«Amazon, DoorDash e Walmart stanno intrappolando i lavoratori nella povertà»

Il relatore speciale Onu De Schutter scrive a multinazionali, Guterres e governo Usa

Il 31 agosto, il belga Olivier De Schutter,  nominato relatore speciale sulla povertà estrema e i diritti umani  nel maggio 2020 dall’United Nations  Human Rights Council, ha invitato gli amministratori delegati di Amazon, DoorDash e Walmart a rispondere alle accuse secondo le quali i salari di queste gigantesche multinazionali con sede negli Stati Uniti «Stanno intrappolando i lavoratori nella povertà e costringendoli a fare affidamento sui sussidi del governo statunitense per sopravvivere».

De Schutter, che fa parte degli esperti in procedure speciali che operano su base volontaria, non fanno parte del personale dell’Onu e non ricevono uno stipendio per il loro lavoro e sono indipendenti da qualsiasi governo o organizzazione e prestano servizio a titolo individuale, scrive: «Sono estremamente turbato dal fatto che i lavoratori di alcune delle companies più redditizie del mondo – in uno dei Paesi più ricchi della terra – stiano lottando per permettersi di mangiare o pagare l’affitto. Le companies multimiliardarie dovrebbero stabilire degli standard per le condizioni di lavoro e i salari, non violare i diritti umani dei propri lavoratori non pagando loro un salario dignitoso».

In lettere separate indirizzate al CEO di Amazon Andy Jasey , al CEO di DoorDash Tony Xu e al CEO di Walmart Doug McMillon , l’esperto Onu ha chiesto una risposta alle segnalazioni di «Retribuzioni inadeguate e all’errata classificazione dei lavoratori come “appaltatori indipendenti”, privandoli dei tradizionali benefici occupazionali come il minimo garanzie salariali».

Come aveva già sottolineato nel suo recente rapporto “Extreme poverty and human right” per il segretario dell’Onu António Guterres,  De Schutter ribadisce che «Avere un contratto di lavoro atipico è una delle principali cause di povertà lavorativa» e  cita un rapporto del governo statunitense che nominava tutti e tre le multinazionali del commercio tra i principali datori di lavoro dei destinatari dell’assistenza medica e alimentare governativa.

Rapporti che farebbero bene a leggere anche il governo di destra italiano e il presidente del CNEL Renato  Brunetta che hanno bocciato il salario minimo, visto che il relatore speciale dell’Onu fa notare: «Si suppone che il lavoro offra una via d’uscita dalla povertà, eppure in tutte e tre le imprese il modello di business sembra essere quello di spostare i costi operativi sul pubblico facendo affidamento sui benefici statali per integrare i salari miseramente bassi».

Secondo le informazioni ricevute da De Schutter, «La capacità dei lavoratori di Amazon e Walmart di negoziare salari più alti è gravemente ostacolata dalle aggressive attività di lotta contro i sindacati dei loro datori di lavoro, con le omprese che spendono milioni di dollari per contrastare gli sforzi dei lavoratori di sindacalizzarsi. Sembra che gli Stati Uniti stiano chiudendo un occhio sulle attività di distruzione dei sindacati delle loro aziende più potenti, consentendo loro di schiacciare i lavoratori inducendoli ad accettare salari da povertà mentre i ricavi delle corporations aumentano».

Il relatore speciale ha scritto al governo degli Stati Uniti descrivendo dettagliatamente queste accuse e richiedendo informazioni sui suoi piani per affrontare la diffusa povertà lavorativa negli Usa: «Circa 6,3 milioni di persone sono classificate come lavoratori poveri negli Stati Uniti, e il Paese è drasticamente indietro rispetto ad altre nazioni ad alto reddito in termini di politiche salariali, protezione dei lavoratori e diritto di organizzazione. Le imprese hanno la responsabilità di rispettare i diritti umani riconosciuti a livello internazionale, compreso il diritto a un salario dignitoso e di aderire a un sindacato senza timore di ritorsioni. Le accuse contro Amazon, DoorDash e Walmart costituirebbero flagranti violazioni di questi diritti ed è tempo che queste corporations e il governo degli Stati Uniti siano ritenuti responsabili».

De Schutter aveva  chiesto alle tre multinazionali di rispondere alle sue lettere entro 60 giorni, il 31 ottobre aveva risposto parzialmente alle accuse solo Amazon. Non c’è stata finora alcuna risposta da parte del governo Usa, di DoorDash o di Walmart.

fonte: greenreport.it