Wef, i principali rischi per l’umanità sono disinformazione e crisi climatica

Dal World economic forum il rapporto Global risks 2024: l’urgenza è ricostruire fiducia

di
Luca Aterini

Prima ancora della guerra o della mancanza di opportunità economiche, il principale rischio che il mondo ha di fronte nei prossimi due anni è rappresentato da disinformazione e misinformazione; completano il podio gli eventi meteo estremi e la polarizzazione sociale.

Guardando invece ai prossimi dieci anni, i rischi ambientali sono totalizzanti: ai primi quattro posti spiccano rispettivamente eventi meteo estremi, cambiamenti critici nei sistemi terrestri, perdita di biodiversità e collasso degli ecosistemi, carenza di risorse naturali, seguiti ancora una volta da disinformazione e misinformazione.

È questo, in sintesi, il quadro globale a tinte fosche tratteggiato oggi dal nuovo rapporto Global risks 2024, pubblicato dal World economic forum (Wef) che si appresta a riunire i leader del mondo a Davos tra il 15 e il 19 gennaio. In un simile contesto il tema al centro della kermesse, non a caso, sarà “ricostruire fiducia”.

«Ci troviamo di fronte a un mondo fratturato e a crescenti divari sociali, che portano a un’incertezza e un pessimismo pervasivi. Dobbiamo ricostruire la fiducia nel nostro futuro andando oltre la gestione della crisi», sintetizza Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del Wef.

Per capire la portata di questo pessimismo basta sfogliare il rapporto – realizzato in collaborazione con Zurich insurance group e Marsh McLennan –, che si basa sulle opinioni di oltre 1.400 esperti di rischi globali, policy maker e leader del settore.

Circa un terzo degli intervistati prevede un’alta probabilità di catastrofi globali nei prossimi due anni, e il dato sale a due terzi guardando ai prossimi 10 anni.

Soprattutto, di fronte a rischi globali in cui si erode lentamente il progresso dello sviluppo umano – una realtà che già oggi riguarda l’Italia molto da vicino – scarseggiano gli strumenti per affrontare la realtà: il rapporto avverte che la cooperazione su questioni globali urgenti potrebbe essere sempre più scarsa, il che richiederà nuovi approcci e soluzioni.

Guardando al principale rischio per i prossimi due anni, il rapporto si concentra su disinformazione (l’attività di chi costruisce consapevolmente notizie false per raggiungere uno scopo) e misinformazione (la diffusione e condivisione di informazioni inattendibili che possono manipolare l’opinione pubblica, fatta però senza dolo).

Si tratta di un rischio aggravato dal fatto che oltre 3 miliardi di persone saranno chiamate a votare durante le elezioni nei prossimi due anni, a partire dalle principali economie del mondo come Ue, Usa, India e Regno Unito.

«Sia gli attori stranieri che quelli nazionali sfrutteranno la disinformazione e la disinformazione per ampliare le divisioni sociali e politiche», avverte il rapporto, sottolineando in particolare i rischi legati alla diffusione dei sistemi d’intelligenza artificiale, che stanno rendendo sempre più difficile distinguere tra notizie affidabili e non, acuendo così tensioni sociali e polarizzazione.

Il Wef invita dunque i leader globali a rafforzare gli sforzi di cooperazione per definire meccanismi di protezione dai rischi dell’intelligenza artificiale, ma realisticamente – in un mondo dove la fiducia scarseggia sempre più – si incoraggia la resilienza dei singoli Stati e individui: in primis investendo in «campagne di alfabetizzazione digitale sulla disinformazione e sulla manipolazione delle informazioni» e in «tecnologie in grado di accelerare la transizione energetica, coinvolgendo sia il settore pubblico sia quello privato».

«Il mondo sta subendo trasformazioni strutturali significative per via dell’intelligenza artificiale, dei cambiamenti climatici, delle evoluzioni nello scenario geopolitico e delle transizioni demografiche – commenta John Scott, di Zurich insurance group – Si stanno intensificando i rischi già noti e stanno emergendo nuove minacce, ma con esse si aprono anche opportunità. Azioni condivise e coordinate a livello internazionale fanno la propria parte, ma le strategie localizzate sono fondamentali per ridurre l’impatto dei rischi globali. Le azioni individuali dei cittadini, delle aziende e dei singoli Paesi possono contribuire a ridurre i rischi globali, contribuendo a un mondo migliore e più sicuro».

Anche in questo caso sembra però esserci un ampio gap di fiducia da recuperare nei confronti della scienza, che ha già raggiunto un consenso unanime in merito all’urgenza di affrontare la crisi climatica, indicando al contempo le soluzioni tecnologiche e gli approcci socioeconomici più adeguati a farvi fronte migliorando il benessere della collettività.

Gli esperti intervistati dal Wef, infatti, appaiono divisi sull’urgenza di tali rischi: gli esperti del settore privato ritengono che la maggior parte delle minacce ambientali si materializzerà su un orizzonte di tempo più lungo rispetto agli appartenenti alla società civile o agli enti governativi, il che evidenzia «un pericolo crescente di oltrepassare un punto di non ritorno».

Una buona informazione e comunicazione ambientale, in grado di contrastare la psicologia del negazionismo e contribuire a rinnovare la fiducia nel futuro, rappresenta dunque sempre più un elemento essenziale su cui investire per poter dare davvero gambe alla transizione ecologica.

fonte: greenreport.it