Corsa al vertice della Procura di Palermo: al Csm si riparte da zero

di Aaron Pettinari
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E’ una partita aperta quella che si sta giocando all’interno del Csm per decidere il futuro della Procura più esposta d’Italia, quella di Palermo. A Palazzo dei Marescialli, dopo che nei giorni scorsi è stato dato il via libera alla decisione di Francesco Messineo, l’ex capo della procura di Palermo, che ha chiesto ed ottenuto di essere collocato a riposo in anticipo, è iniziata la discussione interna alla quinta commissione, quella per il conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi, per individuare un successore. L’ufficio giudiziario è privo di un riferimento da luglio (a dirigere l’ufficio è il facente funzioni Leonardo Agueci) ed al momento l’ipotesi più probabile è che si arrivi all’approvazione di una proposta da presentare al plenum per l’inizio di dicembre.

Si riparte da zero, in ballo tutti i candidati
La scorsa estate la nomina del successore era stata di fatto bloccata con l’intervento diretto del Capo dello Stato Giorgio Napolitano (che del Csm è Presidente in pectore) con una missiva in cui si chiedeva ai vecchi componenti di eleggere “in via prioritaria” i procuratori degli uffici giudiziari rimasti da più tempo senza titolare. Il Colle in pratica chiese al Consiglio superiore della magistratura di seguire un criterio cronologico nella scelta dei nuovi procuratori con il risultato che, nonostante l’importanza dell’ufficio, la poltrona di procuratore di Palermo è finita in fondo alla lista. Il Quirinale motivò la sua richiesta con la necessità di “evitare scelte riferibili a una composizione del Csm diversa da quella del Consiglio che sta per insediarsi”. E’ così che vennero messe in naftalina la terna di nominativi che vedeva in vantaggio con tre voti Guido Lo Forte (capo della Procura di Messina) su Sergio Lari (già procuratore capo a Caltanissetta) e Franco Lo Voi (Eurojust), entrambi fermi ad un voto. Il primo è sostenuto dalla corrente di Unicost (centro), il secondo da Area (sinistra dell’Anm), ed il terzo appoggiato da Magistratura Indipendente (destra). A quanto pare però, la nuova commissione non terrà conto dell’indicazione e ripartirà da zero, riconsiderando anche le candidature di Alfredo Morvillo (procuratore capo a Termini Imerese, anch’egli membro di Area) e di Renato Di Natale (procuratore capo ad Agrigento).

Il Testo Unico del Csm
Nel Testo Unico sulla Dirigenza Giudiziaria il Consiglio Superiore della magistratura si dà una serie di criteri di valutazione dei candidati che vanno dal merito alle attitudini di ogni singoli. Anche il dato esperienziale è destinato ad avere un peso specifico in queste valutazioni, ovvero, in base a quanto scritto nel testo, “una maggiore esperienza professionale, purché strettamente collegata a positive valutazioni sul piano delle attitudini e del merito, segnala che il magistrato ha maturato una capacità professionale ed un profilo attitudinale peculiari, che gli consentono di affrontare con maggiore sollecitudine ed in termini più adeguati le problematiche relative alla conduzione e gestione di un ufficio direttivo”. Ciò significa che “sulla carta” il Csm non potrà non pesare il “curriculum” di ogni candidato. Altro elemento cardine che il Consiglio si troverà a valutare è anche l’opportunità di scegliere un Procuratore Capo in grado di svolgere quel ruolo garantendo un certo numero di “anni di servizio”. Per questo motivo apparirebbe lecito ritenere che Renato Di Natale, ad un anno e mezzo circa dal pensionamento, potrebbe essere scartato. Per gli altri candidati il discorso è diverso. Guardando alla terna Lo Forte, Lari, Morvillo, è la storia di ognuno a parlare. I tre, oltre ad avere già un’esperienza importante a Palermo come aggiunti, hanno già sostenuto il “peso” della direzione di una Procura e ne conoscono l’onere-onore. Inoltre sono stati protagonisti degli anni successivi alle stragi con processi che hanno fatto la storia dell’antimafia. Lo Forte ha istruito il processo Andreotti, Lari sta riscrivendo la storia delle stragi del 1992 con il “Borsellino Quater” ed il “Capaci bis”, mentre Morvillo, oltre ad essere il cognato di Falcone, ha istruito il processo all’ex numero 3 dei servizi Bruno Contrada. L’unico a non aver mai avuto un incarico direttivo di tale portata è Franco Lo Voi. Tuttavia, secondo i “rumors romani”, sarebbe in vantaggio nella corsa al vertice della Procura di Palermo.

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Guido Lo Forte

Accordo ribaltato
Dopo le difficoltà riscontrate in settembre per la nomina dei componenti laici del Csm è chiaro che gli accordi del passato hanno perso di valore. In agosto l’ex Gip Morosini, nominato per Area, aveva rilasciato un’intervista in cui ricordava che tra le sfide più importanti del Csm vi fosse lo sfuggire dalle logiche correntizie della magistratura con scelte che dovessero essere fatte guardando semplicemente ai curriculum. Una sfida complicata specie se si considera che, mai come questa volta, il Csm è rappresentato da figure filo governative. Basti pensare a Giovanni Legnini eletto vicepresidnete dopo essere stato sottosegretario di Matteo Renzi. E proprio la ricerca di un nuovo equilibrio per giungere all’elezione del nuovo Capo Procuratore potrebbe passare da un doppio binario. Il primo è di tipo politico e si basa sull’asse sancito con il patto del Nazareno tra il premie e Silvio Berlusconi (benedetto dallo stesso Napolitano). Il secondo è ancora una volta interno alla logica correntizia della magistratura. Componenti della Commissione sono il presidente Maria Rosaria San Giorgio (Unicost), il vice Giuseppe Fanfani (ex sindaco di Arezzo eletto in seno al Pd), i componenti Maria Elisabetta Alberti Casellati (centrodestra, vicina a Forza Italia), Fabio Napoleone (Area), Lucio Aschettino (Area) e Claudio Maria Galoppi (Mi). Proprio la corrente di Magistratura Indipendente spingerebbe ad un accordo con le altre due correnti in quanto estromessa da recenti corse ai vertici delle procure di Milano (andata a Bruti Liberati di Magistratura democratica), Torino (andata ad Armando Spataro appartenente a Movimento per la giustizia) e Firenze (dove ad esser nominato è stato Giuseppe Cerazzo appoggiato da Unicost). Ed è per questo motivo che le quotazioni di Franco Lo Voi al vertice della Procura più in vista d’Italia sarebbero in ascesa. Il rappresentante italian ad Eurojust viene ritenuto come un magistrato “moderato”. In molti ricordano che nei giorni immediatamente successivi alla strage di via D’Amelio, quando era ancora un giovane sostituto, rifiutò di schierarsi con gli otto pm che si erano dimessi in polemica con il procuratore Pietro Giammanco che aveva osteggiato Paolo Borsellino. Diversamente prese posizione quando fu eletto al Csm appoggiando Pietro Grasso nel confronto con Gian Carlo Caselli per la Dna, e quindi Giuseppe Pignatone in quella per la procura di Palermo che poi vide la vittoria di Messineo. C’è anche chi lo descrive come un “manovratore dietro le quinte” di quell’interpretazione che il Csm diede il 5 dicembre 2001 con una circolare che fissava il termine massimo di permanenza alla DDA per gli aggiunti coordinatori delle indagini antimafia e che di fatto portò Guido Lo Forte e Roberto Scarpinato in “lidi” lontani da Palermo. Il passo successivo della sua carriera è il “salto” alla procura europea su incarico dell’allora Guardasigilli Angelino Alfano. Un identikit il suo che si sposerebbe con i desiderata provenienti dal Quirinale, in contrasto con la Procura dai tempi del conflitto di attribuzione sollevato per la mancata distruzione delle telefonate tra il Capo dello Stato e l’imputato al processo trattativa Stato-mafia (all’epoca indagato) Nicola Mancino. E proprio la nomination con tanto di “bollino blu” riconosciuto dal Colle lo proietterebbe in testa nella corsa. Tuttavia i giochi per arrivare ad un accordo sul nuovo Procuratore sarebbero ancora aperti ed è impossibile fare previsioni. In particolare gli occhi resterebbero puntati anche sul duo Lari-Lo Forte, con il primo avvantaggiato dal possibile ticket tra Area e Pd. E se Unicost, tradita in estate dopo aver visto il proprio candidato in vantaggio, come reagirebbe ad un tale scenario? Considerata la vicinanza tra Lo Voi e Pignatone, anch’egli di Unicost, potrebbe far convergere verso il rappresentante italiano di Eurojust i propri voti? Una risposta a cui sarà data una risposta nelle prossime settimane dove verrà chiarito se a trionfare non sarà la logica del merito o, ancora una volta, l’opportunismo politico.

fonte: antimafiaduemila.com