Csm, si ribalta la corsa su Palermo

di Aaron Pettinari
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E’ una voto ribaltato quello che la Commissione per gli incarichi direttivi ha presentato sulla nomina del nuovo Procuratore Capo di Palermo. Rispetto allo scorso luglio, quando Guido Lo Forte (procuratore di Messina) si trovava in vantaggio con tre voti sugli altri due candidati, Sergio Lari, (procuratore di Caltanissetta) e Franco Lo Voi (rappresentante dell’Italia all’Eurojust), fermi ad uno, la proposta giunta al plenum è totalmente cambiata. Lari (candidato per la corrente Area) ha ottenuto due voti così come Lo Voi (Magistratura Indipendente) mentre Lo Forte ne ha avuto solo uno. E’ la triste logica delle “correnti” che portano il Csm a ragionare sul reggente ad una Procura così importante come quella di Palermo sul piano politico.

La conta
A favore di Lari hanno votato i due togati di Area Lucio Aschettino e Fabio Napoleone; per Lo Voi invece il consigliere di Magistratura Indipendente Claudio Galoppi e la laica di Forza Italia Maria Elisabetta Alberti Casellati, mentre per Lo Forte la togata di Unicost e presidente della Commissione Maria Rosaria San Giorgio. Si è astenuto il laico del Pd Giuseppe Fanfani. L’iter ora vuole che anche il ministro della Giustizia espima il suo parere sui nomi indicati mentre probabilmente alla prossima seduta (che dovrebbe essere convocata il 17 dicembre prossimo) il plenum stesso dovrà prendere una decisione. Quel che è evidente è la spaccatura interna con i voti dei laici che potrebbero davvero risultare determinanti.

Non solo la logica delle correnti
La scorsa estate la nomina del successore era stata di fatto bloccata con l’intervento diretto del Capo dello Stato Giorgio Napolitano (che del Csm è Presidente in pectore) con una missiva in cui si chiedeva ai vecchi componenti di eleggere “in via prioritaria” i procuratori degli uffici giudiziari rimasti da più tempo senza titolare. Il Colle in pratica chiese al Consiglio superiore della magistratura di seguire un criterio cronologico nella scelta dei nuovi procuratori con il risultato che, nonostante l’importanza dell’ufficio, la poltrona di procuratore di Palermo è finita in fondo alla lista. Il Quirinale motivò la sua richiesta con la necessità di “evitare scelte riferibili a una composizione del Csm diversa da quella del Consiglio che sta per insediarsi”. Uno stop che ha portato la Procura ad essere senza Procuratore dall’agosto scorso tanto che dopo Francesco Messineo il ruolo è stato svolto dal facente funzioni Leonardo Agueci. Il vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, ha più volte ribadito che il nuovo plenum avrebbe provveduto a scegliere i vertici dei vari uffici giudiziari basandosi non sulla logica “politica” ma di merito, tuttavia l’impressione dei più è che la scelta del successore di Messineo stia passando anche da altre considerazioni, compreso l’orientamento dei candidati rispetto al processo trattativa Stato-mafia. Sarebbe proprio questa logica a portare al “ribaltone”.

fonte: antimafiaduemila.com