La Norvegia apre all’estrazione mineraria sui fondali marini

Protestano ambientalisti, opposizioni e scienziati. Critiche da Unione europea e Regno Unito

Con il voto favorevole di Arbeiderpartiet (laburisti), Senterpartiet (centro-destra),  Høyre e Fremskrittspartiet (destra) e quello contrario di  Sosialistisk Venstreparti (Partito socialista della sinistra), Miljøpartiet De Grønne ( Partito verde), Venstre (liberali), Rødt e Kristelig Folkeparti (democristiani), lo Storting, il parlamento della Norvegia, ha dato il via libera all’estrazione  mineraria nelle profondità marine.

Gli attivisti  di organizzazioni internazionali e il movimento ambientalista norvegese si sono riuniti fuori dallo Storting  per protrestare prima della votazione ma, come fa notare il Wwf Norge<, «Nonostante le massicce critiche da parte di scienziati, organizzazioni di pesca e della comunità internazionale, la Norvegia sta ora ufficialmente procedendo con la prevista apertura della controversa estrazione mineraria dei fondali marini».

Karoline Andaur, segretaria generale del Wwf ha ammonito: «Giocare d’azzardo in modo così spietato e arrogante con la natura, ignorando tutte le competenze e affrettando il processo di apertura senza colmare i principali gap di conoscenza, può avere conseguenze catastrofiche, sia per la vita marina che per la reputazione della Norvegia. Si tratta di una decisione contraria alla gestione sostenibile degli oceani e ai numerosi accordi internazionali che la Norvegia si è impegnata a sottoscrivere».

Tutto è cominciato il 27 gennaio del 2023 con la scadenza per la consultazione delle osservazioni alla valutazione d’impatto per l’apertura di miniere in mare aperto. Il 6 maggio il Partito Laburista ha deciso che «Esplorerà le possibilità di un’estrazione sostenibile dei minerali dei fondali marini» e il 20 giugno, il governo del premier laburista Jonas Gahr Støre ha  presentato le “Operazioni minerarie sulla piattaforma continentale norvegese – apertura dell’area e strategia per la gestione delle risorse”.

Il 2 ottobre gli ambientalisti hanno organizzato la ​​Giornata internazionale di azione contro l’attività mineraria sui fondali marini  protestando davanti allo Storting a alle ambasciate norvegesi in 19 Paesi del mondo. Il 26 ottobre ci sono state le audizione alla commissione parlamentare energia e ambiente e associazioni come  Nature Conservancy hanno presentato i loro contributi.

Il 5 dicembre la destra e i conservatori sono arrivati in soccorso dei laburisti per garantire una maggioranza a favore dell’apertura delle miniere sui fondali marini e il 19 dicembre la maggioranza della Commissione energia ha approvato la notifica di apertura delle attività minerarie sulla piattaforma continentale norvegese.

La raccomandazione della Commissione pone le basi per la decisione presa ieri dallo Storting e laburisti e destre concordano p di aprire la piattaforma continentale norvegese alle attività minerarie alle condizioni delineate a giugno dal premier  Støre, inserendo integrazioni riguardanti delle «Buone condizioni quadro» e requisiti ambientali leggermente più severi. La maggioranza della commissione non menziona mai i requisiti richiesti dall’Agenzia norvegese per l’ambiente o altre misure specifiche che avrebbero contribuito a un approccio precauzionale all’apertura delle miniere sottomarine.

Naturvernforbundet (Friends of the Earth Norvegia) ha detto di non ritenere che «L’opinione e i commenti della maggioranza della commissione siano sufficienti per salvaguardare la natura, la diversità biologica e la buona gestione del mare» e Truls Gulowsen, leader di Nature Conservancy, ha aggiunto che «Si tratta di una dichiarazione molto deludente da parte della commissione per l’energia e l’ambiente e continueremo a lottare per una moratoria sui fondali marini. Il passaggio alla green economy dipende dall’azione immediata, non dal fatto che buttiamo soldi dopo un potenziale disastro naturale di un’industria che ci sarà tra molti anni nel futuro».

