La celebrazione della retorica e dell'ipocrisia

Parole. Quelle dette e quelle taciute. In entrambi i casi sono state tante. Un senso di nausea ci accompagna di fronte all’esaltazione della retorica e dell’ipocrisia. Che oggi si sono manifestate in tutta la loro potenza nell’anniversario di una strage efferata sulla quale non è stata fatta piena luce. Ma questa è una terra strana, che porta in processione gli eroi morti ammazzati a mo’ di trofeo e si prepara a celebrarne di nuovi

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"Non si può fingere di commemorare Paolo Borsellino quando nei fatti si sta tradendo il suo pensiero"

Prendere oggi la parola, in questo luogo e nella stessa ora della strage di ventidue anni fa, è per me un grande onore ed una grande responsabilità alla quale non ho voluto sottrarmi con la precisa consapevolezza che le commemorazioni di oggi avranno un senso solo se sostenute dall’impegno, dalla passione civile, dal coraggio che dobbiamo dimostrare da domani.

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Mafia, trattativa e buchi neri: vietato fare domande

Nell’atrio della Facoltà di Giurisprudenza, dove ha fatto ingresso un coloratissimo corteo di manifestanti che hanno sfilato con i loro striscioni e le agende rosse, ancora una volta magistrati, giornalisti, simboli della società civile chiamano in causa lo Stato ponendosi domande che altrove si scontrano con un onnipresente muro di gomma e di colpevole indifferenza. Nella sera di questo 18 luglio una frase su tutte svetta sul convegno organizzato come ogni anno da Antimafia Duemila, pronunciata 21 anni fa dallo stesso Paolo Borsellino: “La mafia mi ucciderà ma saranno altri a volerlo”. Cosa ha portato il giudice ucciso dalla mafia e non solo a pronunciare queste parole è uno dei tanti interrogativi che incontra sistematicamente una tassativa censura.

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