Le Regioni: “Con la manovra ci vogliono affossare”

L’allarme. In vista dell’incontro con il premier, i governatori presentano un rapporto choc: 30 miliardi di tagli in sette anni, mentre si elimina la tassa sulla casa. Si rischia l’aumento del ticket e delle addizionali Irpef. Chiamparino: «Nessun divertimento, né proposte eversive». Ma intanto si prepara il contro-piano dell’Anci: dare più potere ai Comuni, federandoli

La descri­zione del disa­stro è tutta nel docu­mento che la Con­fe­renza delle Regioni ha pre­sen­tato ieri alle Com­mis­sioni Bilan­cio di Camera e Senato. Cifre messe in fila una die­tro l’altra, e rap­por­tate — signi­fi­ca­ti­va­mente e per con­tra­sto — al taglio di Tasi e Imu: la sanità viene mar­to­riata, tra­dendo il Patto della Salute fir­mato con i gover­na­tori, men­tre dall’altro lato si con­so­lida lo sconto ai pro­prie­tari di immo­bili. Sgra­vio di cui bene­fi­ciano nell’immediato anche i lavo­ra­tori e la classe media, certo, ma che poi rischie­ranno di pagare caro quando si amma­le­ranno e non potranno rivol­gersi ad altri che a un ospe­dale pub­blico. Sono già 14,7 i miliardi tagliati alle Regioni nell’ultimo quin­quen­nio — il 30% dei quali solo nel 2015–2016 — e si supe­re­ranno i 16 miliardi nel pros­simo triennio.

L’incontro con il pre­mier Mat­teo Renzi fino a ieri non era ancora stato defi­nito: potrebbe tenersi oggi, o slit­tare a domani, troppo alta è stata la ten­sione dopo le parole nette di Ser­gio Chiam­pa­rino, che hanno dato fasti­dio a Palazzo Chigi. Ieri il pre­si­dente della Con­fe­renza delle Regioni le ha riba­dite: «Abbiamo denun­ciato una situa­zione molto dif­fi­cile, per la quale auspi­chiamo un accordo con il governo che vada oltre que­sta legge di sta­bi­lità. Altri­menti, i tagli dal 2017 al 2019 met­tono a rischio la soprav­vi­venza del sistema Regioni».

I tagli pre­vi­sti per le Regioni, spiega il docu­mento pre­sen­tato alle Camere, sono «strut­tu­rali e con­ti­nua­tivi» sulla spesa cor­rente «e nel trien­nio 2016–2018 aumen­tano dell’80%», men­tre al con­tra­rio i mini­steri sono stati in qual­che modo rispar­miati, o per­lo­meno trat­tati meglio: nello stesso trien­nio, infatti, i tagli ai mini­steri sono «in ridu­zione del 45% e per il 2016 la metà dei risparmi è sugli investimenti».

Ma la denun­cia delle Regioni è ancora più cir­co­stan­ziata, e assume un valore poli­tico, oltre che sem­pli­ce­mente tec­nico, per­ché si met­tono in paral­lelo i tagli alla sanità con quelli delle tasse sulla prima casa: «Il taglio con­ti­nua­tivo del Fondo sani­ta­rio nazio­nale e gli ulte­riori risparmi richie­sti alle Regioni, sono cen­tra­liz­zati per finan­zia­rie per­ma­nen­te­mente la ridu­zione delle impo­ste sulla prima casa».

E se il governo afferma che le risorse sono aumen­tate, que­sto però si deve inten­dere in senso asso­luto, per­ché rela­ti­va­mente al piano aggior­nato delle esi­genze, con­cor­dato peral­tro nel Patto della Salute, al con­tra­rio i fondi sono stati pesan­te­mente decur­tati: «Il livello di finan­zia­mento del Ser­vi­zio sani­ta­rio nazio­nale per il 2016, pre­vi­sto nel Patto per la salute, era pari a 115.444 milioni, ora è di 111.000 milioni», scri­vono le Regioni. Segna­lando dun­que che quel patto, fir­mato con il mini­stero della Salute, oggi viene di fatto tradito.

Ma a parte il capi­tolo tagli, che si river­serà ine­vi­ta­bil­mente sulle pre­sta­zioni — e come ha notato Chiam­pa­rino, per il 2016 manca un miliardo per i livelli essen­ziali di assi­stenza, i piani vac­ci­nali e i far­maci sal­va­vita — dall’altro lato c’è il nodo dei tic­ket e/o delle addi­zio­nali Irpef che le Regioni si potreb­bero veder costrette a innalzare.

Il gover­na­tore del Pie­monte ha spie­gato che nella sua regione non intende «aumen­tare i tic­ket né le tasse», ma ha poi aggiunto di non essere «in grado di pre­ve­dere se qual­che Regione a causa dei tagli si tro­verà costretta a farlo».

E quanto potrebbe venire a costare alla fami­glia ita­liana media l’aumento dell’imposizione? Ben 220 euro l’anno, cal­cola la Uil, se si tiene conto delle addi­zio­nali nelle nove regioni che pre­sen­tano un extra defi­cit sani­ta­rio: «In Pie­monte, Ligu­ria, Lazio, Abruzzo, Cam­pa­nia, Molise, Cala­bria, Puglia e Sici­lia le ali­quote potreb­bero salire fino al 3,3%, con il rischio di pos­si­bili aumenti medi del 47,4% (221 euro medi pro capite) per oltre 13 milioni di contribuenti».

«Non vado con spi­rito di diver­ti­mento ma con spi­rito di lavoro: lo con­si­dero un impor­tante e impe­gna­tivo appun­ta­mento nella mia agenda di lavoro», ha repli­cato Chiam­pa­rino al pre­mier Renzi, che rispetto all’incontro pro­gram­mato a Palazzo Chigi aveva detto: «Adesso ci diver­tiamo, ma sul serio». «Rap­pre­sen­tare delle esi­genze non signi­fica fare pro­po­ste ever­sive», ha con­cluso il governatore.

E la con­ferma che nella mag­gio­ranza si sta­rebbe pen­sando di ridi­men­sio­nare il ruolo delle Regioni è venuta non solo dalla mini­stra della Salute Bea­trice Loren­zin, che che nei giorni scorsi aveva defi­nito un «errore fatale» dele­gare la sanità alle Regioni, ma anche da una pro­po­sta pre­sen­tata ieri dall’Anci (Comuni) in Com­mis­sione Affari costi­tu­zio­nali della Camera: l’idea, espo­sta dal vice­pre­si­dente Mat­teo Ricci (pid­dino molto vicino a Renzi), pre­ve­de­rebbe il dimez­za­mento delle regioni e l’accorpamento dei comuni, creando fusioni e unioni.

Fonte:Ilmanifesto: