Il gioco grande del malaffare

Il Movimento Agende Rosse di Venezia – gruppo Eddie Walter Cosina è lieto di invitarvi all’incontro ‘Il gioco grande del malaffare – Perché parlare ancora di mafia?’ Il dibattito sarà l’occasione per presentare il libro ‘Collusi’ scritto da Antonino di Matteo e Salvo Palazzolo (Ed. BUR). L’incontro avrà luogo lunedì 5 ottobre 2015 alle ore 18.30 presso l’Hotel Cà Sagredo […]

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Tavormina: "Mannino temeva per la sua vita. Ne parlai con Subranni"

“L’ex ministro Calogero Mannino era preoccupato perché gli erano arrivati dei segnali per i quali riteneva che ci potesse essere un rischio reale per la sua vita, specialmente quando lasciava Roma per rientrare a Palermo”, parola di Giuseppe Tavormina. L’ex direttore della Dia, sentito quest’oggi al processo trattativa Stato-mafia, rispondendo alle domande del pm Nino Di Matteo (accanto a lui c’era anche il sostituto Roberto Tartaglia) ha ricordato la natura di alcuni incontri avuti con il politico democristiano tra la fine del 1991 ed i primi mesi del 1992, o almeno finché Mannino era ancora ministro (giugno ’92). Una collocazione temporale non facile in un’udienza costellata da una lunga serie di “non ricordo”, da parte del generale, diverse imprecisioni e tante “contestazioni” a “sollecitazione della memoria” da parte di pm ed avvocati.

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Volevano colpire Di Matteo al Palazzo di Giustizia

Il tritolo c’era, il progetto di morte pure: far saltare in aria il pm Nino Di Matteo colpendolo in prossimità del Palazzo di Giustizia. Vito Galatolo, l’ex boss dell’Acquasanta, dopo aver rivelato che per l’attentato erano stati raccolti centocinquanta chili di esplosivo, nascosto in un bidone, il pentito ha fornito ulteriori indicazioni sulle fasi di preparazione dell’attentato. Il piano prevedeva l’utilizzo di un’auto imbottita di tritolo da far saltare al momento del passaggio del corteo di macchine che scortano il magistrato.

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