Da Greenpeace nuovi esposti in procura per inquinamento da Pfas, il Piemonte sotto accusa

«Chiediamo alla magistratura di indagare perché finora chi dovrebbe garantire la sicurezza della cittadinanza si è limitato a cercare di sminuire il problema»

Dopo un’indagine condotta in Piemonte, dalla quale sembra emergere un inquinamento da Pfas nell’acqua potabile che serve 125mila persone, Greenpeace si è attivata presentando esposti in Procura.

In particolare, secondo Greenpeace, in molte aree del Piemonte l’acqua potabile sarebbe contaminata da Pfoa, una molecola del gruppo dei Pfas classificata come cancerogena per gli esseri umani.

«Chiediamo alla magistratura di indagare perché finora chi dovrebbe garantire la sicurezza della cittadinanza si è limitato a cercare di sminuire il problema, sostenendo che i valori che abbiamo rilevato sono nella norma», dichiarano oggi dall’associazione ambientalista, che ha presentato esposti presso le procure territorialmente competenti di Torino, Ivrea, Alessandria e Novara.

I Pfas sono composti poli e perfluoroalchilici, noti come “inquinanti eterni”: sostanze chimiche di sintesi utilizzate in un’ampia varietà di applicazioni di uso comune grazie alle loro proprietà idro- e oleo-repellenti oltre che ignifughe, dai rivestimenti delle scatole dei fast food e delle pentole antiaderenti, alle schiume antincendio.

Una volta dispersi nell’ambiente però i Pfas si degradano in tempi lunghissimi, contaminando fonti d’acqua e coltivazioni: l’esposizione ai Pfas è stata associata a una serie di effetti negativi sulla salute, tra cui problemi alla tiroide, diabete, danni al fegato e al sistema immunitario, cancro al rene e ai testicoli e impatti negativi sulla fertilità.

Il punto, sottolineano da Greenpeace, è che i limiti attuali imposti dalle norme europee, (pari a 100 nanogrammi per litro per la somma di 24 molecole) che entrerà in vigore tra l’altro solo nel 2026, ci espongono a dosi pericolose di queste sostanze.

Per questo l’associazione ambientalista chiede alla magistratura di prendere tutti i provvedimenti cautelari del caso per impedire che si continui a somministrare alla popolazione acque contenenti Pfas, al contempo, chiede di verificare se, considerato lo stato di inquinamento permanente di queste aree, sussistano le condizioni per ipotizzare i reati di disastro ambientale o innominato, e per omissione di atti d’ufficio conseguente il mancato rispetto della normativa sull’accesso agli atti.

«I Pfas finora sono stati trovati nelle acque potabili di diversi comuni del Veneto, della Lombardia e del Piemonte. Ma a causa della loro persistenza, con l’inquinamento da Pfas nessuno può considerarsi al sicuro. Per questo – concludono da Greenpeace lanciando un’apposita petizione – chiediamo al nostro Governo, al Parlamento e ai ministeri competenti di varare un provvedimento che vieti l’uso e la produzione di Pfas in tutta Italia».

fonte: greenreport.it