Lo schiavitù che rende «scintillante» la moda low cost

A un anno e mezzo dalla strage del Rana Plaza di Savar, Ban­gla­desh, la gran parte delle vit­time non è stata risar­cita: lo ha ricor­dato pochi giorni fa il Ny Times. Il crollo del com­plesso pro­dut­tivo ha pro­cu­rato 1129 morti e 2515 feriti. A Savar, venti chi­lo­me­tri dalla capi­tale Doha, si pro­duce la gran parte della moda che si vende nelle grandi catene distri­bu­tive a prezzi così detti demo­cra­tici, tra i 10 e i 99 euro.

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UCRAINA: LEGGE MARZIALE E LAVORO FORZATO

Il 23 settembre 2014, il Ministero delle Politiche Sociali ucraino ha annunciato ufficalmente l’introduzione della schiavitù civile, con un oscuro comunicato intitolato:“Il Governo ha allungato la lista dei servizi che devono essere svolti per la comunità, pena la legge marziale”. Dal linguaggio burocratico usato poteva sembrare che il suo contenuto fosse una comunicazione di scarsa importanza.

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L’oppio dei braccianti, la nuova frontiera della schiavitù

Oppio e anfetamine per resistere alle fatiche del duro lavoro nei campi, a una vita che non contempla più la dignità ma solo l’umiliazione della schiavitù. “La sostanza”, così la chiamano gli indiani sikh che ogni giorno affrontano dalle 12 alle 15 ore di lavoro, 7 giorni su 7, nei campi di ortaggi dell’Agro pontino con paghe che si aggirano intorno ai 3-4 euro l’ora. Di questa schiera di ‘invisibili’, della loro vita fatta di soprusi e umiliazioni avevamo raccontato poco più di un anno fa nel reportage reportage “Viaggio tra i lavoratori invisibili” pubblicato su Libera Informazione

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