Idroelettrico: nuovi impianti di pompaggio per attivare 31 miliardi di euro nell’economia

Incremento FER e dismissione del termoelettrico a carbone con i sistemi di accumulo di cui i pompaggi idroelettrici rappresentano una risorsa strategica

Secondo il rapporto “Il ruolo strategico dei pompaggi idroelettrici nella transizione energetica”, realizzato da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Edison, «Per favorire e ottimizzare la penetrazione delle fonti di energia rinnovabili intermittenti (solare ed eolico), al 2030 sono previsti 8,9 GW di nuovi sistemi di accumulo utility-scale, in cui rientrano anche i pompaggi idroelettrici che rappresentano, ad oggi, la tecnologia di accumulo più matura e una risorsa strategica per il sistema elettrico. La realizzazione di nuovi impianti di pompaggio è in grado di generare ricadute economiche significative: a fronte di 10,5 mld di Euro necessari come investimento iniziale, nell’ipotesi di sviluppare metà della nuova capacità utility-scale con pompaggi idroelettrici, si attiverebbero circa 31 mld di Euro nell’economia.  Al fine di abilitare i benefici derivanti dai pompaggi è necessario costruire un quadro regolatorio certo, che sia da stimolo per investimenti di operatori privati in nuova capacità».

Lo studio è stato presentato durante una tavola rotonda tenutasi a Roma e alla quale hanno partecipato importanti stakeholder  dell’idroelettrico e della sua filiera estesa, del mondo accademico, giuridico, economico e istituzionale e che ha dimostrato «La fondamentale importanza dei pompaggi idroelettrici per il raggiungimento dei target di decarbonizzazione, mettendo in luce priorità e ambiti di intervento necessari a sostenerne gli investimenti».

Gli organizzatori della tavola rotonda hanno ricordato che «La decarbonizzazione è, infatti, sempre più al centro delle policy europee e si riflette nella revisione al rialzo dei target legati allo sviluppo di fonti di energia rinnovabili: il Piano REPowerEU ambisce a superare l’obiettivo del 40% di fonti energetiche rinnovabili (FER) sul consumo di energia finale fissato nel “Fit for 55”, puntando a raggiungere il 45% nel 2030. Tale percorso passa, pertanto, per una forte crescita delle fonti non programmabili, come solare ed eolico. In Italia dal 2019 al 2030 le FER non programmabili sono previste aumentare significativamente (+85 GW a fronte di +1 GW FER programmabili). In altre parole, in Italia la potenza addizionale da FER al 2030 è rappresentata per il 99% da fonti rinnovabili non programmabili. Coerentemente con lo sviluppo delle FER, da qui al 2030 è prevista la progressiva dismissione di capacità di generazione termoelettrica, riducendo ulteriormente l’apporto di risorse programmabili. In particolare, l’Italia ha previsto un completo phase-out dalla generazione da carbone entro il 2025 (sono circa i 6 GW al 2023)».

Due dinamiche che, lette congiuntamente, accrescono l’importanza dei sistemi di accumulo, che sono in grado di garantire adeguatezza e sicurezza al sistema elettrico del Paese. Edison e The European House – Ambrosetti fanno notare che «All’interno dei sistemi di accumulo, i pompaggi idroelettrici rappresentano una risorsa strategica, grazie – in particolare – alla capacità di gestire una risorsa scarsa come l’acqua, ad una bassa dipendenza da materie prime critiche e alla presenza di una filiera industriale nel settore idroelettrico che vede l’Italia tra le prime a livello mondiale».

