A Gaza «nessun posto è sicuro»

Il dibattito alla riunione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’Onu

La Striscia di Gaza, dopo intensi bombardamenti a tappeto che hanno fatto oltre 8.000 vittime, è tagliata in due dai carrarmati israeliani che per stanare i miliziani jihadisti di Hamas sparano su qualsiasi cosa si muova. Dopo i saccheggi dei magazzini degli aiuti gestiti dalleagenzie Onu, gli  operatori umanitari hanno denunciato che il destino degli sfollati e dei malati negli ospedali nel nord di Gaza è appeso a un filo, mentre l’esercito isrealiano continua a emanare ordini di evacuazione. Secondo quanto riferito, il personale medico e i civili in cerca di rifugio si sono rifiutati di andarsene, affermando che l’evacuazione significherebbe la morte per i pazienti attaccati ai ventilatori e nelle unità di terapia intensiva e per i neonati nelle incubatrici.

Il 27 ottobre,  l’Assemblea generale dell’Onu ha votato a stragrande maggioranza (l’Italia si è astenuta) a favore dell’adozione di una risoluzione sulla crisi, chiedendo «Una tregua umanitaria immediata, duratura e prolungata che porti alla cessazione delle ostilità». Richiesta ignorata da Israele che ha dato il via all’invasione di terra.

Da quando è scoppiata la nuova guerra, con gli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre e il bombardamento di ritorsione di Gaza da parte delle forze israeliane, sono state bocciate due risoluzioni russe, o per il veto Usa o per l’incapacità di ottenere un sostegno sufficiente.  Gli Stati Uniti hanno posto il veto anche su una risoluzione brasiliana.

Ieri, gli Emirati Arabi Uniti, l’unica nazione araba tra i 15 membri del Consiglio di sicurezza, e la cina, membro permanente e con diritto di veto, hanno chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell’Onu in seguito all’inasprirsi delle operazioni di guerra israeliane.

Il primo a intervenire è stato il capo dell’Agenzia Onu  per il soccorso ai rifugiati palestinesi (UNRWA) Philippe Lazzarini, che ha detto che «Quasi tutti in Israele e nei Territori palestinesi occupati – e nella regione più ampia – sono in lutto. Il livello di distruzione in tutta Gaza non ha precedenti, la tragedia umana che si svolge nel territorio sotto il nostro controllo è insopportabile. Nonostante a metà della popolazione di Gaza sia stato detto dalle autorità israeliane di evacuare verso sud, un numero significativo di abitanti di Gaza sono stati uccisi mentre cercavano rifugio. L’ho detto molte volte e lo ripeto: nessun posto è sicuro a Gaza. Questo “sfollamento forzato” ha lasciato più di 670.000 persone nelle scuole e negli scantinati sovraffollati dell’UNRWA. Quasi il 70% delle persone dichiarate uccise sono bambini e donne: quasi 3.200 bambini sono stati uccisi a Gaza in tre settimane, superando il numero di bambini uccisi ogni anno nelle zone di conflitto del mondo dal 2019. Questo non può essere un “danno collaterale”. Israele sta attuando una “punizione collettiva».

Poi Lazzarini  ha delineato la terribile situazione umanitaria nella Striscia di Gaza: «Con medicine, cibo, acqua e carburante in esaurimento, il panico ha spinto migliaia di persone disperate nei magazzini e nei centri di distribuzione degli aiuti dell’UNRWA. Un ulteriore collasso dell’ordine civile renderà estremamente difficile, se non impossibile, continuare ad operare continuare ad operare per la più grande agenzia delle Nazioni Unite a Gaza. Renderà anche impossibile l’arrivo dei convogli».

Lazzarini ha sottolineato dal 7 ottobre sono stati uccisi 64 uomini e donne dell’UNRWA, ma che il personale UNRWA «Continua a svolgere coraggiosamente i propri doveri umanitari affrontando sfide travolgenti e avendo perso parenti e amici, I miei colleghi dell’UNRWA sono l’unico barlume di speranza per l’intera Striscia di Gaza, un raggio di luce mentre l’umanità sprofonda nella sua ora più buia» e ha denunciato  che «I pochi convogli ammessi al valico di Rafah non sono niente in confronto ai bisogni degli oltre due milioni di persone intrappolate nell’enclave. Il sistema in atto per consentire gli aiuti a Gaza è destinato a fallire a meno che non ci sia la volontà politica di rendere significativo il flusso di forniture, rispondendo ai bisogni umanitari senza precedenti».

