappresentano il restante 40%.  Tra le regioni maggiormente colpite c’è il Trentino-Alto Adige (quasi un terzo dei casi censiti).

Di fronte a questo quadro complessivo, Legambiente CIPRA e il Comitato Glaciologico Italiano indicano al Governo Meloni tre linee prioritarie di intervento su cui è fondamentale accelerare il passo: 1) realizzare un maggiore coordinamento delle politiche di adattamento al clima a livello nazionale e territoriale; 2) dare sostegno alla piena attuazione della Carta di Budoia per l’azione dei Comuni nell’adattamento locale ai cambiamenti climatici; 3) tessere un’alleanza europea per la governance comune dei ghiacciai e delle risorse connesse. Tema quest’ultimo al centro del Manifesto per una governance dei ghiacciai e delle risorse connesse che Legambiente e CGI hanno presentato a settembre a Salecina, in Svizzera, insieme a 7 fondamentali azioni da cui partire per una governance condivisa dei ghiacciai.

Per questo Legambiente, CIPRA e CGI, invitano tutti a firmare la petizione “Firma per i ghiacciai” che sino ad ora ha raccolto 5mila firme.

Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente e Vanda Bonardo responsabile nazionali Alpi Legambiente, sottolineano che «Le Alpi e il Mediterraneo  sono aree particolarmente sensibili al riscaldamento climatico, qui più che altrove si registra un’accentuata accelerazione degli effetti della crisi climatica che avanza. Il monitoraggio costante dei ghiacciai alpini, che stiamo portando avanti da quattro anni con la nostra campagna Carovana dei ghiacciai, oltre che permetterci di documentare e raccontare la riduzione delle masse glaciali ci consente anche di valutarne gli effetti sul territorio montano e di portare in primo piano il tema della convivenza con la crisi climatica. L’adattamento è un processo di adeguamento, non una risposta una tantum a un’emergenza. Il concetto di rischio totale, per troppo tempo rimasto confinato tra le conoscenze degli esperti, deve diventare un riferimento quotidiano e consueto per coloro che ci governano. Per questo chiediamo al Governo Meloni un serio impegno da parte dell’Italia nella lotta alla crisi climatica con politiche climatiche più ambiziose, politiche di adattamento e azioni concrete non più rimandabili incluso il sostegno per una piena attuzaione della Carta di Budoia e la nascita di un’alleanza europea per i ghiacciai».

Il presidente del CGI Valter Magg evidenzia: «La recente accelerazione degli effetti del riscaldamento climatico sull’ambiente glaciale – è un fatto scientifico inconfutabile, anche grazie alle misure effettuate dagli operatori del Comitato su oltre 250 ghiacciai italiani. Una secolare e sistematica attività di monitoraggio che ha consentito al CGI di costituire un patrimonio di dati e immagini indispensabili per interpretare gli scenari futuri della crisi climatica nella regione alpina».

Il vicepresidente del CGI Marco Giardino conclude: «Questo patrimonio di conoscenze scientifiche, – – attraverso la Carovana dei Ghiacciai è stato condiviso con amministratori, tecnici, cittadini e turisti dei territori montani italiani, rivelandosi un insostituibile strumento non solo per affrontare adeguatamente le attuali criticità, ma anche per ripensare il presente dei territori alpini alla luce di chi verrà dopo di noi. In questo modo, il Comitato Glaciologico Italiano offre il suo contributo alle istituzioni per progettare azioni mirate di adattamento e rafforzare politiche di mitigazione al riscaldamento climatico».

fonte: greenreport.it