Francesco Di Carlo: l’ombra di La Barbera, il ruolo di Dell’Utri e il sequestro di Aldo Moro

Palermo. “Prima avevo paura di raccontare le cose che sapevo, erano tempi diversi. C’era un accanimento contro i pentiti, avevano fatto le leggi contro i collaboratori… Per questo ci sono andato coi piedi di piombo. Ora i tempi sono invece cambiati, perchè finalmente si comincia a volere mettere le cose al loro posto per la ricerca della verità”.

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Tra depistaggi e collusioni, parla il pentito Di Carlo: “I servizi mi chiesero di fermare Falcone, con loro anche La Barbera”

“Voleva far sapere che lui è il capo di Cosa nostra e che lo stragismo non è finito, è alla ricerca di chi continui la sua linea suicida”. Così il collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo descrive, dalle colonne di Repubblica, i messaggi di morte di Riina e le confidenze fatte dal Capo dei capi a Lorusso, esponente della Sacra Corona Unita. Di Carlo si è dissociato da Cosa nostra nel 1996. Uomo d’onore “vecchio stampo”, la sua affiliazione risale alla seconda metà degli anni Sessanta, all’interno della famiglia di Altofonte,

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