Al via progetto europeo per migliorare il riciclo delle batterie al litio, c’è anche l’Italia

L’obiettivo è recuperare oltre il 90% delle materie critiche contenute nelle batterie litio ferro fosfato, con un processo a basso costo e ridotto impatto ambientale

Le batterie litio-ferro-fosfato (LiFePO4, chiamate anche Lfp) sono una particolare tipologia di accumulatori agli ioni di litio che sta guadagnando una quota crescente di mercato (circa il 36%) grazie a caratteristiche di elevata stabilità e sicurezza, lunga durata e costo inferiore rispetto ad altre tipologie, in quanto non contengono cobalto e nichel: contengono litio, fosforo e grafite in concentrazioni pari rispettivamente allo 0,8%, al 2,5% e al 16% (percentuali riferite alla singola cella), preziose materie prime da poter ri-ottenere tramite riciclo.

In quest’ottica è al via il progetto europeo Acrobat, cui partecipano Enea per l’Italia, Fraunhofer Institute for Laser Technology e l’azienda specializzata nel riciclo di batterie Accurec Recycling GmbH per la Germania, Università Cattolica di Lovanio e Vito (coordinatore) per il Belgio.

«Il progetto è finalizzato, nel suo complesso, a mettere a punto un nuovo processo di riciclo che permetterà di estrarre dalle batterie litio, fosforo e grafite. Noi di Enea ci occuperemo, in particolare, del processo di estrazione e di recupero dei materiali elettrolitici, come ad esempio i sali conduttori e i solventi organici», spiega la ricercatrice Federica Forte, responsabile del progetto per Enea.

L’obiettivo generale è recuperare oltre il 90% delle materie critiche contenute nelle batterie litio ferro fosfato con un processo di estrazione innovativo, a basso costo e a ridotto impatto ambientale da trasferire all’industria europea.

«Le batterie Lfp contengono materie critiche che rendono il loro riciclo un imperativo strategico; tuttavia, in Europa non è ancora una realtà industriale. Ecco, quindi, la necessità di avviare un progetto come Acrobato, che ha come obiettivo quello di unire le competenze del mondo della ricerca e dell’industria per mettere a punto un processo economico e sostenibile per l’estrazione, dalle batterie esauste, di materie critiche destinate a nuove produzioni», aggiunge Forte.

Entro il 2030 il progetto Acrobat punterà a raggiungere un target complessivo di recupero annuale di 5.400 tonnellate di materiale catodico (litio-ferro-fosfato), 6.200 tonnellate di grafite e 4.400 tonnellate di elettrolita. Non solo. Un processo di riciclo su scala industriale permetterà di risolvere ulteriori questioni ambientali: le batterie agli ioni di litio contengono sostanze pericolose per l’ambiente, che potrebbero essere gestite in maniera opportuna e valorizzate durante le stesse operazioni di riciclo.

Attualmente la Cina, insieme all’Africa e all’America Latina, fornisce il 74% di tutte le materie prime da cui è composto un accumulatore. Inoltre, da sola la Cina produce il 66% delle batterie agli ioni di litio contro meno dell’1% della Ue.

«Per poter favorire l’indipendenza dell’Europa da questi approvvigionamenti, risulta sempre più evidente la necessità di riciclare localmente queste materie prime da prodotti a fine vita», conclude Forte.

fonte: greenreport.it