Norilsk Nickel e Gazprom sono i più grandi inquinatori dell’Artico

Le emissioni delle due compagnie russe sono maggiori di quelle di tutte le industrie dell’Alaska e dell’Artico canadese messe insieme

“Puliamo insieme l’Artico!” “Un Artico pulito per persone di carattere!” — Questi e altri slogan sono stati utilizzati per promuovere una campagna ambientale finanziata da Norilsk Nickel e Rosatom, la compagnia statale russa per l’energia nucleare, che si vantano di aver raccolto e smaltito 3.300 tonnellate di rifiuti, comprese barche arrugginite, rifiuti edili e semplicemente rifiuti domestici gettati fuori dalle discariche ufficiali.

Secondo l’ONG norvegese/russa Bellona si tratta di una pesantissima operazione di greenwashing: «Il progetto è l’orgoglio delle autorità russe e la “prova” della loro preoccupazione per lo stato dell’ambiente nell’Artico. Ma portando via la spazzatura, i volontari della campagna non stanno facendo nulla per ripulire l’Artico da milioni di tonnellate di sostanze inquinanti rilasciate ogni anno nell’aria e nell’acqua».

Bellona ricorda che «All’interno della Zona Artica russa si trovano 30 siti industriali classificati tra i più pericolosi e inclusi nell’elenco delle imprese che causano i maggiori danni all’ambiente. (L’elenco comprende 300 imprese le cui emissioni cumulative costituiscono il 60% delle emissioni industriali totali della Russia.) Questi 30 siti industriali sono di proprietà di 9 società e rappresentano 5 industrie: produzione di petrolio e gas; produzione di metalli non ferrosi e ferrosi; l’industria della carta e della pasta di legno e l’estrazione del carbone».

I dati pubblicati dalla stessa Rosprirodnadzor, l’agenzia ambientale federale della Russia, sulle emissioni inquinanti dichiarate dalle imprese russe dimostrano che Norilsk Nickel e Gazprom, il monopolista statale russo del gas naturale, sono in testa con un margine significativo rispetto agli altri grandi inquinatori: «Le emissioni di Norilsk Nickel ammontano a oltre 1,9 milioni di tonnellate all’anno, il che costituisce il 37% delle 30 industrie più pericolose situate nella zona artica – riassume Bellona – I giacimenti artici di Gazprom emettono la parte del leone del resto di ciò che viene emesso da tali industrie, per un totale di poco più di 2,4 milioni di tonnellate all’anno e pari al 45% complessivoz.

Per fare un confronto, le emissioni inquinanti totali rilasciate nel 2021 da tutte le fonti industriali nella zona artica del Canada – che comprende le province dello Yukon e Nunavut, il Northwest Territory, il Quebec settentrionale, Terranova e Labrador – ammontano a 33.600 tonnellate, 57 volte delle sole emissioni di Norilsk Nickel. Nel 2021, tutte le emissioni inquinanti dell’Alaska ammontavano a 462.700 tonnellate, più di 8 volte meno di quelle emesse da Norilsk Nickel e Gazprom.

Ma Bellona sottolinea che «Tuttavia, l’insieme degli inquinanti che devono essere segnalati varia leggermente da Paese a Paese, quindi potrebbe essere più accurato confrontare le emissioni dei singoli inquinanti rispetto al loro peso complessivo. I dati statistici sono stati distorti dal modo in cui la Russia riporta le sue emissioni di metano, che nei dati russi viene considerato sia come gas serra che come inquinante. Gli Stati Uniti, il Canada e la Norvegia, invece, lo segnalano solo come gas serra».