Il capo dellUNWRA ha ribadito che «Mentre l’attenzione è rivolta a Gaza, un’altra crisi si sta svolgendo in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est. Le vittime palestinesi quest’anno sono le più alte da quando le Nazioni Unite hanno iniziato a tenere i registri nel 2005, almeno 115 palestinesi sono stati uccisi dal 7 ottobre, tra cui 33 bambini. Le restrizioni alla circolazione imposte in Cisgiordania stanno influenzando i nostri servizi, comprese scuole e centri sanitari. Anche che la situazione al confine israelo-libanese sta peggiorando, con regolari scontri a fuoco e vittime civili».

E anche, Catherine Russell, direttrice esecutiva dell’Unicef, ha affermato che «Il costo reale dell’ultima escalation si misurerà nella vita dei bambini. Ogni giorno a Gaza vengono uccisi o feriti più di 420 bambini, un numero che dovrebbe scuotere ciascuno di noi nel profondo. L’OMS a Gaza ha riferito di 34 attacchi contro strutture sanitarie, tra cui 21 ospedali e 12 dei 35 ospedali di Gaza non possono più funzionare, ha detto. Almeno 221 scuole e più di 177.000 unità abitative sono state danneggiate o distrutte e l’acqua potabile si sta rapidamente esaurendo, con il 55% delle relative infrastrutture che necessitano di riparazioni o riabilitazione. Come se ciò non bastasse, i bambini sia in Israele che nello Stato di Palestina stanno vivendo un trauma terribile, le cui conseguenze potrebbero durare tutta la vita. Stiamo facendo del nostro meglio per raggiungere tutti i bambini bisognosi, ma la consegna degli aiuti umanitari, soprattutto a Gaza, è ora estremamente impegnativa. La cosa più preoccupante sono le attuali condizioni dell’assedio e le circostanze altamente pericolose in cui opera il personale. Non commettete errori, la situazione peggiora di ora in ora e senza una fine urgente delle ostilità, ho profonda paura per la sorte dei bambini della regione. Ma noi e voi abbiamo il potere di aiutare i bambini a uscire da questa spirale di violenza. Imploro il Consiglio di Sicurezza di adottare immediatamente una risoluzione che ricordi alle parti i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale, chieda un cessate il fuoco, esige che le parti consentano un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli, esige il rilascio immediato e sicuro di tutti i bambini rapiti e detenuti e sollecita parti a garantire ai bambini la protezione speciale alla quale hanno diritto. Il Consiglio di Sicurezza dovrebbe anche dare priorità a quella che oggi è una crisi di sfollati in peggioramento, con oltre 1,4 milioni di persone a Gaza, la maggior parte delle quali sono bambini, ora sfollati. Dobbiamo avere accesso umanitario attraverso tutti i punti di passaggio nella Striscia di Gaza, attraverso vie di rifornimento sicure ed efficienti. Chiedendo una revisione delle misure adottate da Israele per impedire l’ingresso di elettricità, cibo, acqua e carburante nell’enclave da Israele. A nome di tutti i bambini coinvolti in questo incubo, chiediamo al mondo di fare meglio. I bambini non danno origine ai conflitti e non hanno il potere di fermarli. Hanno bisogno che tutti noi mettiamo la loro sicurezza al primo posto nei nostri sforzi e immaginiamo un futuro in cui tutti i bambini siano sani, sicuri e istruiti. Nessun bambino merita di meno».

