Il coniglio dal cilindro

La sovraeccitazione quirinalizia, anche se a fin di bene, anche se ispirata e tesa alla pretesa di una costante e ripetuta salvezza della patria, anche se alimentata da nostalgiche letture del tempo che fu, alla lunga, stona. E’ una forma di straripamento verbale che sta diventando fastidiosa e controproducente. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, sembra infatti muoversi come se di fronte a sé avesse ancora altri sette anni (autentica eternità, visti i tempi che corrono!) e non la manciata di ore e di giorni che lo separano ormai dallo scadere del mandato (tranne che Napolitano non abbia il segreto proponimento di riprovarci, ma lui, più volte, lo ha escluso).

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Ci si salva se si agisce insieme

L’unica decisione che il PD avrebbe dovuto assumere in un momento come questo, e finalmente all’unanimità, sarebbe stata quella di fare silenzio. Ma non un silenzio per modo di dire, quello, per intenderci, di chi non si aspetta altro che l’interlocutore lo stuzzichi pur di riaprire bocca e riprendere a dire la sua. No. Un impenetrabile, autentico silenzio d’ordinanza. Un silenzio responsabile, un silenzio riflessivo, un silenzio di attesa, un silenzio conventuale, magari un silenzio tattico, in attesa di ascoltare le parole degli altri per capire cosa hanno da dire (se ce l’hanno), ma pur sempre silenzio. Invece è prevalso il rumore assordante, l’accavallarsi di voci, come spesso accade, anche se non per volontà di qualcuno in particolare, al capezzale di un morente o di un morente presunto. E questo non giova a nessuno: né all’immagine del Pd, né alle sorti del Paese.

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