Norilsk Nickel mantiene tre siti di produzione nell’Artico: due nella regione di Murmansk (che comprendono i villaggi aziendali di Nikel e Zapolyarny e, separatamente, Mochegorsk) e uno nella regione di Krasnoyarsk, a Norilsk. Bellona sottolinea che «Circa il 98% dell’inquinamento atmosferico proviene dal sito di Norilsk, dove vengono prodotti la maggior parte del palladio e del nichel russi, oltre a rame, platino, cobalto, rodio, argento, oro, iridio, rutenio, selenio, tellurio e zolfo. Il principale inquinante è l’anidride solforosa , un gas tossico incolore che provoca malattie respiratorie e cardiovascolari». Secondo i dati di Norilsk Nickelper il 2022, «Le emissioni di anidride solforosa della company ammontano a 1.778.000 tonnellate». I piani di Norilsk Nickel antecedenti alla guerra in Ucraina puntavano a ridurre queste emissioni del 90% entro il 2025, rispetto ai livelli del 2015, ma non è noto se questo obiettivo venga attualmente perseguito.

Le emissioni di anidride solforosa negli altri Paesi artici sono molto più modeste. Ad esempio, nel 2022 l’intera industria norvegese ha emesso 9.300 tonnellate di anidride solforosa, mentre in Alaska queste  emissioni provenienti da tutte le fonti – compresi i trasporti e gli incendi boschivi – ammontavano a 34.000 tonnellate. In tutti gli Usa ammontano a 1,9 milioni di tonnellate, poco più di quanto emesso dalla Norilsk Nickel. Nella zona artica del Canada, nel 2021, sono state emesse 213.500 tonnellate di anidride solforosa e nell’intero Canada 569.000 tonnellate.

I principali inquinanti emessi da Gazprom nell’Artico sono il monossido di carbonio, la fuliggine (black carbon) e il metano, che si formano durante le perdite, il flaring del gas naturale e la produzione di petrolio. Mentre le normative statunitensi, canadesi e norvegesi vietano il flaring se non necessario per ragioni di sicurezza, la Russia non lo fa, quindi le emissioni della sua industria petrolifera e del gas sono molto più elevate di quelle delle compagnie occidentali.

I principali inquinanti rilasciati in Alaska includono il monossido di carbonio, che costituisce il 33% del volume totale dell’inquinamento industriale; le sostanze organiche volatili, che costituiscono (18% dell’inquinamento), e il particolato PM10 (13%). Nella regione artica canadese, il principale inquinante è il biossido di azoto (58%), seguito dal monossido di carbonio (18%).

Bellona fa notare: «Anche se i dati sui gas serra sono grossolanamente sottostimati da Rospotrebnadzor, l’agenzia russa per la protezione dei consumatori, la loro presenza nell’Artico russo è comunque molto maggiore che in qualsiasi altro Paese artico. Le operazioni di Gazprom nell’Artico emettono 37 milioni di tonnellate di gas serra all’anno. Questo è più o meno equivalente a tutte le emissioni di gas serra provenienti da ogni fonte, compresi i trasporti, in Alaska , che nel 2019 equivalevano a 35 milioni di tonnellate di anidride carbonica – ed è anche 60 volte maggiore dei gas serra rilasciati dalla produzione di petrolio e gas dell’Alaska (che è arrivata a 610.000 tonnellate di anidride carbonica nel 2019). E’ anche 1,5 volte maggiore delle emissioni di tutte le industrie nelle province artiche del Canada, incluso il Quebec meridionale non artico. Il totale è di 23.250.000 tonnellate di anidride carbonica per il 2020. L’insieme delle emissioni di gas serra della Norvegia provenienti da tutte le fonti per il 2021 ammontano a 59.400.000 tonnellate».

Intanto, almeno una delle imprese di Gazprom – il giacimento di condensati di petrolio e gas Novoportovskoye – elenca le sue emissioni di gas serra a zero. Ma la stessa impresa riferisce anche di rilasciare 182.000 tonnellate di metano all’anno e  il metano ha un impatto sul clima 35 volte maggiore rispetto all’anidride carbonica. Anche le zero emissioni di gas serra dichiarate da Norilsk Nickel sembrano dubbie. Infatti, nel 2022 la compagnia ha riferito di aver rilasciato 7,7 milioni di tonnellate di gas serra equivalenti da tutte le sue imprese, comprese quelle al di fuori dell’Artico.

fonte: greenreport.it