Lisa Doughten, direttrice mobilitazione delle risorse all’Office for Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) dell’Onu ha detto che «Gli eventi accaduti dal 7 ottobre sono stati a dir poco devastanti e strazianti. Non dimentichiamo le 1.400 persone uccise e le altre migliaia ferite e prese nel brutale attacco di Hamas. Il lancio indiscriminato di razzi continuo da Gaza verso le aree popolate di Israele, che ha causato sempre più vittime civili, sfollamenti e traumi. Tutti gli ostaggi devono essere rilasciati immediatamente e senza condizioni. la situazione per gli oltre due milioni di persone intrappolate nella Striscia di Gaza è semplicemente catastrofica. Sono ormai 23 giorni che sopportano un assedio e un bombardamento continuo. Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, più di 8.000 persone sono state uccise […] altre decine di migliaia sono rimaste ferite. Sono profondamente preoccupata per le accuse secondo cui Hamas avrebbe collocato installazioni militari nelle immediate vicinanze degli ospedali e per la richiesta delle autorità israeliane di evacuare gli ospedali. Non c’è nessun posto sicuro in cui i pazienti possano andare, e per quelli in supporto vitale e per i bambini nelle incubatrici, trasferirsi sarebbe quasi certamente una condanna a morte. E’ necessaria una pausa nei combattimenti per motivi umanitari. Questo fornirà una pausa agli operatori umanitari e a coloro che ne hanno bisogno, nonché un passaggio sicuro per il rilascio degli ostaggi. Questo consentirà al personale delle Nazioni Unite di rifornire le scorte, dare il cambio al personale esausto e continuare l’assistenza in tutta Gaza ovunque i civili siano nel bisogno. Fornirebbe anche la tregua tanto necessaria ai civili che vivono in condizioni inimmaginabilmente traumatiche».

Poi è stata la volta di chi ha chiesto la convocazione straordinaria del Consiglio di sicurezza.

Lana Zaki Nusseibeh, ambasciatrice e rappresentante permanente degli Emirati Arabi Uniti all’Onu, ha ricordato «Lla risoluzione adottata venerdì dall’Assemblea Generale, sostenuta da 121 Paesi – la stragrande maggioranza del mondo – che hanno lanciato un appello inequivocabile per un immediato, duraturo e una tregua umanitaria prolungata a Gaza. Hanno difeso l’imperativo umanitario, i diritti umani, il diritto internazionale e, soprattutto, l’evidente verità che la vita palestinese è preziosa, uguale e meritevole della piena protezione della legge. I membri del Consiglio di sicurezza hanno ripetutamente espresso la loro preoccupazione per lo sfilacciamento dell’ordine internazionale. Se ci affidiamo alla responsabilità morale dell’Assemblea Generale in altri contesti, dobbiamo rispettarla anche in questo. Questo Consiglio, ignorando la volontà espressa dalla maggioranza del mondo, è come se rompesse con tutto questo. Ora è necessario un cessate il fuoco, così come è necessario garantire che aiuti umanitari sicuri, sostenuti e su vasta scala raggiungano Gaza e che venga ripristinato l’accesso all’elettricità, all’acqua pulita e al carburante. Sebbene i nostri occhi siano puntati su Gaza, neanche la Cisgiordania occupata è stata risparmiata dalla violenza. I coloni israeliani stanno intensificando i loro attacchi contro i civili palestinesi e costringendoli allo sfollamento. Questi attacchi devono essere prevenuti dallo Stato di Israele. In tutta la regione ci sono stati diversi avvertimenti credibili di una più ampia escalation. I tamburi di guerra stanno suonando. Esorto i membri del Consiglio di Sicurezza a prendere sul serio gli avvertimenti. Noi non serviamo la sicurezza di Israele consentendogli di continuare. Non possiamo invertire gli atroci attacchi del 7 ottobre condonando questa guerra in cui i civili stanno pagando il prezzo. Ignorare ciò che potrebbe accadere giorno dopo giorno avrà conseguenze devastanti, non solo per israeliani e palestinesi ma per le prospettive di pace e stabilità nella nostra regione».

