I vettori del gas "non venduti alla Siria"

Mentre il regime di Assad a Damasco ha negato la responsabilità dei missili al gas sarin che hanno ucciso circa 1.400 siriani nel sobborgo di Ghouta il 21 agosto, circolano ora in città informazioni che le nuove “prove” russe a proposito dell’attacco comprendono le date di esportazione degli specifici razzi usati e – cosa più importante – i nomi dei paesi ai quali sono stati venduti in origine. Sono stati apparentemente fabbricati nell’Unione Sovietica nel 1967 e venduti da Mosca a tre paesi arabi: Yemen, Egitto e alla Libia del colonnello Gheddafi. Questi dettagli non possono essere verificati mediante documenti e Vladimir Putin non ha rivelato i motivi per cui ha dichiarato a Barack Obama di sapere che l’esercito di Assad non ha lanciato i missili al sarin; ma se l’informazione è corretta – e si ritiene sia pervenuta da Mosca – la Russia non ha venduto questa particolare partita di munizioni chimiche alla Siria.

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Energia, giù il costo negli Usa con lo shale gas. E l’Europa prova a imitarli

Negli Stati Uniti è stato il motore di un’autentica rivoluzione energetica. Ma è anche la bestia nera degli ambientalisti e il sogno proibito dei ministri di mezza Europa: lo shale gas, che in pochi anni ha tagliato di due terzi il costo dell’energia degli Stati Uniti, riducendone anche le emissioni di anidride carbonica. Meno chiare restano però le sue prospettive di sviluppo in Europa, come pure gli impatti delle estrazioni sull’ambiente. Anche per la pratica dei trivellatori di “comprare la discrezione” delle popolazioni locali. Fino a pochi anni fa il gas detto “non convenzionale” era poco più di una curiosità da ingegneri minerari.

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