Gaza: ospedali a un punto di rottura. Centinaia di migliaia di profughi

OMS: bombardate strutture sanitarie e scuole dell’UNRWA. Gaza è ormai senza elettricità ed acqua

L’United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East (UNRWA) ha annunciato di ave trasferito il suo centro operativo centrale e il personale internazionale in una località nel sud di Gaza per continuare le sue operazioni umanitarie e il sostegno al personale e ai rifugiati palestinesi nella Striscia di Gaza.

In un comunicato l’agenzia Onu «Esorta le autorità israeliane a proteggere tutti i civili nei rifugi dell’UNRWA, comprese le scuole.  Sono strutture delle Nazioni Unite. Devono essere  protette in ogni momento e non devono mai essere attaccati in conformità con il diritto umanitario internazionale».

Ma non è quello che sta facendo Israele che sta rispondendo alla ferocia di Hamas contro i civili e i bambini israeliani con un a diversa e speculare ferocia contro i civili e i bambini palestinesi.

In un drammatico resoconto, l’Onu spiega che «Nessun aiuto può arrivare dall’esterno per i 2,3 milioni di residenti dell’enclave isolata, e circa 220.000 sfollati si stanno rifugiando nelle scuole gestite dall’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, UNRWA. Gli operatori umanitari continuano a sostenere la popolazione di Gaza come meglio possono».

Il World Food Programme (WFP) ha detto che, insieme all’UNRWA, mercoledì ha consegnato pane fresco sfornato dai «Panifici ancora in grado di operare e cibo a oltre 175.000 sfollati in 88 rifugi, con l’intenzione di raggiungere oltre 800.000 persone in tutta la Palestina».

Il portavoce dell’Onu Stéphane Dujarric ha riferito che secondo l’ United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) «Gli sfollamenti di massa continuano, aumentando del 30% nelle sole 24 ore precedenti».

L’ultimo conteggio parla di 338.000 profughi – ma sono molti di più e aumentano in seguito ai martellanti bombardamenti israeliani –  e  oltre due terzi, quasi 218.000 sfollati interni (IDP),  trovano rifugio nelle scuole gestite dall’UNRWA.

A ieri risultavano diastrutte o gravemente danneggiate e rese inabitabili più di 2.500 unità abitative, mentre quasi altre 23.000 hanno subito danni da moderati a lievi. Sono state colpite almeno 88 strutture educative, tra cui 18 scuole dell’UNRWA, due delle quali erano utilizzate come rifugi di emergenza per gli sfollati, e 70 scuole dell’Autorità Palestinese. Dujarric ha evidenziato che «Questo  significa che per il sesto giorno consecutivo, più di 600.000 bambini non hanno avuto accesso all’istruzione in un luogo sicuro a Gaza».

Ieri, l’UNRWA ha inoltre annunciato che dal 7 ottobre nella Striscia di Gaza sono stati uccisi 12 membri del suo personale e ha scritto sulla piattaforma social X: «Piangiamo queste perdite e siamo addolorati insieme ai nostri colleghi e alle famiglie. Il personale delle Nazioni Unite e i civili devono essere protetti in ogni momento».

Ieri sera l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)  ha avvertito che «l sistema sanitario nella Striscia di Gaza è a un punto di rottura. Se il carburante e le forniture sanitarie e umanitarie salvavita non possono essere consegnate con urgenza alla Striscia di Gaza, in mezzo al blocco totale, il tempo per prevenire una catastrofe umanitaria sta scadendo. Gli ospedali hanno solo poche ore di elettricità al giorno poiché sono costretti a razionare le riserve di carburante in esaurimento e a fare affidamento sui generatori per sostenere le funzioni più critiche. Anche queste funzioni dovranno cessare tra pochi giorni, quando le scorte di carburante saranno esaurite. L’impatto sarebbe devastante per i pazienti più vulnerabili, compresi i feriti che necessitano di interventi chirurgici salvavita, i pazienti nelle unità di terapia intensiva e i neonati che dipendono dalle cure nelle incubatrici».

L’Oms evidenzia che «Mentre i feriti e le vittime continuano ad aumentare a causa degli attacchi aerei in corso sulla Striscia di Gaza, la grave carenza di forniture mediche sta aggravando la crisi, limitando la capacità di risposta degli ospedali già sovraccarichi di curare i malati e i feriti. La situazione ha anche gravemente compromesso la fornitura di servizi sanitari essenziali, tra cui l’assistenza ostetrica, la gestione delle malattie non trasmissibili come il cancro e le malattie cardiache e il trattamento delle infezioni comuni, poiché tutte le strutture sanitarie sono costrette a dare priorità alle cure di emergenza salvavita.  L’accesso dei team medici di emergenza sul campo è gravemente ostacolato dai danni alle infrastrutture».

