Una marea bianca di granuli di plastica sulle coste della Galizia

Un disastro iniziato con un container caduto in mare al largo delle coste del Portogallo

L’8 dicembre un container con oltre 26 tonnellate di granuli di plastica – “pellet” – in  sacchi da 25 kg, di proprietà della società Bedeko Europe, è caduto in mare dalla nave Taconao (Maersk), al largo della costa del Portogallo e si è trasformato in un disastro ecologico che si è abbattuto sulle coste della Galizia, nel nord-ovest della Spagna: milioni di granuli di plastica sono stati sversati in mare e le forti correnti dell’Atlantico hanno fatto il resto, trasportando i pellet verso le Rías Baixas galiziane.

Come spiega Greenpeace, le prime notizie del disastro sono arrivate il 13 dicembre, quando «I primi sacchi hanno cominciato a invadere le rive del complesso delle Dune di Corrubedo, a Ribeira, e in altri punti dell’estuario di Muros-Noia. Nei giorni successivi, sempre più consigli comunali e organizzazioni ecologiste e ambientaliste hanno iniziato a richiamare l’attenzione sull’accaduto. Solo il 4 gennaio è arrivata la conferma dell’entità di questo disastro ecologico, quando l’avvocato della Bedeko Europe ha dato una stima del contenuto del container: un migliaio di sacchi di pellet. Con 25 kg in ogni sacco, ci troviamo di fronte a una fuoriuscita totale di 25.000 kg di granuli di plastica, una quantità in grado di inquinare tutta la costa, dall’estuario di Vigo fino ad alcuni punti delle Asturie, con un impatto particolarmente rilevante sulle Rías Baixas e sulla Costa da Mortez.

Il presidente delle Xunta de Galicia, Alfonso Rueda, del Partido Popular de Galicia, ha attivato il Plan Territorial de Continxencias por Contaminación Mariña Accidental (Camgal) Camgal, che ieri è stato elevato dal livello minimo al livello medio, con l’obiettivo del governo centrale di agire in mare per impedire che altri pellet raggiungano la costa. Rueda ha detto che «Si tratta di lavorare e collaborare con tutti. Precisamente, più di 200 professionisti dell’amministrazione regionale, in collaborazione con i comuni, stanno effettuando il monitoraggio e la pulizia di queste piccole plastiche sulle spiagge di 33 comuni. La Xunta lavora con i comuni per pulire le spiagge, quello che chiediamo al governo centrale è di collaborare anche luiz.

Il presidente della Galizia ha ricordato che «La Xunta ha attivato il piano Camgal il 3 gennaio, lo stesso giorno in cui il Governo Centrale lo ha informato di questo sversamento da parte della mercantile Toconao al largo delle coste del Portogallo. Tuttavia, ora ho  deciso di innalzarlo a un livello medio perché c’è l’esigenza da parte dell’esecutivo statale di collaborare alla raccolta di questi rifiuti di plastica. La Xunta non ha problemi a farlo, ma ho fatto una richiesta esplicita al Governo Centrale affinché svolga il suo lavoro e i suoi sforzi in mare – poiché è lì che ha poteri esclusivi – con l’obiettivo che, in questo modo, si impedisca che tutti questi sacchi che sono nel mare raggiungano la costa. Ci sono sacchi che non hanno raggiunto la costa e il momento di raccoglierli è ora che sono in mare e le correnti di questi giorni renderanno tutto più facile».

Ma Rueda è accusato dagli ambientalisti di aver sottovalutato la gravità dell’incidente e di aver, con la iniziale bassa valutazione del rischio, impedito l’immediato intervento del governo centrale di sinistra che ora sembra accusare di essere stato poco attento. L’8 gennaio la Procura generale per l’Ambiente spagnola ha annunciato l’apertura di un’inchiesta. il Wwf España chiede «Un’azione immediata e coordinata tra le amministrazioni, un’indagine e un’assunzione di responsabilità» e denuncia che «Ora la marea di piccoli granuli di plastica bianca, miliardi di minuscole palline che vengono prodotte e spedite da una parte all’altra del Pianeta per essere utilizzate come materia prima per costruire oggetti di uso quotidiano, si sta diffondendo sulle spiagge di La Coruña e Mariña lucense, in Galizia, regione del nord-ovest della Spagna, e molti volontari si stanno muovendo per liberare le coste».

Anche Greenpeace sottolinea che «Molte persone nel frattempo si sono attivate per andare a pulire le coste galiziane, ma intanto nessuna amministrazione ha rilasciato una comunicazione ufficiale su come procedere alla raccolta dei pellet o sulla loro composizione, dato che il grado di tossicità è ancora sconosciuto».

Il Wwf fa notare che «Il problema principale è che, per le loro dimensioni, i pellet sono molto difficili da rimuovere dall’ambiente una volta che vengono dispersi. Inoltre, rappresentano un pericolo per la fauna marina (pesci, uccelli, cetacei) che li ingeriscono volontariamente o accidentalmente con gravi conseguenze per la sopravvivenza degli animali, anche perché rilasciano pericolose sostanze chimiche. Il problema della plastica, poi, non si limita alla fauna marina ma riguarda anche tutti noi. Uno studio del Wwf  stima, infatti, che ogni persona ogni settimana ingerisca in media 5 grammi di plastica, equivalente a mangiare una carta di credito ogni 7 giorni. Il disastro ambientale in Galizia è anche un altro esempio di come due sciagure del nostro tempo si possano combinare fra loro: in questo caso la materia prima utilizzata per produrre plastica versata direttamente in mare e gli impatti sempre più violenti del cambiamento climatico, che accentuano i fenomeni meteorologici e di conseguenza gli incidenti marittimi».

E Greenpeace sottoinea che «Ciò che sta accadendo in questi giorni in Galizia è grave, ma è solo una piccola parte di un problema enorme. I granuli derivano dalla raffinazione dei più comuni idrocarburi come petrolio e gas fossile. Nella sola Unione Europea si stima che ogni anno oltre 160 mila tonnellate di pellet di plastica vengano scaricate nell’ambiente (equivalenti in peso a circa 20 torri Eiffel). Un problema comune anche alle aree costiere su cui insistono impianti petrolchimici come abbiamo visto a Brindisi. Ma quello dei granuli è solo una minima parte del problema: se consideriamo tutte le tipologie di plastica la quantità che finisce negli oceani può raggiungere 12 milioni di tonnellate. Anche se non possiamo sapere nel dettaglio le conseguenze di questo disastro, perché ancora non conosciamo la composizione dei pellet in questione e la loro eventuale tossicità, numerosi studi e ricerche mostrano gli impatti negativi di  plastiche e microplastiche sulla salute umana e su quella degli ecosistemi durante tutto il ciclo di vita di questo materiale.  La Commissione Europea sottolinea che l’esposizione alle microplastiche negli studi di laboratorio è stata collegata a una serie di effetti negativi sugli organismi viventi e che è probabile che le microplastiche siano tossiche anche per l’uomo».

Greenpeace conclude: «Non possiamo continuare a ignorare l’impatto che la plastica e il disastro ambientale che sta colpendo la Galizia avrà sugli organismi marini, dai pesci agli uccelli, con conseguenze potenzialmente mortali. Questo incidente sottolinea ancora una volta che non possiamo più permetterci di mettere a rischio la salute del mare e degli animali che lo popolano: è arrivato il momento di dotarsi di un trattato globale sulla plastica, legalmente vincolante con regole comuni in tutto il mondo, che riduca drasticamente la produzione. Solo con regole ambiziose possiamo fare in modo che l’era della plastica resti solo un brutto ricordo!»

fonte: greenreport.it