“Resto a Palermo, non mi nascondo la gente vuole la verità come me”

Palermo. «Io ci sono», sorride gentile Nino Di Matteo. «E continuo a fare come ogni giorno il mio lavoro», rassicura con una stretta di mano energica. Il magistrato che Totò Riina vorrebbe morto per le sue indagini vive ormai da vent’anni sotto scorta. E gli ultimi mesi sono stati i più pesanti. Prima una lettera anonima che annunciava: “I pm della trattativa sono pedinati e spiati. Tutte le informazioni confluiscono a Roma”. Poi, un’altra lettera che metteva in guardia da un attentato al tritolo, «deliberato con l’assenso di Riina e dei suoi amici romani», così scriveva l’anonimo dopo aver elencato con una precisione inquietante i luoghi più frequentati dal pm del processo trattativa

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