Per favorire la penetrazione delle energie rinnovabili, è prevista l’installazione di nuovi sistemi di accumulo per 15 GW entro il 2030. Il documento programmatico di Terna e Snam del 2022 prevede che di questa capacità complessiva «8,9 GW siano legati a nuovi impianti utility-scale, in cui rientrano a pieno titolo i pompaggi idroelettrici – roictda lo studio – La realizzazione di nuovi impianti di pompaggio è, pertanto, una leva fondamentale per facilitare la penetrazione delle fonti di energia rinnovabile intermittenti,  ma soprattutto genera ricadute economiche significative: nell’ipotesi di sviluppare metà della nuova capacità utility-scale con pompaggi idroelettrici (pari a +4,5 GW di potenza installata), l’investimento iniziale necessario per la realizzazione di nuovi impianti risulta pari a 10,5 mld di Euro, in grado di attivare circa 31 mld di Euro nella filiera economica dell’impiantistica e  dei cantieri per questo tipo di infrastrutture, con un effetto moltiplicatore pari 2,96. Alla luce delle caratteristiche distintive dei pompaggi idroelettrici per il sistema elettrico e delle ricadute positive per il Paese è quindi opportuno valorizzare appieno questa tecnologia, che ad oggi risente ancora di un’elevata incertezza sui ricavi attesi derivanti dalla realizzazione e gestione di nuovi impianti, in primis a causa della diminuzione del differenziale di prezzo tra ore di picco e fuori picco, che non consente di coprire i costi variabili».

Partendo da queste considerazioni, l’Un ione europra (Italia compresa) ha definito un nuovo modello di approvvigionamento e gestione degli accumuli che garantisca una maggiore certezza per il realizzatore di sistemi di accumulo senza, però, che questo preveda spazio per ulteriori margini di ottimizzazione da parte del mercato.

Per aprire un confronto costruttivo su questo aspetto, The European House – Ambrosetti ha realizzato una valutazione di impatto di due possibili alternative per la regolazione di nuovi pompaggi idroelettrici in Italia: il modello “in parte a mercato” e il modello “Declinazione DCO 393 ARERA”, sviluppato sulla base delle previsioni del Decreto Legislativo dell’8 novembre 2021, ed evidenzia che «In particolare, emerge come il modello “in parte a mercato” garantisca una gestione più efficiente dell’impianto e allo stesso tempo impatti in misura minore sul consumatore finale. Ipotizzando, infatti, 30 anni di esercizio, il modello “in parte a mercato” comporta un esborso di 19,2 miliardi di Euro, rispetto ai 22,8 miliardi di Euro previsti nel modello “Declinazione DCO 393 ARERA”. Il risparmio economico per i consumatori è pari a 3,6 miliardi di Euro».

Per Marco Stangalino, vicepresidente esecutivo e direttore power asset di Edison, «I pompaggi idroelettrici sono una risorsa strategica per il Paese al fine di rendere il sistema elettrico nazionale più sicuro, resiliente e sostenibile, facilitando la penetrazione delle energie rinnovabili ed il raggiungimento degli obiettivi nazionali di decarbonizzazione. Per questo motivo abbiamo ritenuto indispensabile inserire nel nostro piano di sviluppo delle fonti green, che prevede di portare la capacità rinnovabile del Gruppo da 2 GW a 6 GW al 2030, una quota di nuova capacità di pompaggio idroelettrico, pari ad almeno 600 MW nell’arco di piano, dislocata nel Sud Italia. La definizione di un nuovo quadro regolatorio avrebbe l’effetto di sbloccare investimenti, in particolare nel Mezzogiorno vicino ai centri di produzione rinnovabile, che sono necessari al raggiungimento dei target europei di decarbonizzazione e di cui beneficerebbe una filiera che è interamente italiana».

Lorenzo Tavazzi, partner e responsabile scenari e intelligence di The European House – Ambrosetti conclude: «L’attuale crisi energetica ci pone di fronte a un bivio: accrescere gli investimenti nelle risorse strategiche presenti sul nostro territorio o continuare a essere esposti agli shock esogeni che impattano sul mercato dell’energia.  Gli impianti di accumulo, ed i pompaggi idroelettrici in particolare, hanno un ruolo cruciale per il processo di decarbonizzazione e rappresentano degli asset distintivi, grazie alla capacità di gestire una risorsa scarsa come l’acqua, ad una bassa dipendenza da materie prime critiche e alla presenza di una filiera industriale italiana. Per cogliere a pieno i benefici e dispiegare tutto il potenziale associato a questa tecnologia, è però necessario garantire un quadro regolatorio che minimizzi il costo per il consumatore finale e incentivi ad una gestione più efficiente».

fonte. greenreport.it