Lombardo: ”I capitali sporchi della ‘Ndrangheta come le bombe, destabilizzano la democrazia”

Il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria intervenuto al “Festival Trame”

Che cos’è la mafia oggi? Cosa è diventata? Come opera? Come contrastarla? Sono questi degli interrogativi ai quali, ad oltre trent’anni dalle stragi, si deve dare risposta andando oltre alla logica dell’emergenza, nel momento in cui la mafia è sempre più strutturale, endemica e strutturata, inserita all’interno di un sistema criminale integrato che va oltre le vecchie logiche di conoscenza del fenomeno. 
Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, intervistato da Giovanni Tizian nel corso del “Festival Trame”, a Lamezia Terme, ha spiegato queste evoluzioni mettendo in evidenza come oggi, al posto delle bombe, le mafie detengono ben altre armi destabilizzanti. 
Il ragionamento è ampio, e parte dalle enormi movimentazioni di capitali che nel 2022 sono state ipotizzate in circa 220 miliardi di euro all’anno, alle quali la ‘Ndrangheta contribuisce (anche questa è una stima) circa per il 70%, che derivano anche da “transazioni occulte, non facilmente tracciabili“. “Di recente abbiamo eseguito un’operazione di polizia giudiziaria con il sequestro di 23 tonnellate di cocaina che al dettaglio nel mercato ha un valore di 2,5 miliardi di euro. Ed ecco che quei 220 miliardi ipotizzati diventano reali, ma ovviamente molto per difetto” ha detto Lombardo nel suo intervento.
Non si incide solo con le bombe – ha aggiunto – ma anche con i grandi capitali. E la capacità destabilizzante delle grandi mafie, come già era ricordato da Falcone, avviene mettendo sul mercato capitali sporchi. Come? Ad esempio acquistando titoli del debito pubblico. Questi capitali, che esistono, di 220 miliardi di giro di affari annuo, dove vanno a finire? Dove vanno a finire i due miliardi e mezzo che derivano dalle 23 tonnellate di cocaina? Quei capitali, se ben investiti, possono condizionare le dinamiche dell’economia italiane, europee e mondiali. Ed ecco che diventano un problema politico. Servono le bombe? No. Vi sono bombe finanziarie“. 

La mafia che si trasforma
Secondo Lombardo, oggi più che mai, bisogna prendere atto che quello delle mafie è un fenomeno che si è trasformato ed “è necessario comprendere quelli che sono i nuovi indicatori di mafiosità” con la ‘Ndrangheta che oggi è “un operatore internazionale di alto livello”. Per questo motivo è necessaria “un’attività di contrasto molto più evoluta che non può prescindere dalle nuove tecnologie“. 
Falcone diceva, come tecnico, che la mafia, per forza di cose, era sempre una lunghezza davanti a noi. Questo perché il compito dell’investigatore è quello di occuparsi di un fatto che è già avvenuto. Nessuno può porre in essere condotte di accertamento pre-criminale“. 
Quando si parla di nuove tecnologie inevitabile accennare all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. “L’intelligenza artificiale presenta moltissime insidie.  
Il Parlamento europeo per la prima volta ha applicato un regolamento – ha ricordato Lombardo – ed ha posto in essere una serie di regole da seguire e ce n’è una sulla polizia predittiva. Perché l’intelligenza artificiale, contrariamente all’operatore umano, sarebbe anche in grado di indicare in anticipo ed individuare una serie di indicatori che fanno immaginare che in una certa condizione può esserci mafia o che potrebbe esserci un comportamento umano penalmente rilevante. Ecco, l’Europa ha stabilito che questo non si può fare. Adesso noi non siamo chiamati a dire se questo sia o meno condivisibile, ma dobbiamo confrontarci con quanto asseriva Falcone, ovvero evitare che la mafia sia una lunghezza avanti a noi, o che diventi di due, tre o quattro lunghezze. Servono investimenti di un certo tipo. E non è facile perché noi lavoriamo su un accadimento, mentre loro programmano le loro azioni criminali analizzando i mercati per stabilire dove sia più o meno conveniente investire“. 