Anche l’ambasciatore della Cina all’Onu, Zhang Jun, ha ricordato che «La stragrande maggioranza dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha sostenuto una pausa umanitaria venerdì scorso durante la sessione speciale di emergenza, ma Israele ha fatto orecchie da mercante a tutto ciò, iniziando il suo assalto di terra all’enclave. Gaza è sotto blocco da 16 lunghi anni e i 2,3 milioni di persone innocenti dell’enclave vivono ora nella paura totale. Se lasciata senza controllo, la situazione andrà ulteriormente fuori controllo e una catastrofe ancora più grande sarà inevitabile. Il processo di pace in Medio Oriente, è ora sull’orlo del collasso. Bisogna cessare tutte le ostilità, stabilire una tregua umanitaria e prevenire l’escalation. Invito Israele a revocare l’assedio, a revocare l’ordine di evacuazione e a ripristinare la fornitura di beni di prima necessità. Chiediamo di intensificare gli sforzi diplomatici per garantire il rilascio degli ostaggi e ritornare sulla via di una soluzione politica. Invitiamo entrambe le parti ad abbandonare la fede cieca nella forza e ad impegnarsi a porre fine al ciclo di violenza. La violenza non potrà essere contenuta, potrebbe verificarsi una catastrofe militare che travolgerebbe l’intera regione. Gli abitanti di Gaza non hanno bisogno di più promesse a pappagallo, ma piuttosto di azioni concrete che possano portare la pace, ristabilire lo stato di diritto e salvare vite civili. L’inazione equivale a dare il via libera alla prosecuzione delle violenze. La scelta del Consiglio sarà registrata dalla storia».

L’ambasciatrice statunitense Linda Thomas-Greenfield ha concordato sul fatto che «Le vite di tutti gli operatori umanitari e di tutti i civili, israeliani e palestinesi, devono essere protette», ma ha aggiunto che «Decine di razzi continuano a cadere su Israele, gli ostaggi restano prigionieri e la popolazione di Gaza soffre. Il diritto internazionale umanitario deve essere rispettato, riconoscendo il diritto di Israele all’autodifesa ed esprimendo preoccupazione per l’aumento degli attacchi contro i palestinesi in Cisgiordania. Le vite umane sono in bilico e dobbiamo tutti farci avanti, come hanno fatto gli Stati Uniti», poi ha sottolineato i contributi di Washington all’assistenza umanitaria al popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordania e che «. Gli Stati Uniti continuano a lavorare con Israele, Egitto, Nazioni Unite e partner per accelerare il passaggio degli aiuti a Gaza. Dobbiamo fare tutto il possibile per salvare vite umane. Gli Stati membri devono lavorare per prevenire qualsiasi propagazione della crisi. Questa è una questione di pace e sicurezza internazionale e questo Consiglio deve parlare apertamente».

Ricordando le risoluzioni del Consiglio sulle quali gli Usa hanno posto il veto dal 7 ottobre in poi, la Thomas-Greenfield  ha detto che «Nella nuova risoluzione dell’Assemblea Generale mancano due parole: Hamas e ostaggi. In effetti,  è scioccante che le azioni di Hamas non siano state condannate dall’Assemblea. Anche in questo momento difficile, dobbiamo mantenere viva la speranza verso un futuro in cui due Stati democratici, Israele e Palestina, possano vivere fianco a fianco in pace. Questo non è il futuro che Hamas vuole vedere, ma è il futuro per il quale dobbiamo lavorare tutti insieme».

L’ambasciatore russo Vassily Nebenzia ha risposto che «E’ giunto il momento di chiamare le cose per nome: sta accadendo una catastrofe di proporzioni bibliche, con il bilancio delle vittime che aumenta di ora in ora. L’entità delle perdite subite dalle agenzie delle Nazioni Unite è scioccante. Il più grande ospedale di Gaza è minacciato, 9 ospedali sono inutilizzabili e le vittime civili sono in aumento, poiché Gaza è stata tagliata fuori dal resto del mondo. Solo 94 camion umanitari sono entrati nell’enclave, mentre Israele ostacolava gli sforzi e la disperazione cresceva a Gaza con le recenti operazioni di terra. Nonostante la reazione inequivocabile in tutto il mondo, Gerusalemme Ovest ha iniziato l’attuazione pratica del suo piano per liberare l’enclave. A causa della posizione americana il Consiglio è rimasto paralizzato. La portata senza precedenti del conflitto si verifica in un momento in cui la vicina Siria è sottoposta agli attacchi degli Stati Uniti. Queste azioni di Washington sono illegittime e tali attacchi potrebbero provocare un’escalation armata nell’intera regione. Nessuna pausa umanitaria aiuterà. L’assistenza umanitaria non può essere fornita nel pieno delle ostilità sul terreno; Spero che tutti qui lo capiscano. La priorità ora è fermare lo spargimento di sangue e spostare la situazione nella sfera diplomatica con l’obiettivo di realizzare la soluzione dei due Stati approvata dalle Nazioni Unite. La situazione è questa perché alcuni membri del Consiglio non hanno sostenuto un cessate il fuoco. Considerata la situazione attuale, il Consiglio dovrebbe ora impegnarsi a tenere riunioni periodiche sulla questione».

