Caso Saguto, chiesta al Csm la sospensione di funzioni e stipendio

di Aaron Pettinari

Istanza cautelare presentata dal ministro della Giustizia Orlando e dal pg della Cassazione Ciccolo.

saguto silvana 3

E alla fine si muovono anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando ed il procuratore generale della Cassazione Ciccolo per chiedere al Csm la sospensione delle funzioni e dello stipendio per Silvana Saguto, l’ex presidente delle Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo indagata per corruzione, induzione e abuso d’ufficio dalla procura di Caltanissetta nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei beni confiscati a Cosa nostra. Quasi certamente a seguito di questa iniziativa disciplinare, la prima commissione del Csm sospenderà nei confronti di Saguto la procedura di trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale, che è stata avviata per alcune vicende emerse nell’ambito dell’indagine di Caltanissetta.
La sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura si pronuncerà venerdì anche su questa misura cautelare, richiesta d’urgenza.
Un’azione che era attesa da tanti e che appare davvero il minimo di fronte ad uno scandalo che si è abbattuto con forza non solo su Palermo ma sull’intera giustizia italiana e su una gestione, quella dei beni confiscati, che solo oggi torna al centro del dibattito nonostante da anni il problema sia ritenuto centrale nella lotta alla criminalità organizzata ed al malaffare.
L’inchiesta nissena dovrà chiarire se la Saguto e tutti quelli che facevano parte di quel “cerchio magico” sulla gestione dei beni confiscati (come ad esempio l’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara e a suo marito Lorenzo Caramma, nominato coadiutore di diverse amministrazioni per volere della moglie, anch’essi indagati) hanno compiuto degli illeciti, ma è evidente che, già dalla lettura delle intercettazioni telefoniche ed ambientali emerge un agire assolutamente sprezzante dell’etica che getta quintali di fango sul valore che la giustizia, e la sezione delle Misure di Prevenzione dovrebbe avere.
Uno schiaffo ad una legge, la Rognoni-La Torre, che è pietra miliare della lotta alla mafia e che, alla luce dei recenti fatti, dovrebbe essere allargata anche ai casi di corruzione.
Non sono solo le parole dette nei confronti dei figli di Borsellino, definiti “squilibrati e cretini”, a fornire quest’immagine sprezzante del potere o, come dice il figlio di Pio La Torre, Franco, “di un’antimafia fatta dai mafiosi che trasforma la prima in un affare”.
Un affare su cui si erano in qualche modo buttati in tanti: amministratori giudiziari, avvocati, professori universitari. Dalle intercettazioni emergono persino collegamenti con un funzionario della Dia, Rosolino Nasca, che avrebbe confezionato vecchie minacce, “rendendole attuali” ed informando i giornali per rimettere in piedi la credibilità della Saguto in quei giorni dove il “pressing” di inchieste di Telejato, era sempre più martellante.
Ma Nasca era inserito anche nel giro di interessi. E’ infatti lui a cercare di risolvere la questione della gestione dei beni sequestrati all’impero dei boss Virga. “Silvana stai serena, ti dico io come fare. Non comparirà da nessuna parte, non emergerà nulla. Viene assunto da una terza parte, quindi lo sappiamo solo noi due e tuo marito, il quale non avrà rapporti con Rizzo, è una cosa scientifica. Devi stare tranquilla, soprattutto per telefono, sempre”. E la Saguto, intercettata a sua volta mentre parla con il collega romano Muntoni, confermava: “C’ho messo a Rizzo perché lo vuole Nasca ed è un sequestro sovrastimato dalla Dia. Su 30 aziende pochissime sono attive e i conti correnti sono tutti negativi”.
Ma tra gli interlocutori autorevoli della Saguto vi è anche il prefetto di Palermo Francesca Cannizzo. Sono diversi i colloqui su cui adesso l’indagine di Caltanisetta sta cercando di fare luce. In un’occasione, la Saguto sollecita all’amministratore giudiziario Alessandro Scimeca l’assunzione di una persona. “Io ti devo chiedere il favore per il prefetto – dice il 28 agosto l’allora presidente delle misure di prevenzione – di quello là… da assumere, devi trovare”. Ma Scimeca resiste. “Io al prefetto l’aiuto pure, ma non con quella mansione, non con quella qualifica… non è proponibile, possiamo trovargli una cosa più modesta”. Adesso, gli inquirenti vogliono capire chi sia la persona raccomandata dal prefetto. Le intercettazioni chiamano in causa la Cannizzo anche per una raccomandazione chiesta dalla Saguto, per il professore della Kore di Enna, Carmelo Provenzano, che aspirava a un incarico di commissario al Cara di Mineo e che oggi è finito sotto inchiesta. A sua volta, infatti, sarebbe stato l’organizzatore di quella che gli stessi indagati definiscono la “laurea farsa” di Emanuele Caramma, altro figlio della Saguto.
Dalle carte emerge il rapporto di amicizia che lega il prefetto di Palermo con la Saguto, ma anche quella con Gaetano Cappellano Seminara. Un altro di quelli che restano infastiditi dall’assidua campagna mediatica di Telejato tanto da aver presentato in Procura una denuncia per stalking. La Cannizzo arriva persino a proporre la scorta all’avvocato (“Se ritieni a livello di tutela io posso intervenire”). Altro aspetto singolare di questa vicenda è che, nonostante l’accusa di corruzione, Seminara continua a gestire tante amministrazioni giudiziarie mentre il “fuoco” politico mediatico si concentra quasi esclusivamente sull’ex Presidente del Tribunale Misure di Prevenzione.
La Saguto, dopo la richiesta del Pg della Cassazione di sospenderla dalle funzioni e dallo stipendio ha commentato: “Visto il clamore mediatico che ha assunto questa vicenda, immaginavo che una richiesta in questo senso sarebbe stata fatta. Mi difenderò. Col mio avvocato, Giulia Bongiorno, dimostreremo perché la richiesta di sospensione non andava fatta. Prima o poi finirà”.
Sulla questione è intervenuto anche il Presidente del tribunale di Palermo Di Vitale, che le scorse settimane ha azzerato completamente la Sezione Misure di Prevenzione e che al Csm aveva segnalato una certa preoccupazione per il clima che si era creato al Palazzo di giustizia a causa di questa vicenda. “E’ inutile e comunque non competerebbe a me commentare il provvedimento del procuratore generale della Cassazione – ha detto Di Vitale – Io sono stato sentito nell’ambito del procedimento di trasferimento per incompatibilità ambientale. Qui, si tratta, invece, di un procedimento disciplinare che sarà affrontato dall’apposita Sezione del Csm”.

Fonte:antimafiaduemila.com