Trasporto aereo più pulito, l’Italia guida l’azione europea

Il progetto ClimOp su come mitigare l’impatto climatico dell’aviazione

La pandemia di Covid-19 ha messo in ginocchio il settore dell’aviazione civile. L’International Air Transport Association (IATA) parla per quest’anno di perdite per 84,3 miliardi di dollari e anche il  2021 sarà in rosso per 15,8 miliardi di dollari. Secondo la Bce, l’Italia è tra i Paesi più colpiti: rispetto al 2019, la capacità di volo ha subito un calo di oltre il 90 per cento.

Eppure, secondo Deep Blue, «L’Italia può guidare la ripartenza del settore, almeno sotto l’aspetto della sostenibilità ambientale. L’impatto dell’aviazione sul clima non è trascurabile. Nel 2019, gli aerei hanno rilasciato nell’atmosfera 915 milioni di tonnellate di CO2, pari al 2% di quelle generate da tutte le attività umane. In totale, il trasporto aereo è responsabile approssimativamente del 5% del cambiamento climatico indotto dall’uomo.

L’Europa ha da poco promosso una flagship initiative per mitigare l’impatto climatico dell’aviazione: quattro progetti che si occupano di trovare soluzioni al problema dell’inquinamento del traffico aereo. Tra questi c’è CLimate assessment of Innovative Mitigation strategies towards OPerational improvements in aviation (ClimOp), coordinato da Deep Blue e Alessandra Tedeschi, a capo del settore Ricerca & Sviluppo dell’impresa esperta in ricerca e innovazione, sottolinea che «Rispetto ad altri progetti focalizzati su aspetti di innovazione prettamente tecnologica, per esempio la ricerca di combustibili più green o l’ottimizzazione delle rotte di volo, ClimOp adotta un approccio “olistico”, guardando alla sostenibilità di tutto il sistema, dalle operazioni a terra a quelle in volo, con particolare attenzione alle ricadute socio-economiche delle azioni di innovazione green dell’aviazione».

ClimOp è stato finanziato dall’Unione europea nell’ambito del programma Horizon2020. Deep Blue, che oltre a essere il coordinatore è anche il leader delle azioni di comunicazione, collabora con 7partner, tra cui la società italiana AMIGO per la valutazione del rischio climatico e l’IATA. Obiettivo del progetto è «individuare quali aspetti delle misure operative (le attività che riguardano i voli, le operazioni aeroportuali, il controllo e la gestione del traffico aereo) possono essere modificati per ridurre le emissioni inquinanti dell’aviazione, in accordo con gli obiettivi del FlighPath 2050».

Lo staffi di ClimOp dice che «Le idee su come innovare il trasporto aereo in chiave green non mancano: utilizzare esclusivamente bus elettrici, alimentati con l’energia ottenuta da fonti rinnovabili, per trasferire i passeggeri sulle piste; eseguire il rullaggio degli aeromobili con un solo motore acceso o facendoli trainare da veicoli elettrici o ibridi per diminuire consumi ed emissioni; abbassare la quota di crociera perché in bassa atmosfera le emissioni vengono smaltite più velocemente; programmare stop intermedi almeno per i voli a lungo raggio (gli aerei viaggerebbero più leggeri, con serbatoi pieni a metà, riducendo i consumi del 5-25%)».

La Tedeschi sottolinea che «Per ogni azione di mitigazione individuata anche grazie al confronto con gli operatori del settore, calcoleremo l’effettiva riduzione delle emissioni inquinanti al netto di tutte le variabili in gioco. Oltre a questa valutazione tecnica, poi, dovremo confrontarci con gli stakeholders per capire quanto gli interventi proposti siano utili, sicuri ed economicamente sostenibili», Gli operational improvements, quindi, non saranno valutati solo per la loro efficacia ambientale, ma anche secondo la loro fattibilità operativa, indicatori di business e acceptance sociale e umana. Quanto costano? Compromettono la sicurezza delle operazioni di volo? In che modo una nuova tecnologia o concetto operativo, seppur ecologicamente migliore, impatta sulle prestazioni di piloti, controllori di volo, operatori aeroportuali?

Queste le domande da porsi, in un delicato lavoro di mediazione tra chi si occupa di ricerca e i protagonisti dell’industria dell’aviazione, passeggeri compresi. «Nell’Advisory Board del progetto, oltre a compagnie aeree, controllori del traffico aereo, aeroporti, fornitori dei servizi di navigazione aerea e policy makers, c’è anche la European Passengers’ Federation a rappresentare gli interessi dei passeggeri. È un punto di vista imprescindibile, il loro. Prendiamo l’idea degli stop intermedi: saranno tutti disposti a volare più a lungo, magari spendendo di più, per salvaguardare l’ambiente? Anche questa è una valutazione da fare prima di pensare alle policies più adatte per spingere gli operational improvements».

Quella dei regolamenti è l’ultima parte del progetto. Come favorire l’adozione delle azioni di mitigazione? «Si potrebbe pensare  – dicono al consorzio di ClimOp – a un sistema di tassazione differenziato dei biglietti in base a quante emissioni CO2 e non-CO2 produce il volo. Oppure rendere obbligatoria la “rottamazione” degli aeromobili di vecchia generazione, più inquinanti. O ancora prevedere incentivi per il rinnovamento green delle flotte aeree delle compagnie, organizzare campagne di sensibilizzazione per i passeggeri. In questo senso, si potrebbe pensare a una specie di “bollino verde” per le compagnie più attente alla sostenibilità ambientale, a ripagarle del loro impegno la scelta dei passeggeri».

La Tedeschi conclude: «Anche in questo caso valuteremo ciascuna opzione assieme agli stakeholders, perché sappiamo che ogni scelta incide in modo diverso sulla loro attività. Non è tanto importante adottare la soluzione migliore in assoluto, quanto quella che ha più possibilità di essere realizzata».

fonte: greenreport.it