L’opposizione di sinistra, i verdi e alcune forze centriste avdevano chiesto che il parere tornasse al governo per «iniziare a lavorare su una base di conoscenze aggiornata che soddisfi le condizioni del contributo di consultazione dell’Agenzia norvegese per l’ambiente» e la sinistra di opposizione e i verdi  hanno  presentato diverse proposte per una protezione più rigorosa delle zone marine nell’Artico, interrompendo il processo di apertura alle min iere e introducendo una moratoria per almeno 10 anni e chiedendo che la Norvegia si facesse promotrice di un accordo internazionale per non aprire nuove zone marine artiche alle attività minerarie e petrolifere.

Le opposizioni hanno presentato una mozione nella quale si legge alla proposta 5: «Lo Storting chiede al governo di lavorare attivamente a livello internazionale, in particolare presso l’International Seabed Authority, per una moratoria sull’estrazione di minerali sui fondali marini fino a quando non sarà dimostrato che tale attività può svolgersi senza perdita di diversità naturale, habitat importanti e risorse naturali e delle proprie funzioni»

Il passaggio al verde dipende dall’azione immediata, non dal fatto che buttiamo soldi dopo un potenziale disastro naturale di un settore che si trova molti anni nel futuro.

A novembre, 119 parlamentari europei hanno inviato una lettera allo Storting chiedendo una moratoria sui fondali marini  e Avaaz ha raccolto oltre mezzo milione di firme contro l’apertura delle attività minerarie sui fondali marini norvegesi.

Ma i laburisti e la destra non si sono fermati e ieri hanno dato il via libera all’estrazione mineraria in mare aperto.  Il governo norvegese ha assicurato che agirà con cautela e che inizierà a rilasciare le licenze solo dopo aver effettuato ulteriori studi ambientali. Ma la Norvegia ha messo a disposizione 280.000 chilometri quadrati (un’area più grande del Regno Unito.) delle sue acque nazionali affinché le imprese minerarie possano fare domanda per estrarre noduli e croste che contengono minerali come litio, scandio e cobalto, fondamentali per le tecnologie green, comprese le batterie.

Perfino Walter Sognnes, co-fondatore della compagnia mineraria norvegese Loke Minerals, che intende richiedere una licenza, ha riconosciuto in un’intervista alla BBC che «E’ necessario fare di più per comprendere le profondità dell’oceano prima che inizi l’attività mineraria. Avremo un periodo relativamente lungo di attività di esplorazione e mappatura per colmare il gap di conoscenze sull’impatto ambientale”.

Martin Webeler, esperto di oceani della Environmental Justice Foundation, ha ribattuto che quanto approvato dal parlamento norvegese «E’ catastrofico per l’habitat oceanico. Il governo norvegese ha sempre sottolineato di voler implementare i più alti standard ambientali. Questo è ipocrita mentre butti nel cestino tutti i consigli scientifici. Le compagnie minerarie dovrebbero concentrarsi sulla prevenzione dei danni ambientali nelle operazioni attuali, piuttosto che sull’apertura di un settore completamente nuovo».

La decisione mette la Norvegia in contrasto con l’Ue e il Regno Unito, che hanno chiesto un divieto temporaneo della pratica a causa delle preoccupazioni sui danni ambientali.

Secondo l’International Union for Conservation of Nature (IUCN), «Le tecniche per raccogliere i minerali dal fondale marino potrebbero generare un significativo inquinamento acustico e luminoso, nonché danni all’habitat degli organismi che fanno affidamento sui noduli».

Oltre alle critiche esterne, il governo norvegese ha dovuto affrontare anche le resistenze dei suoi stessi esperti. L’Havfrorskning instituttet, l’Istituto norvegese di ricerca marina ha affermato che «Il governo ha fatto ipotesi da una piccola area di ricerca e le ha applicate all’intera area pianificata per la trivellazione. Si stima che siano necessari ulteriori 5 – 10 anni di ricerca sugli impatti sulle specie».

fonte: greenreport.it