Processo trattativa, De Gennaro sul banco dei testimoni

di Aaron Pettinari
L’ex Capo della Dia, oggi Presidente di Finmeccanica, sarà sentito sulla nota dell’agosto ’93

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Febbraio 2013. Aula bunker del carcere romano di Rebibbia. L’ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro (foto © Imagoeconomica), viene ascoltato dall’allora gup di Palermo, Piergiorgio Morosini, in qualità di teste, all’udienza preliminare del processo sulla trattativa Stato-mafia. Oggi, a distanza di quasi tre anni, torna a salire al pretorio dello stesso processo dove è anche parte civile per la calunnia subita dall’imputato Massimo Ciancimino. Nel mezzo una deposizione nel febbraio 2014 al processo Borsellino quater.
Quella odierna non può essere certo una deposizione come tante. Basta scorgere il curriculum del teste, oggi Presidente di Finmeccanica, per capire l’importanza della sua testimonianza.
Ai tempi delle stragi, nei primi anni Novanta, è stato vice direttore della Polizia, nel 1993 è divenuto poi capo della Direzione Investigativa Antimafia, nel 1994 è passato alla guida della Criminalpol mentre nel 1997 è stato nominato vice-capo vicario della Polizia per poi diventare capo dal 2000 al 2007. Negli ultimi anni capo del Dis, coordinamento dei servizi segreti, e poi nel governo Monti sottosegretario alla Presidenza del consiglio con delega ai servizi. Nel suo “curriculum” vi è anche una macchia con l’accusa nel 2001, in quanto capo della Polizia durante i fatti del G8 di Genova, di istigazione alla falsa testimonianza nell’ambito dei processi che sono seguiti all’assalto notturno alla scuola Diaz e alle violenze nella caserma di Bolzaneto, è stato assolto dalla Cassazione nel novembre del 2011.

La nota della Dia dell’agosto 1993
Tema caldo sarà sicuramente la relazione di 24 pagine della Dia, del 10 agosto 1993, dove si informava il ministero dell’Interno Nicola Mancino di come “un’eventuale revoca anche solo parziale dei decreti che dispongono l’applicazione dell’Art. 41 bis” avrebbe potuto “rappresentare il primo concreto cedimento dello Stato, intimidito dalla stagione delle bombe”.
mancino nicola web3Un documento eccezionale dove per la prima volta proprio il termine “trattativa” veniva utilizzato per descrivere quello che stava accadendo nell’immediato post stragi. Erano passati pochi giorni dalle bombe di Roma e Milano, e si parlava di una strategia “Per insinuare nell’opinione pubblica il convincimento che in fondo potrebbe essere più conveniente una linea eccessivamente dura per cercare soluzioni che conducano ugualmente alla resa di Cosa Nostra a condizioni in qualche modo più accettabili per Cosa Nostra”. Inoltre gli analisti della Dia nella nota aggiungevano: “La perdurante volontà del Governo di mantenere per i boss un regime penitenziario di assoluta durezza ha concorso alla ripresa della stagione degli attentati. Da ciò è derivata per i capi l’esigenza di riaffermare il proprio ruolo e la propria capacità di direzione anche attraverso la progettazione e l’esecuzione di attentati in grado d’indurre le Istituzioni a una tacita trattativa”.
Eppure, nonostante quel nero su bianco, De Gennaro in questi anni ha sempre negato di aver mai sentito parlare di trattative. “Nessuno mi parlò mai di trattativa. Né degli approcci per un contatto con Vito Ciancimino. E poi sarei stata l’ultima persona a cui sarebbe stata fatta una tale confidenza” aveva detto al Borsellino quater. “Non so” e “non ricordo” che avevano già costellato l’esame all’udienza preliminare: “Non fui a conoscenza di rapporti tra il Ros e Vito Ciancimino nel ‘92″. “Di solito non si dava notizia di tali iniziative”. E, ancora, “non mi risulta che Martelli mi abbia parlato dei contatti del Ros con Ciancimino”.
Allo stesso modo aveva detto di non ricordare se dopo il delitto Lima e la strage di Capaci si fosse avvertito il pericolo di altri attentati a uomini politici, così come ha detto di non ricordare pericoli di attentati a Mannino dichiarando di non aver mai parlato con Mancino di attenuazione del carcere duro per i mafiosi. Eppure quella nota dell’agosto del 1993 evidenzia altre considerazioni.

