Volevano colpire Di Matteo al Palazzo di Giustizia

Il tritolo c’era, il progetto di morte pure: far saltare in aria il pm Nino Di Matteo colpendolo in prossimità del Palazzo di Giustizia. Vito Galatolo, l’ex boss dell’Acquasanta, dopo aver rivelato che per l’attentato erano stati raccolti centocinquanta chili di esplosivo, nascosto in un bidone, il pentito ha fornito ulteriori indicazioni sulle fasi di preparazione dell’attentato. Il piano prevedeva l’utilizzo di un’auto imbottita di tritolo da far saltare al momento del passaggio del corteo di macchine che scortano il magistrato.

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Allarme tritolo per Di Matteo: è già a Palermo

Ancora allarmi per il magistrato Nino Di Matteo, pubblico ministero del processo trattativa Stato-mafia. Secondo quanto scrive Repubblica, una fonte considerata “molto attendibile” dagli inquirenti ha rivelato che il tritolo per organizzare un attentato a Di Matteo si troverebbe già a Palermo, situato in diversi punti. Raccolto da diversi mesi, ormai, dalle famiglie mafiose palermitane. Le dichiarazioni della fonte in questione sono però poste sotto un rigido segreto investigativo.

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Una strage annunciata

Con terrificante puntualità, con terrificanti coincidenze con quanto è avvenuto ventuno anni fa, si ricomincia a parlare di possibili attentati, di possibili stragi. E’ estate ed è sempre in estate che la mafia colpisce i bersagli che altri, non la mafia, indica come gli obiettivi da colpire.
“Quando sarò ucciso sarà mafia ad uccidermi ma non sarà la mafia ad avere voluto la mia morte”. Erano le parole pronunciate da Paolo Borsellino prima della sua morte annunciata e attorno a lui, in quello scorcio d’estate del ’92, succedeva quello che succede attorno a Nino Di Matteo in questo scorcio d’estate del 2013.

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