Riyad Mansour, osservatore permanente dello Stato di Palestina, ha ringraziato le agenzie Onu  per «I loro commoventi appelli all’azione sul campo, nel tentativo di salvare più vite palestinesi a Gaza. L’appello Onu per 100 camion al giorno deve essere ascoltato. Sono il volto migliore delle Nazioni Unite. Apprezziamo l’appello del Segretario Generale per un cessate il fuoco umanitario fatto alle porte del valico di Rafah la scorsa settimana.

Ma ha aggiunto che Gaza è ora l’inferno sulla Terra. Salvare l’umanità dall’inferno oggi significa per le Nazioni Unite salvare i palestinesi a Gaza. Metà delle case a Gaza sono ora danneggiate o distrutte, con oltre 1,4 milioni di sfollati forzati. Praticamente tutta la nostra gente a Gaza è sfollata, dorme nelle auto, per le strade, e continua a essere uccisa ovunque vada. Un documento trapelato preparato dal Ministero dell’Intelligence israeliano… conferma che in realtà il trasferimento dei palestinesi da Gaza alle tendopoli nel Sinai non è una minaccia che immaginavamo ma una realtà che Israele sta cercando di imporre.  Finora sono stati uccisi più di 8000 palestinesi, tra cui oltre 3.000 nel sud di Gaza, dove Israele ha spinto – trasferito con la forza – centinaia di migliaia di persone. Queste cifre sconcertanti continuano ad aumentare ogni minuto che  viene ritardata l’azione per fermare l’assalto contro il nostro popolo. Una cifra spiega l’entità di questa “tragedia provocata dall’uomo: 3.500 bambini palestinesi sono stati uccisi da Israele in solei tre settimane, più del numero annuale di bambini uccisi nelle zone di conflitto del mondo dal 2019, secondo Save the Children. Ogni 5 minuti, un bambino palestinese viene ucciso. Chiedo ai membri el Consiglio quanti giorni ancora aspetteranno per dire basta, siete paralizzati, non agite per compiere il vostro dovere, per riconoscere che questa è una guerra contro i bambini. I nostri figli che sono, come i vostri, figli di Dio, figli della luce. Gli angeli sulla terra. Basta oscurità, basta morte. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite, in rappresentanza dei Paesi del mondo, ha adottato una risoluzione fondata sull’umanità, sulla moralità, sulla legalità e sul rifiuto dei doppi standard, chiedendo una tregua umanitaria immediata e duratura. Gli operatori umanitari hanno agito, ma c’è un organismo importante che ancora non ha  agito: siete voi. Una tregua deve avvenire immediatamente, il Consiglio deve seguire l’esempio dell’Assemblea e la sua saggezza e assumersi le proprie responsabilità per porre fine allo spargimento di sangue. Migliaia di altre vite sono in gioco. E’ chiaro che l’ultimo progetto di risoluzione del Consiglio ha goduto di un ampio sostegno, con 11 voti a favore, 3 astensioni e uno contrario, il testo deve servire da base per una posizione chiara e inequivocabile del Consiglio in questo momento critico. Fate quello che sta facendo l’organismo più grande. I palestinesi di Gaza affrontano la morte ogni giorno e ogni notte. Salvateli. Guardateli come esseri umani. Agli operatori umanitari delle agenzie e degli ospedali dovrebbe essere consentito di lavorare, senza rischiare la morte a causa dei bombardamenti. Mostrate rispetto per la nostra dignità intrinseca, non a parole ma nei fatti, nell’azione… Nessuno dovrebbe giustificare la nostra uccisione o trovare ragioni per dare più tempo all’assassino. Chiediamo la fine di questo attacco a un’intera nazione. Chiediamo la fine delle uccisioni in Cisgiordania da parte dei coloni e delle forze di occupazione e degli sfollamenti forzati in corso nel Paese. Abbiamo detto più e più volte che non esiste una soluzione militare a questo conflitto. Dobbiamo ancora dimostrare che esiste una situazione pacifica. Invito gli ambasciatori a trasformare finalmente la soluzione dei due Stati in realtà e a porre fine all’occupazione. Ogni minuto conta. Ogni minuto fa la differenza tra la vita e la morte per i palestinesi di Gaza».

