Mattarella: omertà su mafia e il genocidio di Gaza

Giorgio Bongiovanni 08 Gennaio 2024

Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 02-01-2024


“Io non mi sento italiano. Ma per fortuna o purtroppo lo sono”.
Così cantava Giorgio Gaber in quello che è uno dei suoi brani più celebri e ascoltati ancora oggi.
Una sorta di lettera aperta al Presidente della Repubblica in cui venivano evidenziate ipocrisie e paradossi del Belpaese.
Ipocrisia che, ci dispiace fortemente dirlo, ha caratterizzato anche l’ultimo discorso di fine anno, a reti unificate, del Capo dello Stato Sergio Mattarella.
Con tutto il rispetto per i bei pensieri rivolti alle giovani generazioni, a temi come quello della violenza sulle donne (“Cari ragazzi, ve lo dico con parole semplici: l’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore – quello vero – è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità”), l’attenzione per l’ambiente, la parità dei diritti, il diritto al lavoro, ad una degna retribuzione, alla sanità; o ancora i temi dell’accoglienza dei migranti (“non si può rivolgere lo sguardo altrove”) siamo in presenza di un discorso fallace su due argomenti fondamentali: la guerra e la lotta alla mafia.
Veniamo al primo punto.
E’ vero il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in piedi al centro della Sala Tofanelli, ha salutato il 2023 partendo dalla necessità di “fare spazio alla cultura” e “alla mentalità di pace” alla luce dei conflitti in Ucraina e a Gaza, in riferimento al quale ha ricordato i brutali attacchi di Hamas, ma anche la reazione di Israele che sta colpendo la popolazione civile.
Con poche parole ha affermato che “parlare di pace, oggi, non è astratto buonismo. Al contrario, è il più urgente e concreto esercizio di realismo, se si vuole cercare una via d’uscita a una crisi che può essere devastante per il futuro dell’umanità”. Ma, sottolinea, “porre fine alle guerre in corso, non basta invocare la pace. Occorre che venga perseguita dalla volontà dei governi. Anzitutto, di quelli che hanno scatenato i conflitti”.
Ma queste parole non bastano.
La nostra Costituzione, come il Presidente Mattarella sa, nell’articolo 11 afferma testualmente: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Eppure il nostro Paese si veste di morte prendendo parte al grande gioco della vendita delle armi, stringendo patti militari ed inviando armi anche ai Paesi in guerra. 
Non solo. L’Italia prende parte ai conflitti con voli e azioni militari segrete che partono dalle basi Nato disseminate in tutto il Paese (Sigonella, Camp Darby, Gaeta, Ghedi, Aviano, Vicenza, La Maddalena).
E’ così che si ripudia la Guerra?
Come si può non sottolineare il Genocidio che è in corso a Gaza. Dall’inizio dei bombardamenti a tappeto sono morte circa 30.000 vittime civili, senza contare i presumibili 10.000 sotto le macerie.
Lo hanno voluto ricordare tanti cittadini, aderendo all’appello della rete “No Guerra-No Nato”. Ci sono “70.000 feriti che non possono essere adeguatamente curati in ospedali distrutti da Israele. 1000 bambini che hanno perso uno o entrambi gli arti inferiori o superiori. 90% degli edifici rasi al suolo”. Ancora “in Cisgiordania (secondo l’ONU, “Territori Occupati”) gli oltre 700.000 coloni israeliani, che hanno occupato illegalmente il territorio e rendono molto problematica, per non dire impossibile, la soluzione “due popoli, due Stati”, spalleggiati dall’esercito di Israele attaccano quotidianamente e uccidono i contadini palestinesi, compresi donne, anziani, adolescenti”.
Crimini di guerra vengono continuamente commessi.
“Il segretario generale dell’ONU Guterres- ricordano sempre nella nota che riportiamo in fondo all’articolo – ha denunciato ripetutamente la ‘catastrofe umanitaria’, l’Assemblea generale dell’ONU approva la risoluzione che chiede l’immediato cessate il fuoco.
Alcuni stati, come il SudAfrica deferiscono Israele alla Corte penale internazionale per violazione del diritto internazionale e del diritto umanitario e di fronte alla Corte internazionale di giustizia per genocidio. Migliaia chiedono alla Corte penale internazionale di arrestare, giudicare e condannare Netanyahu e la cupola politico- militare israeliana per questi motivi. Altri Paesi della UE annunciano varie azioni contro Israele, mentre il nostro governo appare silente o complice dei crimini in corso”.
Siamo d’accordo che oggi in Palestina si assiste ad una “pulizia etnica” e ad un “nuovo olocausto”.
E su questo non si può rimanere silenti.
“E’ per noi grave che Ella nel Suo messaggio riduca il genocidio in corso a ‘un’azione militare [di Israele] che provoca anche [evidenziazione nostra] migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da tutti’ – scrivono ancora i firmatari – Ella, Signor Presidente, avrebbe potuto, e riteniamo dovuto, riprendere le dichiarazioni del segretario dell’Onu, le risoluzioni dell’Assemblea generale e levare una voce per l’immediato cessate il fuoco in Palestina. Come anche alcuni leader europei hanno chiesto”.
L’assenza di verità e completezza su questi fatti non è accettabile.
Allo stesso modo l’omertoso silenzio ha riguardato il tema mafia. E ciò stupisce se si considera che il nostro Capo dello Stato è un familiare vittima di mafia.
Il 6 gennaio, infatti, verrà celebrata la memoria del fratello Piersanti, ucciso a Palermo nel 1980, che lui stesso tirò fuori dall’auto crivellata di colpi.
Un delitto su cui ancora oggi è aperto un fascicolo di indagine per cercare di individuare i killer, fin qui rimasti impuniti a differenza dei mandanti.
E’ incomprensibile il silenzio della massima carica dello Stato su certi argomenti.
Cosa nostra, Camorra, ‘Ndrangheta e Sacra Corona Unita ancora oggi proliferano e intrecciano rapporti pericolosi con il Potere, alterando, alla luce di un “fatturato” da 150 miliardi di euro l’anno stimati dagli analisti, economie e democrazie.
Proprio le nostre mafie (‘Ndrangheta su tutte) controllano la quasi totalità del traffico di stupefacenti.
Come si può tacere che la mafia, nonostante l’arresto di Matteo Messina Denaro, è tutt’altro che sconfitta? Come si può omettere che ancora non sappiamo la verità sui mandanti esterni delle stragi e su tanti altri delitti eccellenti?
Se si occulta la verità su questi argomenti il suo discorso di fine anno perde ogni senso.
E’ in corso un attacco alla Costituzione da parte di una certa politica. Quella del Governo in carica, una politica posta in essere da una destra fascista. Quella stessa che vorrebbe spuntare le armi della magistratura e che vorrebbe apporre nuovi bavagli e mordacchie agli organi di informazione.
Ci scusi Presidente, pur rispettando la Sua alta carica, noi ci sentiamo italiani e ci troviamo a protestare civilmente per questo discorso fallace e privato di troppe verità.
Ci sarebbe piaciuto che da Capo dello Stato e da Presidente del Consiglio superiore della magistratura e da Comandante in capo di tutte le forze armate avesse avuto il coraggio di gridare e scuotere il Paese.
Ribadendo che la criminalità organizzata è uno dei problemi più urgenti da affrontare e che deve essere la “priorità assoluta” nell’agenda politica di qualsiasi Governo. Ancora una volta abbiamo assistito al silenzio più totale nella difesa dei magistrati impegnati in prima linea in questa lotta.
Affermando il “No alla guerra” senza se e senza ma.
Lei sa che i sistemi criminali vivono di silenzi ed omertà.
Finché non verrà rotto questo colpevole silenzio istituzionale il pericolo è che la nostra Nazione perda quello spirito democratico che i padri Costituenti avevano sognato, finendo nel baratro.
E ciò, da cittadini liberi, non possiamo accettarlo.