“Non solo Cosa nostra dietro le stragi”
Sempre al Borsellino quater, rispondendo alle domande dei pm, in merito alla relazione della Dia ha dichiarato: “Quella relazione non rappresentava un’ipotesi investigativa ma una serie di valutazioni e sentimenti comuni che raccoglievamo tra gli addetti ai lavori. Non ricordo chi la sviluppò. Dopo Capaci rivedemmo il significato dell’omicidio Lima del marzo 1992. Prima pensavamo ad una semplice vendetta, poi lo valutammo inserendolo in un contesto di azione criminale che andava anche oltre Cosa nostra”. Ed oggi anche di questa percezione si parlerà in aula di fronte alla Corte d’assise presieduta da Alfredo Montalto.

Le funzioni della Dia e la “vicenda Arlacchi”
Altro tema importante sarà poi quello dell’applicazione effettiva della disciplina normativa consacrata nella legge istitutiva della Dia. Su questo punto De Gennaro in passato ha ricordato che “sebbene per legge la Dia dovesse essere un’unica struttura di intelligence che accorpava le altre forze, si poneva come ‘altra struttura investigativa’ parallela al Ros dei carabinieri, allo Sco della polizia e al Gico della guardia di finanza” nonostante ciò però le informazioni investigative non venivano condivise con la nuova struttura.
arlacchi pino web2In questo contesto si inserirebbero anche le affermazioni che Pino Arlacchi, parlamentare europeo e amico personale di Falcone e Borsellino, ha attribuito allo stesso De Gennaro in merito a Contrada, Mori e ad alcuni contrasti con il Ros, durante un interrogatorio (l’11 settembre 2009) in cui rispondeva ai pm in merito ad un’intervista del giornalista de La Stampa, Francesco La Licata. “Il Colonnello Mori ed il dott. Contrada mi risulta che fossero ambedue in forte contrapposizione col dott. De Gennaro – ha dichiarato Arlacchi ai pm – Io stesso non condividevo il metodo con il quale il colonnello Mori agiva in quel periodo, contrassegnato da un ricorso a confidenti e da un’azione che definirei poco trasparente. Preciso, tuttavia, che il giudizio su Mori e sui soggetti allo stesso vicini non era così negativo come quello che si aveva su Contrada, che ritenevamo davvero pericoloso e capace anche di compiere omicidi… omissis… Dopo le stragi del 1993 si consolidò presso i vertici della D.I.A. l’idea che le stragi avevano una valenza politica precisa, e cioè erano finalizzate a costringere lo Stato a venire a patti ed instaurare una trattativa. Sul punto formulammo insieme a De Gennaro delle ipotesi, ritenendo che il gruppo andreottiano, tramite i suoi referenti di cui ho detto – e cioè il gruppo Contrada – fosse uno dei terminali della trattativa”.
Nel febbraio 2014, De Gennaro, al quarto processo sulla strage di via d’Amelio ha “depotenziato” la portata delle affermazioni disconoscendo il termine contrapposizione.

Dissociazione
Durante l’udienza del 24 settembre scorso l’ex funzionario Dia, Domenico Di Petrillo, ha ricordato che già nel 1992 all’interno della Dia si parlava già del tema della “dissociazione” per i mafiosi che in questa maniera non avrebbero dovuto rinunciare ai propri patrimoni né tentomeno denunciare i propri crimini e quelli della consorteria mafiosa. E proprio su questo punto, sempre di fronte alla corte d’Assise di Caltanissetta al processo Borsellino quater, De Gennaro ha raccontato di aver parlato per la prima volta della questione con il Vescovo di Acerra, don Riboldi che si era fatto portavoce di una richiesta che era pervenuta tramite il cappellano del carcere di Poggioreale il quale aveva raccolto la proposta di dissociazione avanzata da esponenti del clan Moccia.
L’esame dell’ex capo della Polizia verterà comunque su tutti i temi fin qui toccati in questi due anni e più di dibattimento. Questa mattina, inoltre, si concluderà anche l’esame dei periti che hanno compiuto le trascrizioni delle intercettazioni tra il capo dei capi, Totò Riina, e la dama di compagnia Alberto Lorusso, presso il carcere “Opera” di Milano. Infine, all’udienza di ieri, non si è tenuto l’esame del teste Alonzi in quanto lo stesso ha fatto pervenire una certificazione medica che ne impediva la presenza. Il teste verrà quindi escusso il prossimo 15 ottobre.

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fonte:Antimafiaduemila