GRAZIE A RENZI L’ITALIA VENDE ARMI AL TERRORISMO SAUDITA

di Gianni Lannes

Renzi con il principe ereditario e ministro dell’Interno dell’Arabia Saudita, Mohammed bin Nayef, durante la sua visita a Riad l’8 e il 9 novembre

Cagliari: l’ennesimo carico di armi dall’Italia al Medio Oriente

Ecco come un governicchio palesemente telecomandato dall’estero contribuisce ad alimentare guerre e stragi di innocenti nel mondo. Il primo ministro pro tempore Matteo Renzi ha dichiarato in un’intervista a Sky Tg 24: «L’Italia non fa affari con finanziatori del terrorismo». I riscontri oggettivi, però, lo smentiscono. L’ultimo carico noto è partito il 30 ottobre 2015 dall’aeroporto di Cagliari. Il cargo 4K-SW888 Boeing 747 della compagnia aerea Silk Way Airlines, infatti, è decollato proprio dal capoluogo sardo con un carico di svariate tonnellate di bombe prodotte dalla RWM Italia, azienda bresciana di proprietà della multinazionale tedesca Rheinmetall, con impianti di produzione bellica a Domusnovas in Sardegna. Una massiccia fornitura ininterrotta da anni: 5 mila pezzi per oltre 70 milioni di euro. E proprio ieri, 19 novembre 2015, il Parlamento italiano ha approvato e prorogato nuove missioni di guerra dell’Italia all’estero. In uno Stato di diritto, uno di questo calibro menzognero dovrebbe essere dimesso (dismesso) d’ufficio. Invece…
«L’Italia da tempo sta vendendo bombe all’Arabia Saudita – puntualizza Francesco Vignarca della rete italiana disarmo – ormai in palese violazione delle legge 185/90», la norma che vieta espressamente l’esportazione di armamenti «verso i Paesi in Stato di conflitto armato» precisa l’esperto.

Cagliari: l’ennesimo carico di armi dall’Italia al Medio Oriente

effetto delle bombe tedesche fabbricate in Italia!

Un conflitto che ha mietuto già più di 4 mila morti ufficiali, di cui almeno 500 bambini, e circa 20 mila feriti, la metà tra civili. Sotto le bombe a Sadah il 26 ottobre, anche un ospedale. Non è tutto: «E’ in corso anche la vendita al Kuwait – rivela Vignarca – di 28 aerei Eurofighter per 8 miliardi di euro. Il governo, al quale la 185 attribuisce il ruolo di controllore dell’export delle aziende italiane, in realtà è il primo a promuovere questi affari: il premier Renzi nel suo recente viaggio in Arabia Saudita è stato accompagnato dall’amministratore delegato di Finmeccanica Mauro Moretti. parliamo di armi da guerra, non di noccioline, a paesi convolti nello chacchiere siriano nella lotta interna all’Islam tra Assad, al Nusrah, Daesh».
Secondo un’analisi documentata dell’Institute for Economics and Peace di Sidney l’80 per cento delle vittime del terrorismo si verificano in Pakistan, Afghanistan, Irak, Siria e Nigeria. «E’ lì che – denuncia la Rete italiana disarmo – che si gioca questa partita: altro che guerra all’Occidente. E noi contribuiamo a portare armi in quel quadrante. Un conto sono i traffici illegali, ma che lo facciano i governi occidentali. Ci conviene davvero incassare quei soldi?» Infatti, e non a caso, «La comunità internazionale si muove in maniera incoerente ò dichiara Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International – rispetto al tema delle violazioni die diritti umani in Arabia Saudita. Da un lato si mobilita contro il rischio che venga a messo a morte un attivista minorenne e premia un blogger dissidente. Dall’altro, tace sui crimini di guerra commessi in Yemen e, anzi, li alimenta con trasferimenti irresponsabili di armi».

Il giro d’affari delle armi italiane vendute soltanto in Arabia Saudita ed Algeria si aggira attualmente sui 2,6 miliardi euro. Il 35,5 per cento degli armamenti tricolore sono diretti in Medio Oriente e Nord Africa.

Secondo dati del Dipartimento USA ammontano a 40 milioni di dollari in 2 anni i finanziamenti all’ Isis da Arabia Saudita, Kuwait, e Qatar. Tutte nazioni con le quali le imprese italiane intessono affari, tramite anche partecipate pubbliche come Finmeccanica. L’8 e 9 novembre il presidente del consiglio – imposto dall’abusivo Napolitano ma non votato dal “popolo sovrano” – era appunto in Arabia Saudita. Come denunciato da Amnesty International, l’Italia continua ad esportare bombe in quel Paese.

Non solo. L’ 11 settembre 2015 l’eterodiretto governicchio Renzi ha sottoscritto un memorandum d’intesa con il primo ministro kuwaitiano per agevolare l’acquisto per 8 miliardi di euro di 28 caccia Eurofighter, costruiti da un consorzio europeo in cui Finmeccanica partecipa con una quota di quasi il 50 per cento. Queste operazioni criminali, sono imbastite dai vari governi tricolore da tempo immemorabile: per esempio il ministro Pinotti si è recato più volte in Kuwait. Di 375 milioni di euro è invece il volume delle esportazioni in armi verso l’Arabia Saudita (2005-2012). 146 milioni di euro è il volume d’affari delle armi italiane vendute in Qatar tra il 2012 ed il 2014. Italia e Kuwait hanno sottoscritto l’11 dicembre 2003 un Memorandum d’Intesa sulla cooperazione nel campo della difesa, ratificato dal Parlamento italiano mediante la legge numero 147, datata 18 luglio 2005. Il 18 luglio 2012 a Kuwait City è stato firmato un secondo Memorandum of Agreement tra il Segretario Generale della Difesa italiano e il Capo di Stato Maggiore del Kuwait per “rafforzare la collaborazione nel settore addestrativo e nelle iniziative industriali, finanziarie e militari congiunte”.
Il rapporto annuale di Palazzo Chigi al Parlamento da anni è imbottito di buchi neri. Oltretutto renzi e Pinotti non rispondono alle interrogazione ed interpellanze parlamentari in materia.

Secondo la stima del Sipri il governo italiano nel 2014 ha destinato ben 30 miliardi di euro le spese militari. Si tratta di denaro pubblico sottratto alla sanità ed istruzione pubblica, nonché alla protezione e salvaguardia dei beni ambientali e storici dell’ex belpaese.

Fonte:Sulatestagiannilannes