Antonio Ingroia: “Mafia, politica e finanza vaticana, una storia torbida di interessi criminali”

“Per ogni sogno calpestato ogni volta che hai creduto in quel sudore che ora bagna la tua schiena. Abbraccia questo vento e sentirai che il mio respiro è più sereno. Io non ho paura”. Le parole della canzone di Fiorella Mannoia, inno ufficiale del movimento Rivoluzione Civile, racchiudono uno dei punti cardine della lista di Antonio Ingroia: il coraggio. Il coraggio di mettersi in gioco, di andare controcorrente, contro quei poteri forti che l’ex magistrato ben conosce e che ora si ritrova ad affrontare in una nuova veste. Q

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Il ritorno di Massimo Ciancimino

Non possiamo che accogliere con soddisfazione la decisione del Gip di Palermo Riccardo Ricciardi che ha rinviato la distruzione delle intercettazioni tra l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino e il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Una decisione presa, in “zona Cesarini”, grazie al coraggio di uno degli imputati al processo sulla trattativa Stato-mafia, Massimo Ciancimino. I suoi legali, Roberto D’Agostino e Francesca Russo, hanno presentato ricorso in Cassazione contro la negazione della loro richiesta di ascoltare le 4 telefonate, nelle quali ci potrebbero essere elementi difensivi rilevanti per il loro assistito. Un atto che ha colto nel segno il giudice palermitano che è tornato sui propri passi decidendo di attendere il pronunciamento della Suprema Corte. Una scelta opportuna dopo che la sentenza della Corte Costituzionale e la prima decisione del giudice Ricciardi, rappresentavano un atto illegale ed anticostituzionale.

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Salvatore Borsellino: 'Perchè i dispositivi di difesa 'bomb jammers' non furono usati nel '92?'

Ripropongo il post già pubblicato oggi perché la fonte dalla quale ho appreso le informazioni riportate (di cui sono autorizzato a fare il nome) mi ha precisato di essere a conoscenza che Giovanni Falcone, proprio dopo il fallito attentato dell’Addaura del 21 giugno 1989, chiese espressamente di di essere equipaggiato di tali tecnologie (jammer) al fine di evitare il macabro rituale dell’ordigno radiocomandato che già il 29 luglio del 1983 aveva eliminato il magistrato Rocco Chinnici e che il 23 maggio 1992 sarebbe stato usato per l’attentato di Capaci nel quale egli stesso perse la vita. Ritengo di inaudita gravità che ancora, 57 giorni dopo, mio fratello sarebbe stato fatto saltare in aria con la medesima dinamica che un’apparecchiature già disponibile all’epoca ai servizi di intelligence avrebbe potuto impedire.
Su queste circostanze di cui, a venti anni di distanza, vengo a conoscenza pretendo di conoscere la verità.

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