Non in nostro nome

Lettera aperta al Presidente Sergio Mattarella


Signor Presidente,
noi sottoscritti cittadini e cittadine Suoi connazionali, lavoratori della città e della campagna, studenti e persone impegnate nel mondo della cultura, dell’insegnamento, dell’associazionismo, ci permettiamo di ricordarLe la situazione in atto in Palestina:
circa 30.000 vittime civili a Gaza, senza contare i presumibili 10.000 sotto le macerie.
70.000 feriti che non possono essere adeguatamente curati in ospedali distrutti da Israele.
1000 bambini che hanno perso uno o entrambi gli arti inferiori o superiori.
90% degli edifici rasi al suolo: “non è rimasto brandello di muro”, dichiarano i pochi osservatori ONU rimasti sul campo.
Una economia, una società, un paesaggio annichilati.
Oltre 2 milioni di persone sono senza un tetto, né acqua, né cibo, né medicinali, né carburanti, e sono spinte dall’esercito israeliano in una piccola sacca a Gaza sud, che peraltro continua ad essere bombardata.
Intanto si susseguono dichiarazioni di governanti israeliani sulla necessità di espellere dal territorio di Gaza i palestinesi sopravvissuti, e sul progetto di ricolonizzazione di Gaza da parte dei coloni israeliani, mentre addirittura si pubblicano annunci di lussuosi villaggi turistici da costruire sulle macerie e sui corpi insepolti della popolazione palestinese.
In Cisgiordania (secondo l’ONU, “Territori Occupati”) gli oltre 700.000 coloni israeliani, che hanno occupato illegalmente il territorio e rendono molto problematica, per non dire impossibile, la soluzione “due popoli, due Stati”, spalleggiati dall’esercito di Israele attaccano quotidianamente e uccidono i contadini palestinesi, compresi donne, anziani, adolescenti.
Israele ha ucciso 138 funzionari dell’ONU e continua a bombardare i convogli dell’agenzia per i rifugiati dell’ONU. Colpisce le ambulanze che trasportano i feriti. Cattura, e umilia denudandoli e ingiuriandoli, centinaia di cittadini colpevoli semplicemente di essere palestinesi.
Israele ha trucidato un centinaio di giornalisti e fotografi nell’esercizio del loro lavoro.
Il segretario generale dell’ONU Guterres ha denunciato ripetutamente la “catastrofe umanitaria”, l’Assemblea generale dell’ONU approva la risoluzione che chiede l’immediato cessate il fuoco.
Alcuni stati, come il SudAfrica deferiscono Israele alla Corte penale internazionale per violazione del diritto internazionale e del diritto umanitario e di fronte alla Corte internazionale di giustizia per genocidio. Migliaia chiedono alla Corte penale internazionale di arrestare, giudicare e condannare Netanyahu e la cupola politico-militare israeliana per questi motivi. Altri Paesi della UE annunciano varie azioni contro Israele, mentre il nostro governo appare silente o complice dei crimini in corso.

