Rinnovabili, l’appello a Regioni e Comuni: più impianti contro la crisi energetica

Terna, ci sono già richieste in attesa per 280 GW. Da qui passa una riduzione del 90% del costo dell’energia elettrica in bolletta

di
Luca Aterini

L’associazione confindustriale Elettricità futura, che rappresenta oltre il 70% del mercato elettrico italiano, torna a rivolgersi con un appello a Comuni e Regioni per una soluzione alla crisi energetica che renda protagonisti i territori, installando nuovi impianti rinnovabili.

«Non c’è più tempo, la situazione è gravissima – dichiara il presidente di Elettricità futura, Agostino Re  Rebaudengo, rivolgendosi a governatori e sindaci d’Italia – Il Governo ha già stanziato circa 70 miliardi di euro per tamponare l’emergenza caro energia. Ma il settore elettrico italiano ritiene che le Regioni e i Comuni possano contribuire con un deciso cambio di passo rispetto al passato, accelerando il rilascio delle autorizzazioni per impianti rinnovabili per almeno 10 GW all’anno, target peraltro coerente con gli impegni di decarbonizzazione dell’Italia. Più rinnovabili una Regione e un Comune autorizzeranno, maggiori saranno i benefici locali».

I calcoli sono presto fatti: realizzando 10 GW all’anno di rinnovabili da qui al 2030, Elettricità futura stima benefici economici per oltre 40 miliardi di euro all’anno e mezzo milione di posti di lavoro entro i prossimi 8 anni. Oltre a costi delle bollette enormemente più bassi.

Come spiegato nei giorni scorsi da Stefano Donnarumma, l’ad di Terna – la società che gestisce la rete elettrica nazionale – il «costo effettivo dell’energia prodotta ad esempio da un impianto solare è di circa 5 volte più basso del valore registrato nei primi sei mesi dal Pun».

Questo significa che «se già oggi il prezzo dell’energia elettrica fosse dipendente solo dal costo industriale delle fonti rinnovabili e non, come oggi accade, ancorato al costo della produzione a gas, il prezzo di riferimento della componente energia della bolletta dell’ultimo trimestre sarebbe inferiore di quasi il 90%».

Il problema è che la realizzazione di nuovi impianti rinnovabili è ferma al palo da anni, non per la mancanza di risorse economiche o di progettualità, ma per la presenza diffusa di sindromi Nimby&Nimto che si accompagnano a forti difficoltà burocratiche negli iter autorizzativi.

Difficoltà che vedono spesso le istituzioni locali – Comuni e soprattutto Regioni – in prima fila, insieme alle Soprintendenze.

Come evidenziato direttamente da Donnarumma, a fine agosto le richieste di connessione alla rete Terna di impianti fonti rinnovabili «sono arrivate a 280 GW, circa quattro volte gli obiettivi nazionali al 2030. Realizzare quanto previsto dal piano europeo Fit for 55 (quindi 70 GW) porterebbe a un risparmio di gas di oltre 26 miliardi di metri cubi, sostanzialmente quanto il nostro Paese ha importato dalla Russia negli ultimi 12 mesi. Bisogna quindi accelerare il più possibile i processi di autorizzazione degli impianti».

Ad oggi siamo molto distanti da questo obiettivo: «La velocità di implementazione negli ultimi anni è stata di circa 1 GW all’anno. Forse quest’anno, grazie ai provvedimenti attuati dal governo nei mesi passati, potrebbe essere doppia, o qualcosa in più, raggiungendo i 3 GW. Ovviamente siamo molto lontani dalla necessità che ne vuole almeno 7-8 GW all’anno», arrivando fino ai 10 GW l’anno richiesti nell’ottica dell’iniziativa RePowerEu.

L’ultima progettualità condivisa da Elettricità futura col ministero della Transizione ecologica (Mite) documenta la piena fattibilità per istallare almeno 85 GW al 2030, e anche la rete elettrica si sta preparando per reggere questa evoluzione del sistema.

Secondo Donnarumma i prossimi 30 GW di rinnovabili in più saranno gestiti «piuttosto tranquillamente», e i successivi l’infrastruttura «li assorbirà perché nel frattempo stiamo facendo miliardi di investimenti». Si parla di 18 miliardi di euro già programmati da Terna per i prossimi 10 anni. Ora restano “solo” da autorizzare gli impianti.

fonte: greenreport.it