Il coniglio dal cilindro

di Saverio Lodato – 9 aprile 2013
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La sovraeccitazione quirinalizia, anche se a fin di bene, anche se ispirata e tesa alla pretesa di una costante e ripetuta salvezza della patria, anche se alimentata da nostalgiche letture del tempo che fu, alla lunga, stona. E’ una forma di straripamento verbale che sta diventando  fastidiosa e controproducente. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, sembra infatti muoversi come se di fronte a sé avesse ancora altri sette anni (autentica eternità, visti i tempi che corrono!) e non la manciata di ore e di giorni che lo separano ormai dallo scadere del mandato (tranne che Napolitano non abbia il segreto proponimento di riprovarci, ma lui, più volte, lo ha escluso).

Già la nomina in extremis dei dieci “saggi” – un coniglio inatteso, saltato fuori da un cilindro dal quale, invece, tutti si attendevano dimissioni anticipate del presidente della repubblica – aveva sollevato perplessità e stupore su quei “saggi”, sul fatto che fossero “dieci”, e, diciamolo pure, sui nominativi stessi dei “dieci saggi”. Ora è arrivato dal capo dello Stato, come ulteriore macigno, l’invito alle forze politiche a rivisitare la “larga intesa del 1976”, leggi lotta al terrorismo, leggi Aldo Moro, leggi Enrico Berlinguer, leggi, a conti fatti, storie di mezzo secolo fa. E il tutto per ribadire che “necesse est” che Bersani trovi un accordo, qual che sia, con Berlusconi.

Piuttosto che agitare glorie del passato (che tali furono, in tutta evidenza, Moro e Berlinguer) il capo dello Stato avrebbe fatto prima a dire, anche se a vigilia di scadenza di mandato, che non gli sarebbe dispiaciuto congedarsi dagli italiani lasciando loro in eredità un bel “governissimo”.

“No grazie”, sembra rispondere in queste ore Bersani. E non ci sentiamo, questa volta, di dargli torto. A Bersani, s’intende.

Tratto da: rivoluzionecivile.it                                                                  saverio.lodato@virgilio.it