L’impatto dell’espansione delle energie rinnovabili sulla protezione della natura sarà minimo

Si possono fare più impianti eolici e solari, combattere il cambiamento climatico e salvaguardare la biodiversità

Lo studio “Predicted wind and solar energy expansion has minimal overlap with multiple conservation priorities across global regions”, pubblicato su Proceedings of National Academy of Sciences (PNSS) da un team di ricercatori delle università di Southampton e della California – Davis  ha scoperto che «L’espansione dei siti di produzione di energia verde in futuro non sarà necessariamente una minaccia per le aree protette del territorio».

I ricercatori di britannici e statunitensi hanno studiato se l’espansione degli impianti onshore eolici e solari avranno un impatto sulla capacità di preservare la biodiversità e per farlo hanno utilizzato database globali su oltre 24.500 impianti  di energia rinnovabile onshore in 153 Paesi per esaminare, con una risoluzione di 1 km, le sovrapposizioni con aree identificate come importanti per la conservazione della biodiversità.

All’università di Southampton ricordano che «Aumentare la produzione e l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile è fondamentale per raggiungere gli obiettivi climatici. Tuttavia, richiedono molto più territorio dei combustibili fossili per raggiungere la stessa densità di produzione di energia e possono avere impatti locali sugli ecosistemi, come la frammentazione della vegetazione da parte dei pannelli solari».

Ma il team di ricerca anglo-americano ha scoperto che «3.666 installazioni eoliche e solari fotovoltaiche su un totale di 24.624 (14,89%)  si trova in importanti aree di conservazione, comprese le aree protette e la wilderness». Inoltre, hanno scopertio che «La maggior parte delle aree di conservazione contenenti impianti di energia rinnovabile (820, o il 76,78%) si trovano in Europa (settentrionale, centrale e meridionale). Tre delle 7 aree wilderness contenenti installazioni di energia rinnovabile si trovano in Nord America (che anche la regione con la più grande area di natura selvaggia a livello mondiale, 8.513 milioni di km2)». solo tre Paesi europei e altri tre nel resto del mondo, inclusi Usa e Brasile, mostrano una sovrapposizione di infrastrutture verdi e aree di conservazione superiore al previsto. In effetti, quando è stata progettata l’espansione futura di entrambi i tipi di energia si è previsto una sovrapposizione relativamente ridotta nel breve termine, fatta eccezione per il Medio Oriente e l’Europa centrale e settentrionale.
Secondo gli autori dello studio, «L’ampliamento dell’implementazione di infrastrutture per l’energia verde non deve rappresentare una grave minaccia per le aree di conservazione se soggette a un’attenta zonizzazione dell’uso del suolo, specialmente nei Paesi con un’area terrestre limitata e un’elevata densità di popolazione umana o densità di specie».

L’autore senior dello studio, Felix Eigenbrod della Faculty of Environmental and Life Sciences dell’università di Southampton, aggiunge: «I nostri risultati sono davvero incoraggianti in quanto suggeriscono che dovrebbe essere possibile, se stiamo attenti, aumentare le installazioni eoliche e solari a livello globale per aiutare ad affrontare l’emergenza climatica senza compromettere gli sforzi essenziali per la conservazione biodiversità».
L’autore principale, Sebastian Dunnett, anche lui dell’università di Southampton, conclude: «Questo studio è davvero incoraggiante per affrontare l’emergenza ecologica, poiché ovviamente la biodiversità stessa sarà gravemente colpita dai cambiamenti climatici. Se riusciamo a espandere l’avvio di una parte importante della soluzione climatica – eolico e solare – senza compromettere gli sforzi essenziali per preservare la biodiversità, questo sarà un grande passo nella giusta direzione».

fonte: greenreport.it