Da sabato scorso, l’Oms ha documentato 34 attacchi a strutture sanitarie di Gaza che hanno provocato la morte di 11 operatori sanitari, 6 feriti e danni a 19 strutture sanitarie e 20 ambulanze e avverte che «Senza l’immediato ingresso di aiuti umanitari a Gaza – in particolare servizi sanitari, forniture mediche, cibo, acqua pulita, carburante e prodotti non alimentari – i partner umanitari e sanitari non saranno in grado di rispondere ai bisogni urgenti delle persone che ne hanno disperatamente bisogno. Ogni ora persa mette a rischio più vite. L’Oms chiede la fine delle ostilità e la protezione dell’assistenza sanitaria e dei civili dagli attacchi. L’Oms  chiede inoltre l’immediata creazione di un corridoio umanitario per garantire l’accesso senza ostacoli alle forniture sanitarie e umanitarie, nonché al personale, e l’evacuazione dei pazienti e dei feriti. L’Oms ribadisce inoltre il suo appello al rispetto e alla tutela dell’assistenza sanitaria. L’Oms è pronta a inviare immediatamente forniture sanitarie essenziali e di pronto soccorso attraverso il suo hub logistico a Dubai e a collaborare con i partner per garantire che possano raggiungere la Striscia di Gaza attraverso il valico di frontiera di Rafah. L’accesso urgente attraverso il valico è essenziale affinché l’Oms e le altre agenzie umanitarie possano agire rapidamente per contribuire a salvare vite umane».

Esperti indipendenti per i diritti nominati dall’Onu hanno aggiunto la loro voce alla richiesta che Hamas rilasci le persone prese in ostaggio durante il sanguinario attacco a Israele, chiedendo allo stesso tempo di fermare gli attacchi contro i civili nell’enclave palestinese. Gli esperti, tra i quali Francesca Albanese, relatrice speciale sui diritti umani nei territori palestinesi occupati, hanno chiesto di trovare ue<rgentemente i responsabili degli «Orribili crimini commessi da Hamas» e condannato «Gli attacchi indiscriminati di Israele contro i civili palestinesi a Gaza e un ulteriore inasprimento del blocco illegale contro l’enclave.  Non vi è alcuna giustificazione per la violenza che prende di mira indiscriminatamente civili innocenti, sia da parte di Hamas che delle forze israeliane. Questo è assolutamente proibito dal diritto internazionale e costituisce un crimine di guerra».  Poi hanno messo in guardia sulla grave crisi umanitaria in quella che è già la più grande prigione all’aperto del mondo e sul «Rischio inevitabile di morire di fame affrontato dalla sua popolazione. La fame intenzionale è un crimine contro l’umanità».

Dujarric  ha anche confernato che «La crisi idrica sta peggiorando in tutta Gaza e nei rifugi di emergenza dell’UNRWA a causa delle infrastrutture danneggiate, della mancanza di elettricità necessaria per far funzionare le pompe e gli impianti di desalinizzazione, nonché della fornitura limitata di acqua nel mercato locale. Le riserve idriche non possono essere rifornite a causa del blocco totale della Striscia da parte delle autorità israeliane. Non è possibile importare carburante e i fornitori d’acqua israeliani non possono più fornire acqua a Gaza».

L’United Nations Population Fund, l’agenzia Onu per la salute sessuale e riproduttiva (UNFPA) si è detta «Profondamente preoccupata” per la sicurezza e il benessere delle donne e delle ragazze coinvolte nella violenza a Gaza. Gaza ospita 50.000 donne incinte, che attualmente non possono accedere ai servizi sanitari essenziali. Circa 5.500 di queste donne partoriranno nel prossimo mese, il che equivale a 166 nascite al giorno, che avvengono con un accesso inadeguato all’assistenza sanitaria o addirittura all’acqua pulita. L’UNFPA sta preposizionando le forniture per essere pronte a consegnarle se le condizioni dell’assedio verranno revocate. Abbiamo fornito medicinali essenziali per una consegna sicura alle autorità sanitarie di Gaza e stiamo fornendo kit di dignità ai rifugi dell’UNRWA».

Un’operatore dell’UNFPA di  Gaza, che continua a fornire servizi, ha parlato a nome di molti uomini e donne dell’Onu coinvolti nelle violenze insieme a centinaia di migliaia di civili: «Il mio unico obiettivo è respirare. Restare in vita».

fonte: greenreport.it