Al Senato la legge che mette il bavaglio ai pm

di Liana Milella – 17 giugno 2015
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Roma. Toga, se parli ti cacci comunque nei guai. Si può riassumere così il contenuto del ddl Palma in dirittura d’arrivo al Senato. Sì, proprio lui, Francesco Nitto Palma (in foto), l’ex pm che prima ha subito il fascino di Previti ed è divenuto forzista e ora sembrerebbe subire quello di Verdini e dare l’addio ai berlusconiani conservando in cambio, con l’accordo del Pd, la poltrona di presidente della commissione Giustizia di palazzo Madama.

Giusto lui, ex magistrato che odia i magistrati, s’è inventato un paio di micidiali articoli che tapperanno la bocca agli ex colleghi. Un netto inasprimento della punizione disciplinare che, una volta approvato, costringerà i giudici al definitivo silenzio. Perché stabilisce che finirà sotto la scure disciplinare la toga che «rende dichiarazioni che rivelino l’assoluta e oggettiva assenza dell’indipendenza, della terzietà e dell’imparzialità necessarie per il corretto esercizio delle funzioni giurisdizionali ». C’è di peggio. Azione disciplinare per «ogni altro comportamento idoneo a compromettere in modo concreto, reale e grave anche sotto il profilo dell’apparenza, nel contesto o nell’ufficio giudiziario in cui il magistrato esercita le funzioni». Toghe in pericolo dunque, a casa come in ufficio. Al bar, in strada, mentre giocano a calcetto, perché la disposizione che dovrebbe entrare nell’ordinamento giudiziario è talmente generica «ogni altro comportamento» – da poter essere contestata a ogni pie’ sospinto. Tant’è che l’Anm di Rodolfo Maria Sabelli è «radicalmente contraria per la sua genericità che rischia di comprimere il diritto di manifestazione del pensiero in modo del tutto ingiustificato e pericoloso».
Ma non tutto fila liscio per il ddl Palma. Perché il relatore è Felice Casson, che lo ostacola da mesi, che in commissione ha presentato emendamenti soppressivi e se li è visti bocciare proprio nell’unico giorno in cui era assente. Nella sua relazione per l’aula parla di «criticità, eccessiva genericità delle condotte disciplinarmente sanzionabili», al punto da proporre la soppressione della norma. Ieri, di ritorno da Venezia, ha detto subito che non cambia idea ed è pronto «ad affrontare l’aula» e l’inevitabile scontro nella maggioranza visto Ncd, con il vice ministro della Giustizia Enrico Costa, non è affatto contrario al testo, dove legge aggettivi che lo tranquillizzano come «assoluta e oggettiva assenza dell’indipendenza» o comportamenti che «in modo concreto, reale e grave» la limitino. Al massimo serve «solo qualche ritocco». Il rischio è che, come in commissione, sia «una maggioranza estemporanea» (definizione di Casson) a far passare il ddl Palma. E allora sarà bavaglio per le toghe.

Tratto da: La Repubblica del 17 giugno 2015