L’Agenda Rossa di Paolo Borsellino da Babbo Natale!

di Giorgio Bongiovanni

L’agenda rossa di Borsellino? La conserva Babbo Natale nella sua casa in Lapponia (nel nord della Finlandia) in mezzo alle renne“. Ovviamente le autorità preposte dovranno immediatamente partire, fare perquisizioni, senza poi trovare alcunché.
Ad oltre trent’anni di distanza dalle stragi di Capaci e via d’Amelio, manca solo che ci dicano questo e le avremo sentite quasi tutte.
Partiamo dalla notizia di oggi: nei mesi scorsi i carabinieri del Ros, incaricati dalla Procura di Caltanissetta, hanno effettuato delle perquisizioni a casa dei familiari dell’ex capo della squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera per ricercare l’agenda rossa di Paolo Borsellino.
Il tutto, come scritto dal quotidiano La Repubblica, partirebbe dalla segnalazione di un testimone. Niente da dire sulla richiesta della Procura che di fronte ad una notizia di reato o comunque di un elemento di tale portata non può che intervenire.
Come dicevamo ad apparire discutibile è proprio la segnalazione stessa. Verità? Ennesimo depistaggio?
La Barbera (morto nel 2002) viene descritto nelle sentenze come uno degli attori principali della vicenda Scarantino ed è risaputo che ha messo in dubbio anche l’esistenza dell’agenda rossa stessa, ma ritenere che il preziosissimo documento possa essere conservato nella sua abitazione appare davvero come qualcosa di assurdo.

La fotografia di Arcangioli
Sull’agenda rossa scomparsa c’è un vero e proprio stillicidio dal 19 luglio 1992.
Noi abbiamo sempre detto che un punto cruciale è sicuramente il furto dell’agenda rossa di Paolo Borsellino. Come ricordato dal sostituto Procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo in più sedi quello fu “l’inizio di un possibile depistaggio, pochi attimi dopo l’attentato, e che sicuramente non fu per mano di figure come Biondino, Graviano o altri mafiosi”.
E’ ormai nota la storia del ritrovamento della fotografia in cui viene ritratto l’allora capitano Giovanni Arcangioli, con in mano la borsa di Borsellino. Una vicenda che ci ha visti coinvolti in primissima persona quando, anziché fare lo scoop, decidemmo di riferire all’autorità giudiziaria quanto avevamo appreso da una fonte.


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L’allora capitano dei carabinieri, Giovanni Arcangioli, con la borsa del giudice Borsellino


E in merito il nostro vice-direttore, Lorenzo Baldo, ha anche testimoniato nel quarto processo sulla strage.
Successivamente furono recuperate le immagini televisive dove viene ritratto Arcangioli (indagato e prosciolto dall’accusa del furto dell’agenda), per nulla in stato di choc, mentre, attorno alle 17.30, mentre le auto sono ancora fumanti, il corpo di Borsellino è dilaniato e quelli dei ragazzi della scorta sono ridotti a brandelli, attraversa via d’Amelio con in mano la valigetta di cuoio in direzione di via Autonomia Siciliana.
Nel processo Borsellino quater sono stati mostrati anche altri video dove appare l’allora capitano dei carabinieri a colloquio con altre persone.
Sentito a processo Arcangioli non fornì risposte soddisfacenti anzi, secondo i giudici del Borsellino quater la sua fu “una deposizione ben poco convincente” in cui tenne un comportamento “molto grave”.
Sappiamo anche, da altre testimonianze, che la valigetta è ricomparsa nella macchina successivamente, circa un’ora dopo.
Venne sequestrata e portata in Questura, anche se non fu scritta alcuna relazione di servizio. Almeno fino a dicembre, quando venne poi restituita alla famiglia Borsellino.
L’agenda del giudice, però, non c’era.
Chi l’ha fatta sparire? Perché? A queste domande troppo a lungo non è stata data una risposta.
Al di là delle responsabilità eventuali fin qui accertate è chiaro che la sparizione dell’agenda rossa è strettamente legata all’eliminazione fisica di Paolo Borsellino.
Come ha detto in più occasioni l’ex Procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato “non bastava uccidere Borsellino, si doveva far sparire l’agenda rossa perché se fosse stata trovata sarebbe finito tutto”.
Se guardiamo ai fatti è possibile intravedere quali potessero essere i contenuti di quel preziosissimo documento.

Le stragi ed i mandanti esterni
Personalmente siamo convinti che dietro al mistero dell’agenda rossa vi è il segreto delle stragi e dei mandanti esterni.
Di Borsellino si fidavano collaboratori di giustizia importantissimi come Gaspare Mutolo e Leonardo Messina.
Il primo riferì fuori verbale di Bruno Contrada (ex numero due del Sisde poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, ndr). Il secondo, appartenente alla mafia di Caltanissetta, sempre fuori verbale, avrebbe raccontato al giudice anche del piano segreto di destabilizzazione che era stato discusso a Enna dai vertici regionali della mafia nel 1991 e che aveva avuto il suo incipit con la strage di Capaci.
E’ altamente probabile che nell’agenda potessero essere riportate anche le sue intuizioni sulla morte del giudice Giovanni Falcone e su quel “dialogo” tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra, di cui aveva accennato a sua moglie Agnese prima di essere assassinato assieme ai cinque agenti della sua scorta.
Pubblicamente aveva detto di essere un testimone e di voler essere sentito proprio dalla Procura di Caltanissetta che indagava al tempo sulla strage di Capaci.


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La strage di via D’Amelio © Shobha


E’ facile ritenere che avesse compreso cosa c’era dietro e che dietro l’eccidio c’erano entità esterne.
Ma non solo.
Perché appena due giorni prima la strage di Capaci, Paolo Borsellino rilasciò un’intervista ai giornalisti Fabrizio Calvi e Jean-Pierre Moscardo di Canal Plus (entrambi deceduti), mai trasmessa su quel canale ma poi svelata da L’Espresso nel 1994, ed andata in onda parzialmente sulla Rai nel 2000. In quel documento straordinario Borsellino parlava dei rapporti tra Mangano, Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, del fatto che Vittorio Mangano era considerato la “testa di ponte” dei finanziamenti di Cosa nostra al nord.
Per tutti questi motivi è evidente che l’agenda rossa, divenuta un formidabile strumento di ricatto, non potrà essere mai trovata.
Essa è in mano a personaggi potentissimi dello Stato italiano. E magari anche Cosa nostra può averne ricevuto qualche copia “a garanzia”.
Perché in quelle pagine, oltre a nomi e cognomi di figure che oggi sono decedute, vi sono i segreti sulla nascita della Seconda Repubblica e di figure che ancora oggi governano l’Italia sul piano politico, economico e finanziario.
E’ a questi che, ancora oggi, i boss stragisti come Giuseppe Graviano si rivolgono affinché patti e trattative siano rispettate.
Finiamola quindi di illudere familiari, cittadini e cittadine. Quell’agenda rossa non verrà mai fatta ritrovare.
Nel frattempo, da cronisti, non potremo che riportare comunque le “news dal fronte”. Aspettando anche che arrivi la notizia di una nuova perquisizione a Rovaniemi, in Lapponia, dove Babbo Natale ha la sua casetta di legno nel bel mezzo di aurore boreali, natura e renne.

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fonte: antimafiaduemila.com