Il problema vero del sud

di Nicola Tranfaglia – 15 giugno 2015
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Sono trascorsi ormai più di centocinquant’anni da quella sorta di strano miracolo – forse l’unico che è rimasto veramente tale – che ha fatto dei mille comuni italiani e delle altrettante o ancor più numerose contrade sparse dal Nord al Sud e dall’Est all’Ovest un solo Stato. Purtroppo però il divario tra le varie parti del Paese, e soprattutto tra quella meridionale e quella settentrionale, non è cessato, anzi dobbiamo constatare che con il tempo si è addirittura accresciuto. E’ qualcosa che alle classi dirigenti italiane non è mai apparso come un problema così importante da richiedere l’unione di tutti gli sforzi e delle energie costruttive maschili come femminili per riuscire, in oltre settant’anni di un lungo periodo repubblicano, il divario tra l’una e l’altra parte del Paese.

Ma queste classi dirigenti, di destra e di sinistra come di centro e di ogni altra parte, che ci hanno governato per oltre un secolo e mezzo, non mostrano di aver capito che c’era un errore di fondo nella loro azione politica: considerare che per la trasformazione di un territorio contassero soltanto ed esclusivamente i dati dello sviluppo economico e dei traguardi raggiunti e da raggiunge
re. Come se non fosse anche altrettanto importante la coesione sociale elemento essenziale affinché un paese diventi civile e moderno. E così le nostre classi dirigenti hanno creduto di poter mettere insieme una parte meridionale e una settentrionale di una nazione facendo della prima una sezione che diventava a poco a poco sempre più simile alla seconda piuttosto che con una sua autonoma identità maturata in molti secoli di storia. E questo ha fatto così che si tentasse in molte occasioni di “colonizzare” il Mezzogiorno piuttosto che lo si condusse secondo la sua identità a concorrere adeguatamente alla modernità e alla civiltà dell’intero Paese. E questo ha provocato a sua volta l’emergere anche nel Sud dei migliori ma forse dei peggiori o comunque di quelli non in grado di favorire nel modo migliore l’emergere di quella parte del Paese. Di qui il consolidarsi di una difficile “questione meridionale”, poi di un eterno divario che ancora oggi è per gli italiani una sorta di palla al piede e di ostacolo formidabile per il Paese nel suo insieme. 
Si poteva evitare? E’ difficile rispondere a un interrogativo secco in una direzione o nell’altra ma non c’è dubbio sul fatto che il problema del divario (oltre che delle inevitabili e per molti aspetti accettabili differenze reali e psicologiche tra l’una e l’altra parte del Paese) resta consegnato all’attuale classe dirigente. Una classe dirigente che negli ultimi anni ha mostrato di non avere nessuna idea da mettere in campo per uscire da questo schema. Per me che vengo da Napoli e amo quelle contrade un’amara constatazione a questo punto della mia vita.

fonte:Antimafiaduemila