Progetti politici delle mafie e riforme
Ovviamente un tema che non poteva mancare è quello della riforma del ministro della giustizia Carlo Nordio. “Le mafie – ha proseguito il magistrato – hanno un progetto politico, anche oggi. E sta a chi indaga scoprire in che direzione vanno. Quel progetto si realizza anche gestendo Comuni insignificanti o aree molto povere. Non lo fanno a caso, c’è la necessità di redistribuire una ricchezza verso il basso, vanno controllati i flussi finanziari da collocare sul territorio“. Anche questa, secondo il pm, “è una logica predatoria che incide sulla tenuta del sistema democratico e va combattuta con decisione, senza cambiare le regole tutti i giorni“.
Non sono contrario alle riforme – ha poi aggiunto Lombardo –, ma dopo 2500 anni dagli interventi normativi pensati da Zaleuco nella Locride tutti sappiamo quello che va fatto. E allora, una volta per tutte, questo va fatto e stabilizzato: si definisce che sei mafioso e che c’è una condanna da eseguire. Non serve discutere rispetto a istituti che a mio modo di vedere sono efficaci“.

lombardo giuseppe trame palco

E poi ancora: “Io non so se il sistema attuale è il migliore possibile, ma certamente aggiungere alle norme che esistono altre norme, probabilmente non serve. Genera incertezza e ciò porta alla perdita di autorevolezza. E se lo Stato non è autorevole non è in grado di sconfiggere determinati fenomeni“.
Per spiegare come le continue modifiche legislative possono essere un problema per gli operatori del diritto Lombardo ha utilizzato anche una metafora sportiva: “Se ogni giorno, si cambia ‘allenamento’ perché si cambia il percorso, la prestazione degli atleti non sarà la migliore possibile. Le mafie hanno un confronto continuo con l’autorità statale, anche adesso ci stanno guardando e lo fanno costantemente perché al loro interno sono convinte di essere governate da logiche di giustizia. In questo ‘confronto’ sono anche disponibili a soccombere sulla base di partite giocate su regole certe. E come glielo spieghiamo che alcuni imputati sono giudicati su un insieme di regole e altri su norme che cambiano? Queste decisioni pesano sull’autorevolezza dello Stato che deve essere mantenuta anche quanto la pena si applica“.
Nel corso dell’intervista Tizian ha anche ricordato le parole di Nordio, critico contro chi vede mafia dovunque. “Io non vedo la mafia ovunque – ha detto Lombardo –. C’è una larghissima schiera di persone perbene che ogni giorno fa azione antimafia tra grandissime difficoltà. Non bisogna fare questo errore, ma neanche quello opposto. Né ritenere che quando si parla di mafie si parla dei fenomeni conosciuti 30-40-50 anni fa. È un’impostazione sbagliata. Spesso si dice ‘se mancano gli indicatori di mafiosità tradizionale, allora quella non è mafia’. Non è così, l’errore contenuto in questa impostazione è grave e ci fa perdere di vista i livelli apicali del sistema, che certo non si presentano con le caratteristiche tipiche del mafioso. E se non capisci che il livello di base e quello apicale si manifestano in maniera diversa sei tu che non vedi la mafia dove c’è“. 

Le stragi, la mafia invisibile e il sistema criminale evoluto
Lombardo ha poi parlato di come le mafie, ‘Ndrangheta, Cosa nostra, Camorra e Sacra Corona unita, siano capaci di interagire in un sistema unico. Il processo ‘Ndrangheta stragista, in questo senso, ha portato un grande contributo per giungere a questa ricostruzione.
Ovviamente senza entrare nel merito (il processo è arrivato in appello e manca ancora l’ultimo grado di giudizio) ha ricordato alcuni passaggi importanti come l’interrogatorio di Gioacchino Pennino il quale, dopo aver sottolineato che solo dopo 20 anni la magistratura gli avesse chiesto della ‘Ndrangheta nonostante di Calabria ne aveva parlato sin dal principio, gli riferì delle trasferte che faceva con lo zio omonimo nelle zone dell’Aspromonte. Lui restava a Reggio Calabria mentre lo zio andava ad incontrare i vertici della ‘Ndrangheta. Lo scopo? Portare avanti un progetto: la nascita di una struttura criminale già attiva in Calabria che teneva insieme mafiosi, appartenenti infedeli alle istituzioni, politici, massoni e professionisti. Segno che la ‘Ndrangheta non è mai stata come l’hanno disegnata per decenni. 
C’è dunque un altro livello di mafia, più apicale, che gestisce determinati rapporti e si muove su determinati piani. 
L’esistenza dei cosiddetti “invisibili” fu confermata anche sul piano investigativo da alcune intercettazioni durante le indagini sui lavori della Ionica. 
E allora – si è chiesto Lombardo – siamo noi che vediamo la mafia dove non c’è o c’è una mafia difficile da vedere che è la più pericolosa? E noi siamo chiamati a fermarci al livello di base o a colpire le teste pensanti?“. È a questo che serve l’azione giudiziaria, mentre le sentenze possono far partire una risposta sociale. 
E infine ha concluso: è un processo complesso, nel quale i magistrati lasciano il proprio lavoro a chi arriverà dopo. Ed è necessario condividere le conoscenze. Perché “se procediamo in ordine sparso i mafiosi si illuderanno di avere vinto. E invece hanno perso“.

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fonte: antimafiaduemila.com