Ma l’ambasciatore e rappresentante permanente di Israele all’Onu, Gilad Erdan, non ha certo porto un ramoscello di pace e ha iniziato il suo durissimo discorso dicendo che «I villaggi agricoli nel sud di Israele invasi dai terroristi di Hamas sono pacifici, simili al villaggio dei suoi nonni in Transilvania. Intere comunità furono sterminate, solo che questa volta gli assassini erano nazisti di Hamas. Intere famiglie israeliane furono trasformate in fumo e cenere, non diversamente dal destino che incontrò la famiglia di mio nonno ad Auschwitz. La brutalità dei crimini non è l’unica cosa che i selvaggi nazisti di Hamas condividono con i nazisti tedeschi. Entrambi condividono un’ideologia comune di “sterminare gli ebrei».

Erdan non ha accolto nemmeno l’appello dell’ambasciatrice Usa a non allargare il conflitto con dichiarazioni incendiarie e ha accusato: «Il regime deglii Ayotallah in Iran è il moderno regime nazista, e i suoi squadroni della morte includono Hamas, Jihad islamica palestinese, Hezbollah, Houthi, Guardia rivoluzionaria e altri jihadisti selvaggi. Proprio come il regime nazista, il regime degli Ayotallah semina morte e distruzione ovunque tocchi. Oltre 250.000 civili israeliani sono stati sfollati da quando è iniziata la guerra contro Hamas il 7 ottobre e che altri milioni vivono sotto il lancio costante e indiscriminato di razzi “per mano di Hamas, Hezbollah e altri jihadisti. Questo Consiglio non ha niente da dire al riguardo? Non fa parte anche questo della situazione in Medio Oriente?» e ha accusato il Consiglio di sicurezza di «Rimanere in silenzio quando vengono commesse atrocità contro civili ebrei innocenti, compresi i bambini. Alcuni Stati membri non hanno imparato nulla negli ultimi 80 anni. Alcuni di voi hanno dimenticato il motivo per cui è stato istituito questo organismo, quindi vi ricorderò che, da oggi in poi, ogni volta che mi guarderete, mi ricorderete cosa significa restare in silenzio di fronte al male. Proprio come i miei nonni e i nonni di milioni di ebrei, d’ora in poi io e il mio staff indosseremo le stelle gialle». Poi l’ambasciatore israeliano si è alzato e ha messo una stella gialla sul suo abito, insieme alla sua delegazione e ha continuato: «Indosseremo questa stella finché non condannerete le atrocità di Hamas e non chiederete il rilascio immediato dei nostri ostaggi. Camminiamo con una stella gialla come simbolo di orgoglio, a ricordarci che abbiamo giurato di combattere difendendoci».

Per l’ambasciatore Erdan, «Gli antisemiti hanno acquisito potere e chiedono l’uccisione degli ebrei in diversi Paesi del mondo. Mi chiedo se il Consiglio di Sicurezza rimarrà a guardare in silenzio mentre cresceva l’odio contro gli ebrei, e se adotterà l’approccio di Chamberlin per placare i nazisti e i loro simpatizzanti, o piuttosto prenderà a modello il leader britannico Winston Churchill per combattere il male con sangue, fatica, lacrime e sudore. Il popolo israeliano è forte, siamo indistruttibili e non ce ne andremo via da nessuna parte. Molti hanno cercato di distruggerci, i babilonesi, i greci, i romani e i nazisti, per citarne solo alcuni, ma nessuno ci è riuscito. E il Reich iraniano non sarà diverso.  Israele prevarrà, a Dio piacendo. Riporteremo a casa i nostri ostaggi e i cittadini dello Stato ebraico vivranno in pace e libertà».

fonte: greenreport.it