Eliminare le microplastiche nelle acque reflue direttamente alla fonte

Una nuova tecnologia canadese testata sugli scarichi delle lavanderie industriali

Come ha confermato a fine 2020 un’analisi dell’Europarlamento, le acque reflue possono trasportare una concentrazione significativa di microplastiche nell’ambiente. Queste piccole particelle di meno di 5 mm possono provenire dai nostri vestiti, tra le altre cose, sotto forma di microfibre. Ora Lo studio “Treatment of microplastics in water by anodic oxidation: A case study for polystyrene”, pubblicato su Environmental Pollution da un team di ricercatori dell’Institut National de la recherche scientifique (INRS) – Centre Eau Terre Environnement (ETE) del Canada illustra un processo di trattamento elettrolitico delle acque reflue che degrada le microplastiche alla fonte.

Patrick Drogui, leader del team che ha condotto lo studio, sottolinea che «Attualmente non viene utilizzato alcun metodo di degradazione per contrastare questo contaminante durante il trattamento delle acque reflue. Le tecniche esistenti molto spesso filtrano gli inquinanti, il che richiede ulteriori sforzi per gestire le particelle separate».

E’ per questo che il team INRS-TEN ha scelto di studiare la degradazione delle particelle mediante ossidazione elettrolitica, un processo che non richiede l’aggiunta di sostanze chimiche. Drogui spiega che «Grazie agli elettrodi, generiamo radicali idrossilici (OH) che attaccano le microplastiche. Questo processo è rispettoso dell’ambiente, perché li degrada sotto forma di molecole di CO2 e acqua, non tossiche per l’ecosistema».

Gli elettrodi utilizzati in questo processo sono più costosi degli elettrodi in ferro o acciaio, che si degradano, ma sono riutilizzabili per diversi anni.

Il team di Drogui sta valutando l’utilizzo di questa tecnologia negli scarichi delle acque reflue dagli impianti di una lavanderia commerciale, una potenziale fonte di rilascio di microplastiche nell’ambiente. Drogui, lo specialista in elettrotecnologie e trattamento acque, spiega ancora che «Quando l’acqua delle lavanderie commerciali arriva all’impianto di trattamento delle acque reflue, viene miscelata con grandi quantità di acqua, che diluisce gli inquinanti e li rende più difficili da abbattere. Viceversa, agendo alla fonte, o in lavanderia, la concentrazione di microplastiche è maggiore per litro d’acqua, e quindi più accessibile per la degradazione con mezzi elettrolitici».

In laboratorio, durante i test effettuati su acque contaminate artificialmente con polistirolo, l’efficienza di degradazione è stata dell’89%. Il team prevede di passare presto agli esperimenti all’esterno e Drogui, che è anche responsabile scientifico del Laboratoire d’électrotechnologies environnementales et procédés oxydatifs (LEEPO), ricorda che «L’acqua reale contiene altri materiali che possono interferire con il processo di degradazione, come carbonati e fosfati che possono intrappolare i radicali e ridurre le prestazioni del processo di ossidazione».

Se la tecnologia canadese dimostrerà la sua efficacia negli scarichi idrici nell’ambiente provenienti dalle lavanderie commerciali, il team di ricerca sta pianificando uno studio per verificare il costo del trattamento e l’adattamento della tecnologia per trattare quantità maggiori di acque reflue ed i ricercatori sono convinti che «In pochi anni la tecnologia potrebbe essere implementata in una lavanderia».

fonte: greenreport.it