Letizia Battaglia: inno alla vita oltre il baratro

Alla chiusura della mostra “Anthologia” il regista Roberto Andò e padre Andrea Dall’Asta
di Lorenzo Baldo


Palermo. “Dobbiamo riuscire a cucire il tessuto di questa città malata e colpita, perchè anche noi siamo malati, siamo stati colpiti da tante cose ingiuste che ci hanno attraversato. Cerchiamo di evitare questo baratro, cerchiamo di costruire la bellezza, la vita… Io ho 81 anni e spero di avere il tempo per avviare il Centro internazionale di fotografia, spero che tra 10 anni non diventi uno spazio di macerie, perchè è questo il pericolo a Palermo. E allora io chiedo come una promessa di non sfracellare tutto quello che stiamo facendo, di conservarlo come un tesoro. Anche Franco Maresco non deve essere buttato alle ortiche… Il pericolo è che tanta intelligenza, tanta sensibilità venga buttata alle ortiche. Ma oggi è una giornata bellissima, e forse sarebbe bene piangere tutti assieme, di gioia…”. L’emozione di Letizia Battaglia ha il sopravvento, la fotografa palermitana appoggia il microfono sul tavolino e si copre gli occhi con le mani. Nell’immenso spazio dello Zac ai Cantieri Culturali la gente applaude rapita dalle sue parole. E’ la giornata di chiusura della sua mostra “Anthologia”, curata con amore e rispetto da Paolo Falcone. Nell’arco di due mesi più di 10.000 visitatori hanno respirato ogni istante di vita racchiuso in quelle immagini in bianco e nero. Accanto a Letizia, oltre allo stesso Falcone, ci sono il gesuita Andrea Dall’Asta e il regista Roberto Andò. “Quello che rimane di queste foto – esordisce quest’ultimo – è che Letizia, come tutti i grandi artisti della fotografia, combatte e contesta la realtà, e contesta della realtà anche la morte”. Andò sottolinea “lo sguardo d’amore e di pietà che ha pervaso l’attività di Letizia, allo stesso tempo c’è questa contestazione della morte, non voler arrendersi al fatto che la morte dovesse avere prestigio: quello che deve avere prestigio è l’essere umano”.battaglia 8maggio2016

Il ricordo di una settimana di condivisione tra Letizia e i gesuiti del Centro San Fedele di Milano riaffiora nelle parole di padre Dall’Asta. Che ammette serafico: “con Letizia parlammo di tutto, e in merito a certi argomenti sulla Chiesa non avevi tutti i torti, oggi lo possiamo dire…”. Per questo gesuita dalla mente decisamente aperta Letizia “è una testimone, e grazie alla sua testimonianza riesce a comunicare attraverso un’immagine in un mondo in cui troppo spesso parlare con la propria vita non è sempre facile”. “Letizia ha saputo partecipare al dolore dell’altro, è entrata nel dolore dell’altro… davanti alle sue fotografie si percepisce il senso più profondo dell’esistenza umana, e per me la bellezza è questa…”. Dall’Asta ammette inoltre che è come se queste fotografie gli imponessero “di non rinunciare mai, per cercare sempre di cambiare la realtà, ma prima di tutto denunciando le contraddizioni della società”. Il gesuita sottolinea quindi che sono immagini vive “che ti fanno chiedere a te stesso: ‘cosa sto facendo per trasformare questa società?’”. “Questa mostra è un atto dovuto di questa città nei confronti di Letizia Battaglia – sottolinea Paolo Falcone -, per raccontare quello che è successo, che non dobbiamo dimenticare. La forza della fotografia può essere uno strumento da opporre contro quelle forze, tra cui mafia e corruzione, che hanno dominato questa terra”. “Si può fare arte senza partecipare alla realtà? – si chiede ancora Roberto Andò – Io credo di no, penso che il cinema italiano di valore abbia sempre avuto un peso politico perchè vuole cambiare una società”. Ed è di fronte a quel “baratro” dentro il quale rischia di precipitare una intera società che lo stesso Andò si domanda: “Che cosa vuole fare una civiltà di se stessa? E’ esattamente quello che ci comunicano le foto di Letizia Battaglia”. battaglia 8maggio2016 2

“Se c’è un giovane in cui Letizia riconosce il talento, lei lo porta a casa e gli dà ascolto, e questo è qualcosa che appartiene a chi è davvero un maestro, come lei…”, ribadisce il regista palermitano. Per il quale l’assegnazione della direzione di un cinema d’essai a Franco Maresco, è un segnale importante per contrastare un “analfabetismo” che rappresenta “l’altra faccia del baratro”. La gente applaude, Letizia afferra il microfono e mette subito in chiaro come stanno le cose: “Dobbiamo scansare in qualche modo questo baratro. Ieri l’assessore alla Cultura mi ha assicurato che a settembre si potrà inaugurare il Centro internazionale di fotografia, sarà un luogo dove attiveremo attenzione ed energia. Sarà un luogo meraviglioso, non ci sarà una sola mia foto, ma ci saranno quelle di tanti altri fotografi, grandi ed emergenti. E lì non vorrò parlare soltanto di fotografia, vorrò esporre la parte viva di Palermo, in un luogo dove la disciplina, la conoscenza, l’amore, la passione e l’onestà siano importanti. Abbiamo bisogno di onestà. Dobbiamo superare questo baratro che ci angoscia, io sono terrorizzata dal silenzio che può nascere dalla vita di una persona bella, che ha la bellezza dentro, ma che non riesce a trovare nessuno che le dia una mano a tirarla fuori…”. “Se Dio vuole fottere qualcuno, lo fa nascere a Palermo”, la citazione della celebre frase di Tomasi di Lampedusa serve a Roberto Andò per concludere evidenziando l’importanza di contrastare questa sorta di maledizione con tutte le forze. Letizia è assorta, i suoi occhi scrutano la sua stessa esistenza, la risposta all’anatema dell’autore del Gattopardo è nell’inno alla vita di questa donna straordinaria. Che non ha tempo da perdere per dare spazio al pessimismo.

fonte: antimafiaduemila.com

Foto in copertina © Shobha