L’Italia è in piena crisi climatica ma secondo Giorgia Meloni si tratta di «maltempo»

In una lunga intervista a Rtl la premier parla di «una realtà climatica imprevedibile», che invece era stata ampiamente prevista e adesso viene ignorata

La negazione della crisi climatica in corso è un grande classico tra i partiti di estrema destra in tutto il mondo, compresi i Fratelli d’Italia guidati da Giorgia Meloni, che solo pochi giorni fa in Spagna – sostenendo la campagna elettorale di Vox, poi naufragata – parlava di «fanatismo ultraecologista».

Una retorica che mal si concilia con la cronaca italiana, che da giorni parla di record di temperatura in tutto il Paese, accompagnati da grandine e tornado al nord mentre la Sicilia brucia e nel centro Italia torna ad avanzare la siccità.

Si tratta di eventi meteo estremi, sul quale la comunità scientifica è molto chiara: sappiamo da tempo, come rimarcato anche nell’ultimo rapporto Ipcc, che stanno aumentando in intensità e frequenza proprio a causa della crisi climatica, alimentata a sua volta dall’utilizzo dei combustibili fossili.

Allo stato dell’arte, al contrario di quanto afferma soprattutto il giornalismo di estrema destra, la comunità scientifica è concorde sul tema. Il metodo scientifico è fondato per sua natura sulla coltivazione del dubbio e sulla falsificabilità, ma le conoscenza disponibili al momento e accumulate nel corso dei decenni non lasciano ad oggi adito a incertezza su questo tema.

Eppure anche oggi la premier, intervenendo in una lunga intervista su Rtl, continua a travisare parlando di «una realtà climatica imprevedibile che comporta, al di là dell’emergenza, la messa in sicurezza del territorio che è la nostra priorità».

Nessuna parola sulla necessità di ridurre in modo deciso quanto rapido le emissioni di gas serra legate ai combustibili fossili – anche perché l’ambizione mostrata finora dal Governo Meloni su questo fronte è molto modesta, nonostante gli impegni internazionali sottoscritti dal Paese –, né sulla crisi climatica in corso.

Meloni preferisce glissare parlando di «incidenti dovuti al maltempo», come quelli nei quali hanno perso ieri la vita una ragazza di 16 anni in un campo scout in provincia di Brescia e una donna a Lissone, entrambe travolte da alberi abbattuti da pioggia e vento estremi. Senza una presa di coscienza istituzionale, però, il Paese continuerà ad inseguire all’infinito le conseguenze di un’emergenza che nega, e che dunque non può affrontare con efficacia.

«I prossimi banchi di prova saranno il Pniec (Piano nazionale integrato energia clima) e il varo del Piano di adattamento – commenta Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed energia del Wwf Italia – Nel caso del Pniec, bisogna mostrare molto più coraggio e cambiare strada davvero, andando verso l’uscita rapida da tutti i combustibili fossili e il 100% energia rinnovabile, abbiamo dimostrato che nel settore elettrico è possibile farlo entro dieci anni. Per il Piano di adattamento, servono scelte precise e risorse: dobbiamo preparare il sistema a gestire le conseguenze su persone ed ecosistemi in ogni ambito. Le città devono avere una pianificazione volta a prevenire il caldo e le isole di calore, per esempio: è proprio un cambiamento di mentalità e di approccio».

fonte: greenreport.it