Quando l’Armata Rossa sovietica liberò Auschwitz il 27 gennaio 1945 e vennero alla luce gli orrori della Shoah, alcuni giustificarono il loro silenzio e la loro inazione dicendo di ignorare cosa stesse accadendo nei lager nazisti. Oggi assistiamo in diretta alla pulizia etnica e all’olocausto del popolo palestinese. Nessuno può dire “non so”.
È per noi grave che Ella nel Suo messaggio riduca il genocidio in corso a “un’azione militare [di Israele] che provoca anche [evidenziazione nostra] migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da tutti”. Nient’altro. Ella, Signor Presidente, avrebbe potuto, e riteniamo dovuto, riprendere le dichiarazioni del segretario dell’Onu, le risoluzioni dell’Assemblea generale e levare una voce per l’immediato cessate il fuoco in Palestina. Come anche alcuni leader europei hanno chiesto.
Ella, invece, ha taciuto, Signor Presidente.
Nelle sue parole il genocidio del popolo palestinese in corso (è la definizione dello storico israeliano Ilan Pappé, costretto ad abbandonare il suo paese e la sua università per le minacce di cui è stato oggetto) è stato ridotto alla reazione israeliana “che provoca anche migliaia di vittime civili”. Durante la Resistenza antifascista i massacri operati dai nazifascisti si chiamavano “rappresaglia”; alle Fosse Ardeatine i nazisti applicarono la formula del “10 italiani per un tedesco”. La rappresaglia di Israele (se di rappresaglia si può parlare e non di un piano preordinato di svuotare Gaza della popolazione palestinese e riportarla sotto il diretto controllo israeliano) supera di molto il criterio nazista delle Fosse Ardeatine.
Tra l’altro, Ella evita di dare un nome al popolo vittima del massacro: nel Suo discorso sono “moltitudini di persone”. NO, non sono “moltitudini”, “volgo disperso che nome non ha”: è il popolo palestinese che subisce da 75 anni l’occupazione di Israele, è il popolo che si oppone e resiste all’occupazione, come fecero i nostri patrioti nel Risorgimento e i partigiani nella Resistenza antinazifascista italiana.
Ella dice che i giovani vanno educati alla pace, ma non si educa se non si compie un’operazione di verità, e la verità non è solo non dire il falso, ma dare un quadro completo delle cose. Il Suo discorso – un discorso ufficiale, a reti televisive unificate a tutto il Paese – per quel che dice e per quello che NON dice, viola i principi cui pure Ella dichiara di ispirarsi, non educa alla verità, né alla giustizia, in difesa morale di ogni popolo oppresso.
La parte del Suo discorso dedicata al conflitto in Medio Oriente è in definitiva schiacciata sulla politica bellicistica e disumana del governo di Israele, che annuncia un 2024 di guerra. Legando mani e piedi il nostro Paese alla politica oltranzista di Israele, Ella rompe con quella politica mediterranea di apertura ed equilibrio con i paesi arabi e di riconoscimento delle ragioni del popolo palestinese, promossa tra gli anni Sessanta e Ottanta del secolo scorso da statisti come Moro, Andreotti, Craxi, o da un sindaco eccezionale testimone di pace e costruttore di ponti fra i popoli, come Giorgio La Pira. Il Suo discorso, Signor Presidente, non è solo un inaccettabile silenzio sul genocidio palestinese in corso, è anche un tradimento della storia italiana, e un colpo ai nostri interessi nazionali.
Ebbene, in piena coscienza, e con il massimo rispetto per la carica che Ella riveste, noi sottoscritti ci permettiamo di osservare e di comunicarLe che Ella ha parlato non in nostro nome.

Angelo D’Orsi, Torino, Già Ordinario di Storia del pensiero politico, Università degli Studi di Torino, Direttore di “Historia Magistra. Rivista di storia critica” e di “Gramsciana. Rivista internazionale di studi su Antonio Gramsci”

Fabio Marcelli, Roma, dirigente di ricerca presso l’Istituto di studi giuridici internazionali del Consiglio nazionale delle ricerche

Andrea Catone, Bari, direttore editoriale edizioni MarxVentuno

Si possono inviare le firme di adesione a italiapalestina2024@gmail.com

fonte: antimafiaduemila.com