Il Mediterraneo è un gigantesco cimitero. Nei primi 5 mesi del 2016 almeno 2.510 morti

Chi fa la rotta Libia-Italia ha 1 probabilità su 23 di morire

di
Umberto Mazzantini

Mediterraneo cimitero

Oggi il cinereporter Nino Fezza pubblica sulla sua pagina Facebook la terribile foto che pubblichiamo con questo lapidario commento: «Questo bambino è morto… uno dei 45 corpi estratti dal Mar Mediterraneo domenica», ma i numeri di quello che è ormai un genocidio dell’indifferenza arrivano dalla tragica conferenza stampa che il portavoce dell’Unhcr, William Spindler, ha fatto al palazzo dell’Onu di Ginevra che dice che «In base alle nuove informazioni che abbiamo ricevuto attraverso interviste ai sopravvissuti in Italia, una serie di naufragi e ribaltamenti nel Mediterraneo la scorsa settimana sembra aver causato almeno 880 vite».

L’agenzia dell’Onu per i rifugiati era a conoscenza dei relitti di tre naufragi e, grazie alle informazioni da persone che sono sbarcate ad Augusta durante il fine settimana, a scoperto che altre  47 persone erano disperse dopo che una zattera che trasporta 125 persone provenienti dalla Libia è naufragata e che altre 8 persone sono morte in un’altra imbarcazione, mente le vittime di un incendio a bordo di un barcone carico di profughi sono state almeno 4. Spindler  ha detto che «Finora, il 2016 si sta rivelando particolarmente letale. Finora circa 2.510 vite sono andate perse rispetto alle 1.855 dello stesso periodo nel 2015 e alle 57 nei primi 5 mesi del 2014». A livello di Mediterraneo, le probabilità di morire per chi scappa dalla guerra, da una dittatura o dalla fame sono 1 ogni 81 profughi, «Questo  evidenzia l’importanza delle operazioni di soccorso, come parte della risposta al movimento di rifugiati e migranti nel Mediterraneo – dice il portavoce dell’Unhcr  – e la necessità di reali, alternative più sicure per le persone che necessitano di protezione internazionale».

In questi primi mesi del 2016, hanno affrontato la traversata del Mediterraneo 203.981 e quasi i tre quarti di loro hanno fatto la breve traversata tra la Turchia alla Grecia prima della fine di marzo.  I migranti che hanno scelto di arrivare in Italia sono  46.714, più o meno lo stesso numero registrato nei primi 5 esi del 2015 (47.463). Ma Spindler sottolinea che «Il percorso Nord Africa-Italia è drammaticamente più pericoloso: 2.119 i decessi segnalati per quest’anno sono avvenuti  tra persone che fanno questa rotta, rendendo la loro robabilità di morire più in alta: 1 su 23».

L’Unhcr sta cercando di capire meglio le possibili ragioni e le dinamiche che stanno dietro questi spostamenti e dice che la maggior parte di barconi dei trafficanti di carne umana in partenza dalla Libia attualmente salpano dalla zona di Sabratah ad ovest di Tripoli «e, come in passato, sono più affollati di quelli che normalmente venivano visti sulla rotta Turchia-Grecia, portando spesso  600 passeggeri o più e, talvolta, vengono trainati da grandi pescherecci, il che a sua volta li mette più a rischio». Secondo alcune fonti non confermate, il recente aumento del numero dei profughi sui barconi sarebbe dovuto al fatto che i trafficanti vogliono massimizzare i guadagni rima dell’inizio del mese sacro del Ramadan, che inizia la prossima settimana. Uomini che si definiscono probabilmente pii ed osservanti che non ci pensano due volte a sacrificare la vita di esseri umani, spesso della loro stessa fede, per incassare qualche migliaio di dollari in più. Non a caso il traffico di esseri umani è diventato una fonte di finanziamento per i gruppi jihadisti libici e di altri Paesi.

Secondo i sopravvissuti, le basi dei trafficanti sono in Paesi come Niger, che gestiscono i migranti provenienti dall’Africa occidentale fino alla Libia, dove molti rimangono per molti mesi prima di essere messi sui barconi che attraversano il Mediterraneo per scaricarli (quando va bene) sulle coste italiane. I rapporti dell’Unhcr e di altre organizzazioni umanitarie sono terribili: violenza sessuale ed altre violenze di genere sono diffuse contro le donne che intraprendono il viaggio o la traversata. «Alcune donne ci hanno detto che sono state oggetto di schiavitù sessuale in Libia – dice Spindler –  Stiamo  anche assistendo a un aumento degli arrivi di minori non accompagnati».

Ma l’Unhcr smentisce quanto dicono gli xenofobi di casa nostra: non ci sono prove di un afflusso significativo in Libia di siriani, afghani o iracheni che avrebbero abbandonato la rotta Turchia-Grecia per quella del Mediterraneo centrale: «Finora, quest’anno le principali nazionalità sulla rotta Libia verso l’Italia sono stati i nigeriani e i gambiani, anche se tra i Paesi più comunemente associati allo spostamento dei  rifugiati il 9% sono stati somali e l’8% eritrei».

fonte: greenreport.it