Teresi: "Non abbiamo ancora trovato l’esplosivo e la cosa c’inquieta molto"

“La presenza di 100 chili di tritolo sul territorio palermitano rende ancora attuale, a mio avviso, il pericolo dell’attentato nei confronti del dottor Di Matteo”. A dirlo è l’ultimo pentito, Vito Galatolo, rispondendo alle domande dei pm al suo primo interrogatorio (quello del 14 novembre). E’ proprio sulla ricerca del tritolo che si stanno sviluppando le indagini di due Procure (quella di Caltanissetta e di Palermo) per cui questa mattina i blindati della guardia di finanza sono entrati dentro vicolo Pipitone, nota roccaforte della famiglia Galatolo ed in dotazione a Cosa nostra.

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Il pentito Galatolo, Messina Denaro e i pentiti nel mirino

“Ora è arrivato il momento in cui ognuno di noi si deve assumere le sue responsabilità”. Con queste parole Totò Riina avrebbe esordito alla riunione della commissione mafiosa che, nel dicembre ’92, dava avvio all’organizzazione delle stragi. Era la riunione della “resa dei conti” in cui venne deliberata l’eliminazione dei nemici di Cosa nostra (i magistrati Falcone e Borsellino), i traditori (i deputati Mannino e Martelli) e gli inaffidabili (l’on. Lima). Oltre vent’anni dopo Cosa nostra torna a progettare una strage. Le dichiarazioni dell’ex boss dell’Acquasanta, Vito Galatolo, hanno svelato il piano di morte nei confronti del pm Nino Di Matteo.

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